Circe, figliuola del Sole

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Giovanni Boccaccio - De mulieribus claris (1361)
Traduzione dal latino di Donato Albanzani (1397)
Circe, figliuola del Sole
XXXV XXXVII

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Capitolo XXXVI

Circe, figliuola del Sole

Circe per sua incantazione infino a questo tempo famosissima, secondo la testimonianza de’ poeti, fu figliuola del Sole1, perchè fu ornata2 di singolare bellezza; ovvero perchè circa lo conoscere dell’erbe fu sommamente maestra, ovvero piuttosto perchè ella fu savissima nel trattare delle cose, le quali tutte cose lo Sole, per diversi rispetti, dà a quegli che nascono, secondo gli astrologhi. Ma non mi ricordo avere letto per che modo si partisse da Colco e arrivasse in Italia: pure tutte le storie s’accordano, che ella abitò Etheo, montagna dei Volschi; lo quale monte del nome di quella infino a quel tempo e testè è chiamato il Monte Circeo. E non trovandosi di questa sì famosa donna alcuna cosa, se non per i poeti; toccati3 brievemente i detti de’ poeti, se[p. 170 modifica]condo che è conosciuto, ovvero conceduto al mio ingegno, sporrò la 'ntenzione di quegli che gli credono. Dunque dicono, innanzi all’altre cose, che tutti i naviganti che arrivano al lito di quel monte (lo quale già fu isola) o che eglino v’arrivassino di volontà, o che eglino v’arrivassino per fortuna, convertivansi in fiere per diverse spezie, per incantamenti di quella, e per bevanda d’alcuna velenosità. E tra questi, dicono, che furono i compagni di Ulisse, lo quale andava vagabondo:, ma egli fu difeso per l’aiutorio4 di Mercurio, lo quale tratta fuori la spada, minacciando a quella venefica5, lo ritrasse6 nella prima forma; e per ispazio d’un anno dimorando con quella, dicono che egli generò di quella Telegono suo figliuolo, e da lei si spartì pieno di consiglio: e sotto questo detto, penso, stare nascosa questa sentenzia. Sono alcuni che dicono, che questa donna non molto di lungi da Gaeta, terra di Campagna, fu possente di forza e di parlare; e che ella [p. 171 modifica]non curava molto, purchè seguisse lo suo diletto, di salvare l’onestà senza infamia: e così trasse molti di quegli che arrivavano al suo lito, con lusinghe e ornato parlare, non solamente a’ suoi diletti, ma indusse alcuni a roberie per terra e per mare:, e alcuni, lasciata ogni onestà, attizzò con arti ovvero inganni a fare arti mercatorie7; e molti per suo singolare amore fece insuperbire: e quegli, ai quali per arti umane della scellerata donna pareva tolto lo parlare, ponghiamo degnamente convertiti in fiera di sua opera8. Da quella cosa noi possiamo comprendere assai, che, considerati gli costumi degli uomini e delle donne, in ogni luogo sono molti Circei, e molti più uomini per la loro lascivia convertiti in bestie: e Ulisse, innanzi ammae[p. 172 modifica]strato per lo consiglio di Mercurio, assai significa lo savio uomo9, lo quale non può essere legato dagl’inganni de’ lusinghieri; anzi spesse volte cogli suoi argomenti iscioglie i lacci di quegli che sono legati: l’avanzo, assai è manifesto appartenere alla storia; per la quale è manifesto, Ulisse essere stato per alcuno spazio con Circe. Dicesi ancora che questa medesima donna fu moglie di Pico, figliuolo di Saturno, re de’ Latini; e che ella gl’insegnò la scienza dello indovinare; e che ella lo trasmutò in uno uccello che era del suo nome10 per gelosia, perchè egli era innamorato di Pomona ninfa; perchè egli avea in casa uno uccello picchio, per lo cui cantare, e movimento egli pigliava la scienza delle cose future; e perchè egli secondo gli atti del picchio conduceva sua vita, fu detto, che egli era convertito in picchio. E per che modo, o dove morisse quella donna, non è trovato.

Note

  1. Test. Lat. filia Solis et Persae Ninfae Oceani filiae, sororque Oetae Colchorum regis.
  2. Cod. Cass. onorata.
  3. Cod. Cass. tocharono. Test. Lat. recitatis succincte poeticis.
  4. Cod. Cass. perlavettoria.
  5. Cod. Cass. venerificha. Test. Lat. veneficae.
  6. Cod. Cass. ella gridasse.
  7. Cod. Cass. arti merchatare. Test. Lat. mercimonia.
  8. Cod. Cass. e quegli aquali per arte umane della scellerata donna pareva tolto lo parlare preghiamo degniamente convertj infiera di sua opera. Test. Lat. et sic hi quibus infaustae mulieris opera, humana subtracta videbatur ratio, eos ab eadem in sui facinoris feras merito crederetur fuisse conversos.
  9. Cod. Cass. lo chaso uomo. Test. Lat. prudentem virum.
  10. Cod. Cass. che era il suo come.