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re le prime cariche della Valle; ed Antonio da alcuni anni si trovava impiegato qual Commissario della polizia vallerana e Daziere Cantonale.
Tal semplice freddura sì convertì poi, fra le due famiglie, in insulti, minaccie e reciproche accuse, dietro le quali l’Ufficio dovette formarne processo.
All’occasione che il Governo Cantonale spedì in Valle un Incaricato per accomodare certe faccende di sua competenza, gli diede pure autorità d’ultimare le vertenze Togni. Il padre Giuseppe e gli accusati suoi due figli Giuseppe e Battista chiedevano che quei loro processi venissero giudicati dal solo competente Tribunale Criminale di Valle, piuttostochè esporsi al giudizio d’un Arbitro; pure le due parti remisero in buona ed insinuata fede le loro contese alla totale decisione del Commissario Governativo, il quale con un lungo Compromesso condannò di tutte le spese occorse unicamente ed in solido, il padre Giuseppe Togni e suoi due incolpati figli, il maggiore dei quali, Giuseppe, allora sospeso Tenente del Magistrato di Roveredo, credendosi d’esser così ingiustamente castigato, esternava di voler fare pubblica vendetta contro i persecutori di sua famiglia, come in fatti nel sopraccitato giorno di Domenica, e durante la celebrazione della Messa parrocchiale,