Degli edifizii/Libro primo/Capo IV

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CAPO IV.

Tempio de’ SS. Pietro e Paolo presso la reggia di Ormisda. Tempio de’ SS. Sergio e Bacco. Tempio de’ SS. Apostoli, in cui sono i sepolcri degl’Imperadori. Invenzione de’ corpi de’ SS. Andrea, Luca, e Timoteo. Alcuni altri tempii.


Ecco poi come Giustiniano ha dimostrato la fede e l’ossequio suo verso gli Apostoli di Cristo. Primieramente egli fabbricò in Costantinopoli un tempio a Pietro e Paolo, presso alla reggia anticamente detta di Ormisda, la quale dopo avere con molta magnificenza abbellita, servendosene di abitazione propria, avendole data tutta l’apparenza e tutto il decoro di un palazzo, divenuto imperador de’ Romani, all’altra reggia aggiunse. Ivi pure un tempio eresse a Sergio e Bacco, incliti santi; ed un altro ancora ne fondò di fianco a questo: chè di fianco stanno sì questi l’uno all’altro, come in paragone, ed hanno comuni gli aditi; sono tra loro perfettamente eguali, e cinti ambidue da spalti all’intorno, nè uno in decoro, in grandezza, o in qualunque altra cosa supera l’altro, o all’altro cede. Ed entrambi poi del pari gareggiano col sole pel fulgore de’ marmi, e per l’oro dappertutto profuso, e pei preziosi doni. Soltanto differiscono in questo, che uno è disteso per lungo, e l’altro è piantato sopra colonne quasi tutte disposte in semicircolo. Nel vestibolo poi serve ad ambi un solo portico, detto nartece, o ferula, per questo che si avanza lunghissimo; e comuni sono [p. 337 modifica]ancora tutti i propilei, e l’atrio, e le porte di mezzo, e la comunicazione colla reggia. In fine tanta è la magnificenza di questi due tempii, che per essi manifesto decoro riceve tutta la città, e il palazzo medesimo.

Quest’altra prova ancora diede della sua pietà verso gli Apostoli. Era in Costantinopoli certa cappella a tutti gli Apostoli dedicata, che per vetustà mezzo guasta minacciava prossima rovina. Egli la fece demolire tutta; e non solamente si applicò a ristaurarla, ma a renderla e più grande e più bella in questa maniera. Vennero disegnate due linee rette, le quali si tagliano per mezzo figurando una croce: una va da ponente a levante, l’altra da mezzodì a settentrione. Oltre l’esterno giro delle pareti, nell’interno veggonvisi affilati sotto e sopra varii ordini di colonne, e nella connessione di quelle due linee, che sta quasi nel mezzo di entrambe, v’ha il Santuario, così giustamente chiamato quel luogo, interdetto a chi non esercita le sacre cerimonie. I lati, che scorrono per lo spazio trasversale, sono eguali tra essi; e quella parte dello spazio che va dritto, volta a ponente supera l’altra quanto occorre per rappresentare la figura di croce. In quanto al tetto, la parte che soprastà al Santuario, non differisce da quella che è in mezzo al tempio di S. Sofia se non rispetto alla grandezza, che n’è minore. Del rimanente sonovi quattro arcate, tirate e connesse nella stessa maniera, e sopra quelle s’inalza un fabbricato rotondo con sue finestre, a cui è soprapposta una cupola sferica che sembra pendente in aria, nè aver saldo sostegno, quantunque in fatto sia saldissima. Tale si è il tetto di mezzo. Ne’ lati poi [p. 338 modifica]v’hanno quattro cupole eguali in grandezza a quella di mezzo, ma senza finestre; e n’è questa la sola differenza. Gli Apostoli non vollero che rimanesse dubbio sul gradimento loro del Santuario ad essi dedicato, e sul conto che facevano della gloriosa onoranza loro dall’Imperadore prestata. Per questo i corpi degli Apostoli Andrea, Luca, e Timoteo, dianzi affatto ignoti, furono a tutti palesi, non isdegnando, per quanto io penso, la fede dell’Augusto, e permettendo pubblicamente ch’egli vi si accostasse, osservasse, toccasse quelle sante Reliquie, e ne traesse quell’aiuto e presidio, che in bene suo può da ciò provenirgli. Di questa maniera poi que’ Corpi furono scoperti:

Costantino Augusto avea fabbricata quella chiesa agli Apostoli, e conservata alla gloria e al nome di essi, aggiungendo l’ordine che ivi si facessero i sepolcri per sè, e pe’ suoi successori nell’Imperio, e per tutti della famiglia imperiale, donne e uomini: ordine che ancora si osserva; ed ivi erasi riposto anche il cadavere del padre di Costantino. Ma niuna memoria avea egli poi lasciata, che ivi giacessero gli Apostoli; nè v’era alcun segno, il quale additasse il ripostiglio di que’ santi Corpi. Ma quando nel nuovo fabbricarsi del tempio gli artefici facevano levare il vecchio pavimento onde nulla rimanesse di mal composto, si videro tre ripostigli di legno, ivi abbandonati, ma però aventi iscrizioni che dinotavano in essi contenersi i corpi degli apostoli Andrea, Luca, Timoteo, i quali l’Imperatore ed i Cristiani tutti con massima allegrezza mirarono; e festeggiati con tutta la pompa e solennità che doveasi, e [p. 339 modifica]renduti loro gli onori che sono di rito, chiusili di nuovo in quelle casse, nelle quali erano stati ritrovati, li riseppellirono; e perchè il luogo non mancasse più nè della memoria, nè del concorso conveniente ai corpi di quegli Apostoli, piamente lo dedicarono. Nè, come già dissi, può dubitarsi che questi Apostoli non si rendessero manifesti allora agli uomini in ricompensa dell’onore fatto ad essi dall’Imperadore. Imperciocchè ove il Principe è religioso, gli enti celesti non rifuggono da’ mortali; ma godono di conversare con loro, e di consociarvisi amichevolmente.

Ma chi tacerà del tempio di Acacio? Questo era rovinoso, e Giustiniano lo disfece, e ricostruì da’ fondamenti, mirabilmente ampliato. È esso sostenuto in ogni parte da colonne di candor singolare, e del marmo stesso, di che sono fatte le colonne, n’è lastricato il suolo, onde tanto splendore ne nasce, che tutto il tempio par coperto di neve. Vi sono costrutti due portici, uno tutto a colonne, l’altro volto al foro. Poco mancò che non obbliassi di accennare la cappella conservata a S. Platone, edifizio splendido, augusto, e vicino al foro di Costantino; e il tempio del martire Mocio, il più grande di tutti, e quello del martire Tirso, e quello dedicato a S. Teodoro, posto in faccia alla Città nel luogo detto Resco; e quello della martire Tecla presso il porto, che desume da Giuliano il suo nome, e quello di S. Teodota nel suburbano detto Ebdomone, o settimo. Tutti questi il Principe nostro da’ fondamenti edificò nel tempo che regnava Giustino suo zio: i quali intanto nè facilmente alcuno può ben descrivere, nè altri quanto [p. 340 modifica]meritano ammirare. Vuole poi che di sè si parli il tempio di S. Agatonico, se non che posso io far tanto, mancandomi voce e parole atte all’uopo? Per lo che contento d’averlo indicato, lascio l’officio di riferirne la splendidezza e la perfettissima magnificenza ad altrui, che sia più gagliardo nel dire, e meno defatigato di mente.