De mulieribus claris/XXX
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Capitolo XXX
Pantasilea, Reina delle Amazzoni
Pantasilea fu reina delle Amazzoni, e cedette nel regno ad Antiope e Oriti; ma nondimeno chi fusse suo padre o sua madre, non l’ho letto. Dicesi che questa, spregiata sua bellezza e morbidezza del corpo, cominciò a vestirsi l’arme delle sue passate, e ardiva coprire con l’elmo i biondi capegli, cingersi lo turcasso, e a modo di cavaliere e non di femmina montar suso il carro e il cavallo, e oltre all’altre reine mostrarsi maravigliosa di potenzia e di magisterio. Alla quale non essere mancato ingegno, è manifesto; perchè si legge, che insino al suo tempo non era in oso portare la mannaia per arme. Questa, secondo che piace ad alcuni, udito la prudenza di Ettore Trojano, non avendolo veduto, lo amò ardentemente e desiderando lasciare dopo sè nel suo regno di gloriosa schiatta successori, mossa volentieri, venne in aiutorio di quello contro a’ Greci a sì grande impresa con grandissima moltitudine delle sue. E non s’intimorì per la chiara nominanza de’ principi Greci, che ella desiderando più piacere a Ettore con l’armi e con la prodezza, che con la bellezza, ella ispessissime volte non entrasse nella battaglia degli stretti combattitori, e alcuna volta abbatteva i nemici con la lancia, e colla ispada si faceva la via tra quegli che facevano resistenza, e spesse volte incalzando le schiere con l’arco, essendo una donna, faceva maravigliare Ettore che stava a vedere. E finalmente combattendo un dì questa valente donna fra gli stretti nemici, e oltre a usanza mostrandosi degna di sì grande amante, essendo già morte molte delle sue, ricevuto il colpo della morte, miserabilmente cadde in mezzo de’ Greci, che ella avea gittati per terra. Alcuni dicono, che ella arrivò a Troja dopo la morte di Ettore, e in quel luogo, secondo che scrivono, quella essere stata morta combattendo aspramente. Alcuni si potrebbono maravigliare, che femmine ardissero di correre a’ nemici e uomini, come che elleno fussero armate, se non che cessa l’ammirazione1, perchè l’usanza si converte in altra natura, per la quale queste cose e simili, e molto maggiori siano fatte da quella in fatto d’arme, che da quegli, i quali la natura ha fatti maschi: l’ozio, le delicatezze gli hanno convertiti in femmine, ed in lepri che portano elmo.
Note
- ↑ Test. Lat. possent mirari... in admirationem subtraheret, quod usus in naturam vertatur alteram.