Degli edifizii/Libro quarto/Capo XI
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Traduzione dal greco di Giuseppe Compagnoni (1828)
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CAPO XI.
Al di là del Chersonneso v’ha la città di Eno, che dicesi aver nome da Enea suo fondatore, figliuolo di Anchise. Le sue mura essendo assai basse, potevansi facilmente occupare; e non solamente per essere così basse quelle mura mancavano in cosa necessaria; ma eziandio in quanto dalla parte del mar vicino prestavano aperto accesso, poichè ivi i flutti hanno poca forza. Giustiniano Augusto pertanto quelle mura alzò in modo da non potersi tentare un assalto, non che impadronirsene; ed avendole condotte alcun poco lontane dal mare, e dappertutto ben fortificate, rendè quasi inespugnabile Eno. Però mentre così la città erasi assicurata, rimaneva che i barbari potevano facilmente scorrere a loro talento la campagna, rari essendo fino dai primi tempi i luoghi forti nella contrada di Rodope. Or come nell’interno era il borgo Belluro, per ricchezza e moltitudine di popolo pari ad una città, il quale non avendo mura, prestava largo e facile bottino ai barbari; e alla condizione miserabile di molte altre circonvicine campagne era soggetto. Ivi dunque l’Imperador nostro stabilì una città, e il luogo cinse ed ornò di mura magnificamente; e di più, quanto alle altre città della contrada mancava, o per vetustà era in rovina, con ogni studio edificò, o riparò; e tra quelle furonvi Traianopoli e Massiacinopoli, le mura delle quali, ov’erano guaste, rifece. Così in quel tratto.
Ivi era ancora Anastasiopoli, cinta bensì di mura, ma però col lido del mare, su cui era posta, nudo di ripari; ond’era avvenuto, sovente, che gli Unni prese all’impensata le navi colà ancorate, di queste si fossero serviti per turbare e danneggiare le isole circonvicine. Giustiniano, chiusa con muro tutta la spiaggia marittima, mise in salvo e le navi, e gl’isolani; ed ivi ancora trasse dai vicini monti un acquidotto, e lo condusse sino alla città. Similmente provvide a Topero, città antica della contrada di Rodope, quasi d’ogn’intorno circondata dal fiume, e sottostante ad uno scosceso colle, da cui non era molto che i barbari Schiavoni l’aveano presa. L’Imperadore tanto ne alzò le mura, che vennero a superare quel colle, quanto prima il colle superava quelle. Ad esse poi soprappose un portico a volto, di dove i difensori della città stando al coperto potessero combattere cogli assalitori; e di ciascheduna torre formò un castello fortissimo, e con muro assicurò quanto dalle mura sino al fiume poteva trovarsi altrimenti esposto a’ nemici. Queste cose ivi fece Giustiniano.
Ora poi esporrò in che modo fortificasse la rimanente Tracia, oggi chiamata Emimonto. Primieramente quanto mancava, od era guasto nelle fortificazioni di Filippopoli e di Platinopoli, molto bene edificò: chè quelle città quantunque avessero vicine molte nazioni barbare, erano debolissimamente riparate. Poi in tutta quanta la Tracia fondò innumerevoli castelli, così ponendo in salvo quelle parti dalle incursioni de’ barbari a cui erano esposte, e dai saccheggiamenti che ne conseguivano. I castelli poi che fondò, per quanto possiamo ricordarne i nomi, sono i seguenti.
In Europa.
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In Rodope di fondazione recente
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Gli altri castelli della Tracia sul Ponto Eussino, e sul fiume Istro, come pure nelle parti mediterranee, sono i seguenti
Sul fiume Istro
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Ed altre che sono omai senza numero.