Contro Wagner/Nietzsche contro Wagner/Dove fo delle obiezioni

../Dove ammiro

../Wagner considerato come danno IncludiIntestazione 7 aprile 2020 75% Da definire

Friedrich Nietzsche - Contro Wagner (1889)
Traduzione dal tedesco di Anonimo (1914)
Nietzsche contro Wagner - Dove fo delle obiezioni
Nietzsche contro Wagner - Dove ammiro Nietzsche contro Wagner - Wagner considerato come danno
[p. 70 modifica]

DOVE FO DELLE OBIEZIONI.


Ciò non implica ch’io tenga cotesta musica per sacra, sopratutto quand’essa parla di Wagner. Le mie obiezioni contro la musica di Wagner son di ordine fisiologico: a che scopo mascherarle ancora sotto formule estetiche? L’estetica non é che una fisiologia applicata. — Io mi fondo sul «fatto» (ed è il mio piccolo fatto vero) che difficilmente respiro quando quella musica comincia ad agire su me, che il mio piede s’inquieta e le si ribella: il mio piede ha bisogno di cadenza, di danza e di marcia — al ritmo della Kaisermarsch di Wagner neppure il giovine Imperatore riesce a marciare — , il mio piede chiede alla musica innanzi tutto il rapimento procurato da un buon incedere, da un passo, da un salto, da una piroetta. Ma non c’è anche il mio stomaco che protesta? il mio cuore? la circolazione del mio sangue? Non s’attristano le mie viscere?

Per sentire Wagner io ho bisogno di pastiglie di Géraudel... E dunque io mi pongo la domanda: cosa chiede il mio corpo, in fin dei conti, alla musica? Poichè non v’è anima... Io credo ch’esso chieda un alleggerimento: come se tutte le funzioni animali dovessero essere accelerate da ritmi leggeri, arditi, [p. 71 modifica]sfrenati ed orgogliosi; quasi che la vita dovesse perdere ogni sua gravezza sotto l’azione di melodie dorate, delicate e dolci come l’odio. La mia melanconia vuol aver riposo ne’ nascondigli e negli abissi della perfezione: ed è per ciò che ho bisogno di musica. Ma Wagner rende malato. — Che importa a me del teatro? Che importano i crampi delle sue estasi «morali» delle quali il popolo — e chi non è «popolo» — si soddisfa? Che importano tutte le smorfie del commediante? — Si vede chiaro ch’io ho una natura essenzialmente antiteatrale; in fondo all’animo io ho contro il teatro, contro quest’arte delle masse per eccellenza, lo sdegno profondo che sente oggi ogni artista. Successo al teatro — con ciò si scende nella mia estimazione fino a non esister più; insuccesso — io drizzo l’orecchio e comincio a considerare... Ma Wagner, invece, accanto al Wagner che fa la musica più solitaria che vi sia, era essenzialmente uomo di teatro e commediante, il mimomane più entusiasta che mai forse sia esistito, anche in quanto musicista... E, sia detto di passaggio, se la teoria di Wagner è stata «il dramma è lo scopo, la musica non altro è mai che il mezzo» — la sua pratica è stata invece, dal principio alla fine, «l’atteggiamento è lo scopo, il dramma ed anche la musica non son altro mai che i mezzi». La musica serve ad [p. 72 modifica]accentuare, afforzare, interiorizzare il gesto drammatico e l’esteriorità del commediante; il dramma wagneriano non è che pretesto a parecchi atteggiamenti interessanti! — Wagner aveva, accanto agli altri istinti, quelli di comando d’un grande attore, ovunque e sempre, e, come ho già detto, anche in quanto musicista. li quel che una volta ho chiaramente dimostrato a un wagneriano puro sangue; — chiarezza e wagnerismo! Non dico una parola di più. Avevo qualche ragione per aggiungere ancora; «Siate dunque un po’ più onesto verso voi stesso! Non siamo a Bayreuth». A Bayreuth non si è onesti che in quanto massa: come individuo si mentisce, si mentisce a sè stesso. Quando si va a Bayreuth si lascia a casa la propria individualità, si rinunzia al diritto di parlare e di scegliere, si rinunzia al proprio gusto, ed anche alla propria bravura così come la si possiede e la si esercita verso dio e gli uomini fra le quattro mura della propria casa. Nessuno porta al teatro il più gentile senso della propria arte, neppure l’artista che lavora per il teatro, — vi manca la solitudine; tutto quel ch’è perfetto non tollera testimoni... Al teatro si diventa popolo, gregge, femmina, fariseo, elettore, fondatore-patrono, idiota — wagneriano: è quivi che la più personale coscienza soccombe al fascino livellatore del [p. 73 modifica]più gran numero, è quivi che regna il «vicino» e che si diventa «vicino»...