Capitolo XXII. Deianira, moglie d’Ercole

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Giovanni Boccaccio - De mulieribus claris (1361)
Traduzione dal latino di Donato Albanzani (1397)
Capitolo XXII. Deianira, moglie d’Ercole
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DEIANIRA, secondo che alcuni affermano, fu figliuola di Oeno, re di Etolia, e sorella di Meleagro, e fu famosa di tanta bellezza, che per averla per moglie combattè Ercole e Acheloo: la quale essendo rimasa a Ercole, fu amata da Nesso Centauro. E portando quella Ercole di Calidonia nella sua patria, ritenuto dall’Ebeno1, fiume di Calidonia, cresciuto per piova, vennegli incontro Nesso amante: perchè egli era cavallo2 proferissi, a Ercole di servirlo per portare Deianira oltre al fiume. Al quale avendo Ercole data la moglie, acconciandosi a notare, quegli quasi contento di suo desiderio, avendo già passato il fiume, con la sua mazza cominciò a fuggire. E non potendo Ercole seguirlo coi piedi, giunselo con una saetta avvelenata del sangue Lerneo. Lo quale veleno sentendo Nesso, pensando non potere campare, incontanente diede a Deianira la sua camicia insanguinata del suo sangue; affermando, che se ella la mettesse indosso a Ercole, quella ritrarrebbe lui d’ogni altro amore al suo. Deianira semplice, tolta la veste per un grande dono, per alcuno spazio di tempo servò quella nascosamente a Ercole; e amando egli Iole mandogliela cautamente per Lieo suo servo. Quegli mescolando quel sangue al sudore, entratogli per li pori, entrò in rabbia, sì che di propria volontà si gittò nel fuoco. E così Deianira vedendosi fare vedova di sì grande marito, isperando trarlo al suo amore, perdello, e eziandio vendicò la morte di Nesso.


Note

  1. Cod. Cass. da uno meno fiume. Test. Lat. ab Ebeno Calydoniae fluvio.
  2. Test. Lat. quia eques esset.