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Cronache femminili

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Cronache femminili


Il deserto regno.

La cosa è antipatica, triste, deplorevolissima e deplorata, ma è: l’ultimo progetto select, la suprema eleganza, lo chic dello chic è di non essere mai in casa.

Qualche amica è venuta: è ripassata, è ritornata: non è ancora riuscita a vedervi dopo il vostro ritorno dalla campagna. Della nuova vostra casa ella non conosce che il portinaio, l’ascensore e l’uscio di legno. Allora, prudentemente, ha smesso di correre e s’è accontentata di telefonare. L’apparecchio ha ricevuto, trasmesso e ricambiato i saluti molto esclamativi, i complimenti a base di gridolini più o meno deliziosi, le notizie più urgenti, il pettegolezzo breve e anodino e infine la proposta, [p. 150 modifica]accettata con entusiasmo, d'un appuntamento fuori.

Dove? Ma! dove l'amica vuole. Fuori, ai Giardini se ancora ella osa affrontare, in nome dell'igiene, l'aspretta brezza mattinale che agghiaccia il velo umido della notte sulle foglioline assiderate e tinge di rosso la punta dei nasi femminili uscenti appena dal tepore morbido delle pelliccie alzate intorno al viso. Altrimenti dalla sarta, dalla modista, dal pellicciaio — fino alle quattro del pomeriggio, si capisce.

Dopo, in una tea room oppure alla conferenza X, o, se l’amica preferisce, più tardi ancora, a teatro.



Che farci? non s’ha più il tempo di stare in casa e, se si avesse il tempo, non si saprebbe più che cosa starci a fare. Per tutto quello che è disbrigo di faccende domestiche, c'è la servitù; per i figli, ci sono successivamente la balia, la bambinaia, la governante, l'istitutrice e il collegio; per il marito, e’ è lo sport, c è la Borsa, ci sono gli affari e gli amici.

E gli amici non conoscono più l'arte squisita, non priva di merito, non priva di una certa virtù di sacrificio, di fare una visita e di [p. 151 modifica]renderla deliziosa. Chi riceve più, chi sa più ricevere in questo turbinoso volgere di vita moderna dove tutti i rapporti sociali sono fatti di esteriorità e tutti hanno un carattere di precarietà che ben riflette la corsa vertiginosa imposta alla nostra esistenza?

Il tempo è troppo preso per non sembrare prezioso: chi sa più trovare nella giornata occupata da mille diverse cose l'ora vuota, l’ora serena, l'ora tranquilla da trascorrere nel tepore dun piccolo salotto ospitale o nella solennità dun grande salotto autorevole? E anzitutto, esistono ancora i grandi salotti autorevoli dove si dava il tono alla opinione pabblica e si consacravano le fame politiche, letterarie, artistiche: dove si davano convegno tutte le personalità dun colore o d’una parte; dove non era possibile penetrare senza avere tutti i titoli ad hoc? e ancora sopravvive qualcuno di quei salotti eleganti come bomboniere, raccolti e intimi, dove era così dolce, un tempo, aspettare un crepuscolo e aprire le porte dell'anima a tutte le dolcezze di una malinconia di lusso fatta di nostalgie squisite e condivise?

Non crediamo. La tea room ha ucciso il salottino e il moltiplicarsi dei teatri ha soppresso il salotto. Così sè perduta un’altra arte [p. 152 modifica]squisita, quella di discorrere e di far discorrere, quella di parlare e quella di ascoltare. Larte della conversazione, nella quale le nostre nonne eccellevano, per la quale coltivavano lo spirito, la grazia, la voce, il sorriso, è assolutamente ignorata dalle elegantissime contemporanee.



Adesso, si chiacchiera, non si discorre più. Si chiacchiera un po’ dovunque, un po’ con tutti, un po’ sempre: a tavola, quantunque ci si stia pochissimo; per la strada, incontrandosi, dopo lo shake hand virile che ha dato il bando al garbo antico; nelle sale d aspetto dei grandi fornitori che si prestano sopratutto a quell'importantissimo aspetto della chiacchiera femminile, a quell'unica espressione dello spirito critico muliebre che è il pettegolezzo; e in teatro, sopratutto, fra un atto e l'altro, in quei brevi intermezzi che mutano un palco in un salottino minuscolo dove intorno a una elegante toeletta femminile si raggruppa almeno una mezza dozzina d’abiti neri.

La chiacchiera dell’intermezzo teatrale è Specialissima e sorprendente: con una versatilità spavalda e una leggerezza acrobatica, essa [p. 153 modifica]tocca e sfiora tutti i possibili argomenti: l'ultimo libro, l'ultima produzione, l'ultimo scandalo, l'ultima toeletta l'ultimissimo sport; i corsi di Borsa; la situazione morale e finanziaria dei giornali; la teoria spiritualistica più in voga: la dottrina psicologica più elegante; le contraddizioni e le complicazioni dell'anima moderna; la lotta di sesso; il femminismo; il socialismo.

E tutto questo, naturalmente, con lo specialissimo tono imposto dall'ambiente che esclude ogni importanza, ogni entusiasmo, ogni passionalità, che vuole enunziata ogni frase come un motto di spirito: leggermente, sorridendo, sorvolando.....

Talvolta, la conversazione dell'intermezzo vien ripresa dopo il teatro, nell'auto ospitale che raccoglie gli amici per accompagnarli fino in piazza, fin sotto i portici, fin sulla soglia del caffè o del Ristorante alla moda dove si va a finire la serata.

L'elegantissima contemporanea conosce molto, conosce troppo il Restaurant. Per lo spuntino notturno, dopo il teatro, per la colazione rapida da sbrigare fra una passeggiata igienica e una commissione urgente, ella lo preferisce alla tavola domestica. Lo preferirebbe anche, [p. 154 modifica]spesso, per il pranzo. Ma è il marito che ci tiene al pranzo domestico. Che succederebbe d’un povero stomaco condannato sempre alla cucina del restaurant?



Questione di benessere, dunque; questione d’igiene, non già di poesia. Il bon ton moderno ignora o rinnega la poesia della casa. Ancora esso la permette come un pied-à-terre come un vestiario dove rapidissimamente si passa per mutar di vestito, per tuffarsi in un bagno ristoratore, per respirare un attimo fra due periodi di vertigine.

E basta. Poi, bisogna riprendere la vita che la moda permette, Che la moda esige, che la moda impone e che si riassume tutta in una parola: fuori!

Fuori: sempre sulla breccia per non essere dimenticati, per venir ricordati, per mostrare di vivere.

La casa? La casa è d chi ci sta e noi tutti sappiamo chi è che ci sta, adesso: i domestici.