Degli edifizii/Libro quarto/Capo X

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CAPO X.

Nel Chersonneso si ristaurano i Muri lunghi. Si cingono di mura le città di Afrodisia, di Ciberi, e di Gallipoli. Castelli eretti di nuovo.


Tanto fece Giustiniano Augusto rispetto a Redesto: or vengo a quanto egli fece nel Chersonneso. Il Chersonneso cuopre tutta quella parte di Tracia, alla quale corrisponde. Esso si stende in mare, come se fosse congiunto colla spiaggia ulteriore; ed infatti pare che vada in Asia. Nel lido vicino alla città di Eleunte, ha un promontorio, per cui il mare si divide in due; e distaccato per l’acqua dal continente, e cedendo al mar che si avanza, dà luogo ad un seno, chiamato Melano, o Nero. E manca poco, che non diventi un’isola: per lo che ha preso un nome a ciò consentaneo, giustamente appunto dicendosi Chersonneso, che vuol dire tenuta per uno strettissimo istmo dal diventare un’isola. In questo istmo gli antichi aveano negligentemente eretto un muro, che [p. 442 modifica]colle scale potevasi superare; avendolo tenuto sì basso, come se non si fosse trattato che di fare un recinto ad un orto altronde malamente esposto. Ad ambi poi i lati dell’istmo aveano fatte sul mare certe alzate, chiamate Moli; ma piccole assai e di niun conto; e lo spazio interposto tra il muro e le onde, lo aveano chiuso a modo, che piuttosto la cosa parea fatta per invitare con adito preparato chi volesse occupare il luogo, che colla intenzione di tenerne lontani gli aggressori: tanto era stoltamente fatta quell’opera, e superabile a chi avesse voluto venirvi sopra. E intanto credendo che quella fosse un propugnacolo inespugnabile, lasciavano alla discrezione dei nemici quanto contenevasi dentro i muri, poichè nel Chersonneso non v’erano nè castelli, nè altra fortificazione di alcuna sorta, quantunque si trattasse di un tratto di paese lungo quasi tre giornate di cammino. E certamente non è gran tempo, che i nemici scorrendo la Tracia, tentarono verso il lido di aprirsi l’entrata; e come i custodi si lasciarono prendere da terrore, essi quasi per giuoco saltarono da que’ muri, e senza alcuna fatica vennero entro il giro de’ medesimi.

Per la qual cosa Giustiniano Augusto intento alla sicurezza de’ suoi sudditi, ricorse a questo espediente. Prima di tutto demolì il vecchio muro sì che non ne rimanesse vestigio. Indi un altro nel sito medesimo eresse, notabile per altezza e grossezza. Sopra i merli, praticato un volto, vi fece un portico, che tenesse a coperto i difensori. A quel volto poi soprappose un altr’ordine di merli, mediante il quale raddoppiò a’ nemici l’opera del combattere: indi nell’una e nell’altra estremità del [p. 443 modifica]muro, ove i flutti vanno a rompere, e per la reazione sono obbligati a recedere, alzò moli stendentisi a dilungo nel mare, ed attaccati al muro, e gareggianti con esso in altezza. Poi purgò la esterna fossa del medesimo; e cavatane molta terra, la rendè più larga e più profonda. Infine in que’ Muri lunghi pose varii corpi di truppa, attissimi a tener lungi tutti i barbari, se venissero a volere assaltare alcuna parte del Chersonneso. Così ben assicurato tutto, con non minore impegno fortificò l’interno, affinchè se alcun sinistro caso ai muri lunghi pur avvenisse (e il Ciel nol voglia!) gli abitatori del Chersonneso non fossero meno sicuri. Adunque di salde mura cinse la città di Afrodisia, che era quasi dappertutto nuda di difesa: a Ciberi, che giaceva rovinata, diede mura, e abitanti, e bagni, e spedali, e moltissime case, e quanto può dare splendore ad una città; e similmente robustissime mura diede a Gallipoli, che gli antichi aveano lasciata senza tale presidio, confidando ne’ muri lunghi; e nella stessa città fabbricò granai, e cantine a servizio dei soldati, che nel Chersonneso stanziassero.

All’incontro di Abido è Sesto, antica città, ed anche essa da prima trascurata e tenuta senza difesa. Standole presso un assai scosceso colle, che la domina, l’Imperadore fece colà su fabbricare un castello pel sito inaccessibile, ed inespugnabile per chi tentasse l’impresa. Da Sesto non è molto lontana Eleo, a cui stà sopra una rupe, la quale pende sul mare, alzando al cielo la cima, e per sè medesima anche senza opera umana forte: colà ancora il nostro Imperadore piantò un castello, a cui è difficilissima cosa l’andare, e sopra le forze di ognuno [p. 444 modifica]che il tentasse, porre l’assedio. All’altro fianco poi del muro lungo pose il castello di Teseo, validamente murato; e così per ogni verso mise in sicuro gli abitanti del Chersonneso.