Compendio storico della Valle Mesolcina/Capitolo ultimo
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CAPITOLO ULTIMO
(dall’alluvione del 1834, all’incominciar del 1838.)
Sull’esempio della Calanca Interiore, il restante della Mesolcina sentiva pure già da lungo tempo la necessità d’una revisione dei vachi Statuti di Martinone, e di formar una più determinata ed adattata nuova legge civile e criminale, per cui aveansi più volte nominate apposite commissioni, ma niente si era risolto.
In gennajo 1836, la Commissione di tal revisione ad istanza delle Giurisdizioni si riunì in Lostallo per combinare sul modo d’incominciare tal’ardua impresa, ma avendo i deputati di Roveredo e Calanca Esteriore prodotti alcuni preliminari che que’ di Mesocco ammettere non poterono, la Commissione infruttuosamente si sciolse. La Giurisdizione di Mesocco rilevando con sorpresa le frivole pretensioni delle altre due, ordinò con prudenza di sospendere ulteriori occupazioni sugl’importanti oggetti in questione, e d’aspettare l’imminente divulgazione dell’ordinato codice civile che si va formando per tutto il Cantone, dietro il quale si sarebbe poi conformata.
Al 5 giugno gl’incaricati deputati delle due Giurisdizioni di Roveredo e Calanca Esteriore produssero improvvisamente davanti una straordinariamente convocata Squadra e mezza un aristocratico progetto di legge organica civile e criminale, il quale senza considerazione, per sorpresa e male insinuazioni, venne accettato dai pochi partitanti concorsi a quella Assemblea. Qual progetto sottoposto poi alla sanzione del prossimo Gran Consiglio Cantonale, venne pure da Esso concesso, come non trovato contrario alle leggi generali del Cantone.
Frattanto il Cholera asiatico violente morbo epidemico contaggioso, che aveva di già, ad onta delle rigorose misure e precauzioni ordinate dai differenti Governi, fatte tante stragi, particolarmente in alcune principali città d’Europa, e che il quel luglio era anche scoppiato nel limitrofo Canton Ticino, non fece fortunatamente che impaurire gli abitanti della Mesolcina, la quale mise tosto in esecuzione le provvide severe misure state a tempo consigliate dal Governo Cantonale per impedirne l’introduzione.
Al principio del corrente anno 1837, si era ponderatamente manifestato nella Giurisdizione di Roveredo un quasi general malcontento sulla precipitosa ammessa accettazione del nuovo progetto di legge, il quale tendeva a distruggere gli antichi vallerani giurisdizionali sistemi e diritti politici.
Solo otto giorni circa prima del nuovo Vicariato eransi sparsi alcuni stampati esemplari della nuova legge, sino allora tenuta nascosta al popolo, la quale fra le altre importanti determinazioni non permetteva più la convocazione del Consiglio di Vicariato, il quale tumultuariamente ebbe però luogo nel consueto giorno; perciò durante il breve tempo che ancora soprastava alla riunione del nuovo Vicariato i partitanti della Riforma non mancavano d’intrigare affinchè la loro opera non venisse atterrata.
Nel giorno 5, prima domenica di marzo, l’agitato popolo si convocò piucchè mai numeroso nel luogo solito di Roveredo per tenervi il suo ordinario Vicariato: ma prima per energica risoluzione degli unanimi votanti delle tre Comuni di Cama, Leggia e Verdabbio, e senza il minimo inconveniente, si abolì affatto la nuova legge di Riforma, imitando su di ciò quanto saggiamente aveva risolto la Giurisdizione di Mesocco.
L’influenzata Calanca Esteriore non comparve in quel Vicariato, ma si radunò separatamente come disponeva la nuova Riforma; e vedendo che la Giurisdizione di Roveredo l’aveva abolita, la fece poi citare davanti il Gran Consiglio Cantonale, il quale sotto il 17 giugno approvò la soppressione fatta dal Vicariato di Roveredo, obbligando la Calanca Esteriore a conformarvisi, siccome avvenne.
Quest’importante politico fatto dovrebbe essere di saggia lezione per l’avvenire al libero popolo della Mesolcina, di non essere cioè sì pronto e facile nell’accettare progetti di qualunque sia Riforma, se prima non siano maturamente ben discussi, ponderati ed intesi.
Il corrente anno oltre d’essere rimarchevole per i surriferiti successi fatti politici, lo è ancora per un orribile inaudito avvenimento accaduto nella Collegiata di s. Vittore nel giorno sei prima Domenica d’agosto.
Già da lungo tempo esisteva fra Giuseppe ed Antonio Togni cugini germani una mal’intesa freddura di famiglia. Sì l’uno, che l’altro rispttabili cittadini di quella Comune, e padri di numerose cresciute famiglie, coprirono con onore le prime cariche della Valle; ed Antonio da alcuni anni si trovava impiegato qual Commissario della polizia vallerana e Daziere Cantonale.
Tal semplice freddura sì convertì poi, fra le due famiglie, in insulti, minaccie e reciproche accuse, dietro le quali l’Ufficio dovette formarne processo.
All’occasione che il Governo Cantonale spedì in Valle un Incaricato per accomodare certe faccende di sua competenza, gli diede pure autorità d’ultimare le vertenze Togni. Il padre Giuseppe e gli accusati suoi due figli Giuseppe e Battista chiedevano che quei loro processi venissero giudicati dal solo competente Tribunale Criminale di Valle, piuttostochè esporsi al giudizio d’un Arbitro; pure le due parti remisero in buona ed insinuata fede le loro contese alla totale decisione del Commissario Governativo, il quale con un lungo Compromesso condannò di tutte le spese occorse unicamente ed in solido, il padre Giuseppe Togni e suoi due incolpati figli, il maggiore dei quali, Giuseppe, allora sospeso Tenente del Magistrato di Roveredo, credendosi d’esser così ingiustamente castigato, esternava di voler fare pubblica vendetta contro i persecutori di sua famiglia, come in fatti nel sopraccitato giorno di Domenica, e durante la celebrazione della Messa parrocchiale, alla presenza degli astanti, egli s’avvicina al banco ove ginocchione stava il suo odiato parente Antonio Togni, e gli scarica due colpi di pistole, che però, per la troppa veemenza, non produssero il macchinato intento. Lo sbigottito assalito s’alza dal suo posto, e fuggendo, veniva inseguito dal suo assalitore, il quale avendo abbandonato le pistole, cercava con reiterati, ma riparati colpi d’un pugnale di levargli la vita. Dopo d’aver così spaventosamente, alla presenza d’un’atterita popolazione, percorsa circa la metà intermedia della chiesa, Giuseppe pervenne ad internare il suo folgoreggiante ferro nel seno del suo nemico, il quale per conseguenza non morì che alcuni giorni dopo. Giuseppe con quest’ultimo fatal colpo credette d’essere senza fallo pervenuto al suo desiderio, per cui frettolosamente, e senza ostacolo alcuno, sortì di chiesa, e coll’istesso pugnale ferendosi più volte mortalmente, andò a spirare sollo la sua casa.
All’atto della legal visita del cadavere, si è trovata sul suicida una carta da lui segnata esprimente gli ultimi suoi sentimenti d’un’ispirata Tellica giustizia eseguita sopra il primo autore delle sue persecuzioni, dichiarando egli ingiusto ed iniquo il suo processo, il laudo, e la sua sospensione di Luogotenente.
Tosto che il Governo Cantonale seppe tal funesto avvenimento, spedì immantinente il Fiscal Cantonale per inquisire sul fatto, ed il prevenuto Vescovo Diocesano la provvisoria sospensione al Canonico fratello del suicida, perchè sospettato complice del successo. L’Inviato governativo prese tutte le prescritte misure e perquisizioni sull’avvenuto, ma fu verificato che il solo Giuseppe figlio ne tramò l’azione.
Subito dopo il terribile fatto, la contaminata Collegiata di s. Vittore venne canonicamente chiusa ad ogni funzione ecclesiastica, e non aperta che novant’otto giorni dopo dietro supplichevoli istanze di quell’afflitta popolazione.
I disgustati due figli del padre Giuseppe Togni, cioè il Canonico e Pietro, che si trovavano allora in paese, abbandonarono la patria coll’intenzione di raggiungere gli altri due fratelli assenti, per così tutti quattro rendersi assiame nell’America, lasciando essi nella più grande angoscia i canuti loro genitori.
I delusi partitanti della nuova rigettata riforma non mancavano di sempre eccitare la Calanca Esteriore affinchè persistesse almeno nel voler per l’avvenire, come aveva già incominciato, adunare separatamente i suoi successivi Vicariati per la nomina dei membri del proprio Magistrato, ciocchè le fu concesso dalla debole Radunanza di Squadra e mezza tenuta in Roveredo nel giorno 17 del corrente dicembre.
In compimento di quest’ultimo Capitolo, non mi resta altro di rimarchevole da raccontare, se non che rammemorare, che dopo l’ultimazione del nuovo stradale, il Cantone, per mezzo del Governo, cercò sempre d’abolire i diritti dei Porti, sotto il rgionevol motivo che in un paese libero non devono esistere privilegi di sorta, e facilitar così maggiormente il transito delle merci. D’allora in poi, diversi furono i trattati e convenzioni che il Governo Cantonale intavolò a tal fine coi Porti; ma quello di Mesocco non ha mai sin’ora voluto rinunciare a quei suoi antichi diritti.
FINE.
Nomi antichi e Moderni di tutti i paesi esistenti nelle due Valli, e loro attuale composizione.
MESOLCINA
Sotto i Romani | Posteriormente | Oggigiorno |
Avis | Monte Uccello | San Bernardino, frazione di Mesocco |
Misac | Mousax | Mesocco, Comune |
Soar | Soaz | Soazza, Comune |
Mondana | Cabiola | Cabbiolo, fraz.di Lostallo |
Museal | Lostullo | Lostallo, Comune |
Drenola | distrutto | Cassine della Campagna di Lostallo |
“ “ “ | Sartens | Sorte, fraz. di Lostallo |
Mezot | Norantula | Norantola, fraz. di Cama |
Caman | Caman | Cama, Comune |
Legie | Legie | Leggia, Comune |
Verder | Verdab | Verdabbio, Comune |
Ravagnum | Ravagn | Ravagno, disabitato |
Grond | Agrone | Grono, Comune |
Camponium | Rogored | Roveredo, Comune |
Pallas | Palla | S. Vittore, Comune |
Moncellum | Moncel | Monticello, fraz. di S. Vittore |
Luminum | Lumin | Lumino, Comune nel Canton Ticino |
Castilla | Castion | Caggione, Comune nel Canton Ticino |
CALANCA
Sotto i Romani | Posteriormente | Oggigiorno |
Belval | Valbel | Valbella monti della Calanca |
Petra-Rossa | Rossa | Rossa Comune |
Augis | Augi | Augio. Comune |
Cervis | Cervi | Santa Domenica, Com. |
Cavcos | Campo-Bagigno | Cauco, Comune |
Selmis | Selm | Selma, Comune |
Landare | Landarca | Landarenca, Comune |
Arvis | Arvig | Arvigo, Comune |
Bragium | Bragi | Bragio, Comune |
Dapp | Dabb | Dabbio disabitato |
Busanum | Busan | Busen, Comune |
Ales | Molina | Molina, fraz. di Busen |
Giovat | Giova | Giova, fraz. di Busen |
Cavrina | Cavrion | Caprina, fraz. di Sta. Maria |
Campilla | Villa | Santa Maria, Comune |
Castinatum | Castinat | Castaneta, Comune |
Nader | Porta | Nadro, fraz. di Castaneta |