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derla deliziosa. Chi riceve più, chi sa più ricevere in questo turbinoso volgere di vita moderna dove tutti i rapporti sociali sono fatti di esteriorità e tutti hanno un carattere di precarietà che ben riflette la corsa vertiginosa imposta alla nostra esistenza?

Il tempo è troppo preso per non sembrare prezioso: chi sa più trovare nella giornata occupata da mille diverse cose l'ora vuota, l’ora serena, l'ora tranquilla da trascorrere nel tepore dun piccolo salotto ospitale o nella solennità dun grande salotto autorevole? E anzitutto, esistono ancora i grandi salotti autorevoli dove si dava il tono alla opinione pabblica e si consacravano le fame politiche, letterarie, artistiche: dove si davano convegno tutte le personalità dun colore o d’una parte; dove non era possibile penetrare senza avere tutti i titoli ad hoc? e ancora sopravvive qualcuno di quei salotti eleganti come bomboniere, raccolti e intimi, dove era così dolce, un tempo, aspettare un crepuscolo e aprire le porte dell'anima a tutte le dolcezze di una malinconia di lusso fatta di nostalgie squisite e condivise?

Non crediamo. La tea room ha ucciso il salottino e il moltiplicarsi dei teatri ha soppresso il salotto. Così sè perduta un’altra arte squi-