De mulieribus claris/LXXXXVIII

Giovanni Anglica

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Giovanni Boccaccio - De mulieribus claris (1361)
Traduzione dal latino di Donato Albanzani (1397)
Giovanni Anglica
LXXXXVII LXXXXIX

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CAPITOLO LXXXXVIII.

Giovanni Anglica.

Giovanni, benchè paia uomo quanto al nome, nondimeno al fatto fu femmina; la cui inaudita presunzione la fece conoscere a tutto il mondo, e per innanzi saputa. Benchè si dica per alcuni che ella fusse di Magonza, appena si sa qual fusse il suo proprio nome; avvegnachè alcuni dicano quella avere avuto nome Giliberta. È manifesto questo, che ella fu amata da uno giovane scolare nella sua gioventù; il quale dicono, che ella amò tanto, che, messa giù la paura e la vergogna d’una vergine femmina, fuggì di casa di suo padre nascosamente, e mutata in abito d’uno fanciullo, seguì quello: appresso del quale studiando ella in Anglia, fu pensato da ognuno, che ella fusse uno chierico, dove ella era della milizia di Venere, e dello studio. Poi essendo morto il giovane, conoscendo ella sè medesima avere buono ingegno, essendo tratta da dolcezza di scienza, tenendo l’abito, non si volse accostare ad altri, nè manifestarsi sè [p. 421 modifica]essere femmina; ma attenendosi sollecitamente allo studio, fece tanto profitto nelle scienze liberali, che era tenuta eccellente innanzi agli altri; e così ornata di mirabile scienza già in età provetta si partì d’Anglia, e andò a Roma, dove leggendo alcuni anni le scienze primitive, ebbe maravigliosi uditori. E essendo oltre alle scienze di singulare santità e onestà, fu creduto da ogni uno che ella fusse uomo. Per questo conosciuta da molti, e morendo Leone Papa Quinto, di consentimento di tutti i venerabili Cardinali fu eletta Papa in luogo di quello che era morto, e fu chiamata Giovanni. La quale femmina non temendo montare in sulla sedia del Pescatore, e trattare i sacri Misteri tutti, e darli ad altri, non concesso ad alcuna femmina per la Religione de’ Cristiani; tenne l’altezza del Papato alcuni anni, e femmina, tenne in terra il vicariato di Cristo. E avendo egli dal Cielo misericordia del suo popolo, non comportò che femmina tenesse sì maraviglioso luogo, nè che soprastasse a si gran popolo, nè che egli fusse ingannato per sì malvagio errore. Per la qual cosa, confortandola il diavolo, il quale l’avea menata, e te[p. 422 modifica]nevala in quella scellerata audacia, e avendo in privata vita servata speziale onestà, montato in si alto pontificato, cadde in lussuria. E come questo fu peccato indegno, e come è maravigliosa la sapienzia di Dio, finalmente mancò l’ingegno a nascondere l’adultero parto a quella che sì lungamente aveva potuto ingannare gli occhi degli uomini. Imperocchè essendo quello più presso al termine che non si credeva, ella andò per fare annuale sacrificio alla chiesa di San Niccolò al Laterano tra il Culiseo e la chiesa di Clemente Papa; non essendovi alcuna femmina per balia presta nella via, partorì pubblicamente; e manifestò con che inganni aveva ingannati tutti gli uomini, salvo che lo amante. Per questo fu messa quella in prigione misera col suo parto, dove finì sua vita. E a vituperazione di sua disonestà, e per continuare la sua infamia insino a questo tempo, il Papa facendo con lo clero e con lo popolo la processione, e venendo a quel luogo del parto, il quale è in mezzo del cammino, per abbominazione di quello piegano la via per gli altri sentieri: così passato lo vituperoso luogo, tornati alla via, compiono lor viaggio1.

Note

  1. Più da novelliere che da storico il Boccaccio ha discorso di Costanza rinchiusa nel chiostro, e della solenne professione di lei: falso è ancora che Arrigo, figlio di Federigo, menasse sposa la figlia di Ruggiero, che contava il cinquantesimo anno; e falsissimo si è anche avere Papa Urbano sciolta da’ voti solenni Costanza, Ruggiero morì nell’anno mille cento cinquantaquattro; Costanza fu tolta sposa nel mille cento ottantasei, e perciò era nel trentesimosecondo anno e non nel cinquantesimo di sua vita; essendo nata dopo la morte di suo padre di Beatrice sorella del conte di Retesta. Come possiamo ammettere il consenso, anzi l’opera di Papa Urbano in queste nozze che furono seme di guerra tra il Pontefice e Federigo? Per non intertenere il leggitore in più prolissa confutazione lo mandiamo pel Baronio e pel Capecelatro che la cosa più chiaro addimostrarono.