Come andò a finire il Pulcino/Che cos'è la noia?
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_ 142 — non flava noia a nessuno e passava tranquillamente le sue giornate al sole, facendo le fusa, così fu decretata la sua morte pel giorno di Pasqua. Non so se la giustiziassero allo spiede o in umido con gli spinaci: il fatto è che la poverina morì vittima del suo cattivo cuore e del suo pessimo carattere. III. Che cos’ è la noia ? Ieri fui ascoltatore involontario di un dialogo fra il mio padroncino e il signorino Alberto suo amico. Dico involontario, perchè quella di stare a udire i fatti degli altri m’è parsa sempre la più grande malacreanza che possa commettere un bambino.... un galletto, volevo dire. Ma ieri i due fanciulli vennero a discorrere nell’orto, proprio sotto il mio naso e parlavano con un tal tòno di voce, da farsi sentire a un chilometro di distanza. — A me il tempo passa assai presto e bene, — diceva Masino — dalle nove alle tre ho — 143 — la scuola: poi fo una passeggiata se il tempo è buono; se no leggo. Alle sei desino e la sera, dopo fatte le lezioni, do la buona notte ai miei genitori e vo a schiacciare un bel sonno fino al giorno dopo. — Beato te ! Io non vo a scuola, perchè dopo la bronchite che ebbi l’inverno scorso, la mamma teme sempre eh’ io prenda del fresco, dell’ umido, e invece di mandarmi a scuola, fa venire il professore a casa. Io voglio molto bene al mio maestro e fo volentieri le lezioni che egli mi assegna. Ma queste non mi prendono più d’ un’ ora il giorno. Ho le lezioni di musica e di ginnastica tre volte la settimana, ma ho di grand’ ore disoccupate, ore nelle quali non so che fare, ore nelle quali mi rodo, mi consumo dalla noia ! — Non hai qualche bel libro da leggere, non fai passeggiate! — domandò Masino. — 144 — — Sì, ho dei libri, ma li ho tutti letti e riletti! E non posso pretendere che i miei genitori mi comprino ogni giorno un libro del Salgari o del Collodi. In quanto al passeggiare.... non ne parliamo neppure. Papà ha il circolo, gli amici, gli affari: mamma ha le sue visite e le sue compre; e io non mi diverto punto a sentir parlare di cappellini, di veli o di trine.... Quindi, Masino mio, mi annoio, mi annoio, mi annoio ! — Non potei capire quel che rispose il mio giovane padrone, perchè proprio in quel momento si allontanarono e le loro voci non mi giunsero più che indistinte e a intervalli. Peraltro, quel che avevo udito mi ha dato materia a lunghe riflessioni. Possibile, buon Dio, che gli uomini, gli uomini che possono passeggiare, girare il mondo, veder tante belle cose, operar tanto bene, possano annoiarsi? E che farebbero dunque se fossero polli, condannati a girare in un orticello o in un cortile ? Io, nella mia qualità di galletto, non mi — 145 — sono annoiato mai ! Ma se c’ è tanto da vedere, tanto da imparare, anche fra le quattro mura d’un giardino di città, specialmente quand’ è vasto e ridente come questo ! È forse poca gioia, T assistere al levar del sole, quando la sua luce d’oro inonda tutta la città, schiude il calice di tanti fiorellini e fa risplendere come tante piccole stelle le pie-
- truzze de’ viali e le gocciole di rugiada sospese alle foglie e ai fili d’ erba ? E quando
il sole, a poco a poco, si alza sull’orizzonte, che vivace ronzìo d’insetti, che musica nei nidi, che affrettato alternarsi di carri, di voci e di strilli per le vie cittadine! A furia di attenzione sono giunto a distinguere i pianti bizzosi dei fanciulli che non vogliono andare a scuola, le cantilene lamentose de’ poveri che chiedono l’elemosina, il cinguettìo delle servette, le parole spesso scorrette dei fiaccherai, i gridi de’ venditori ambulanti, il calpestìo misurato *de’ soldati che tornano dagli esercizi, il suono degli orologi pubblici che battono le ore. E tutto questo mi dà argomento di riflessioni ora gaie, — 146 — ora melanconiche, che mi tengono occupato e m’impediscono perciò d’ annoiarmi. La noia! Ma perchè un bambino provi la noia bisogna che sia sordo o cieco: bisogna che egli non veda il cielo, le stelle, i fiori, le centinaia di creaturine che corrono tra l’erba, che guizzano nell’ acqua, che volano da albero a albero, da casa a casa, da nido a nido. Bisogna che egli non oda le belle storie che così graziosamente sanno raccontarci le farfalle, le rose, le lucertole e perfino le vecchie tartarughe ! Lo so: ci sono dei bambini che mi risponderanno: — A me le farfalle e le rose non hanno mai raccontato nulla.... — Può darsi. Bisogna sapere interrogare e aspettar con pazienza la risposta. Ora è un fatto che non tutti i bambini sono capaci di queste cose. Intanto, state a sentire un caso successo proprio a me. Giorni sono il padrone tornò a casa con un passerotto. Lo aveva trovato in un bosco delle Ca— 147 — scine, la bella passeggiata fiorentina che si stende per più di tre chilometri 1 tingo la riva dell’ Arno. Questo passerotto, naturalmente, divenne proprietà di Masino, che lo rinchiuse in una bella gabbia e lo mise nell’orto, proprio vicino a me. Povera bestiuola! Non fu punto scontroso e strinse subito amicizia con me. — 148 —