Ciuffettino/Capitolo XXX

Dove Ciuffettino ritrova miracolosamente il capitano Mangiavento ed il cane Melampo, e poi torna a Cocciapelata a rivedere i suoi genitori che lo avevano creduto morto

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Dove Ciuffettino ritrova miracolosamente il capitano Mangiavento ed il cane Melampo, e poi torna a Cocciapelata a rivedere i suoi genitori che lo avevano creduto morto
Capitolo XXIX

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XXX.

Dove Ciuffettino ritrova miracolosamente il capitano Mangiavento e il cane Melampo, e poi torna a Cocciapelata, a rivedere i suoi genitori che lo avevano creduto morto.

La sera del quarto giorno di navigazione, Ciuffettino scòrse un punto nero all’orizzonte.

— Una nave, di certo! - esclamò il nostro eroe, tutto lieto, alzando gli occhi al cielo - grazie, buon Dio!... son bello e salvo!

E di fatti, in capo a due ore, il ragazzo si trovava a bordo di una nave. E sapete, miei piccoli amici, che nave era quella? Ve la do ad indovinare in mille! Quella di mastro Mangiavento!

E a bordo Ciuffettino ritrovò il buon capitano Mangiavento, il quale, nel riabbracciare il suo caro ragazzo, pianse di gioia ineffabile: e ritrovò il suo Melampo, che lo coprì di carezze e di linguate: e rivide alcuni dei marinai ribelli, con le faccie contrite,... smorte... con gli occhi lucenti... Ma colui che lo aveva buttato in mare, chiuso nel sacco, non c’era. [p. 246 modifica]

Ciuffettino e Mangiavento si raccontarono scambievolmente le avventure che erano loro toccate dopo il tragico distacco.

Quelle di Mangiavento ve le riassumo in poche parole. La barchetta, uscendo per un miracolo dal tenebroso vortice, aveva incontrato un gran bastimento che faceva vela per l’Europa: e l’uomo e il cane erano stati raccolti mezzo morti, dall’equipaggio della nave. Destino volle che, pochi giorni dopo, la vecchia tartana di padron Mangiavento fosse ritrovata, mentre andava all’impazzata, senza una direzione precisa, come un vascello fantasma.

Mangiavento, con l’aiuto dell’equipaggio della nave salvatrice, recuperò il suo battello. Ai marinai ribelli fu inflitta una pena severissima... E coloro che vennero giudicati meno colpevoli, e che si mostrarono sinceramente pentiti, tornarono a far parte dell’equipaggio. Mentre Mangiavento decideva di andare alla ricerca di Ciuffettino, per volere della divina Provvidenza, Ciuffettino navigava su la sua zucca incontro a mastro Mangiavento!

— E adesso, figliuolo mio, - chiese questi al nostro eroe - che cosa vuoi fare?

— Voglio rivedere il mi’ babbo e la mi’ mamma! - esclamò subito Ciuffettino.

E il battello volse la prua in direzione delle coste europee.

Questa volta il viaggio si compì senza incidenti degni di esser narrati. Ormai il periodo delle grandi prove si era chiuso per Ciuffettino.

Prima di toccare terra, mastro Mangiavento disse al ragazzo:

— A te debbo la vita e questa nave. Le buone azioni meritano ricompensa. D’ora innanzi, i tuoi [p. 247 modifica]genitori non mancheranno di nulla... e tu... se vuoi, navigherai con me... e diventerai un bravo e forte marinaio... Che posso dirti, Ciuffettino?.. Sono vecchio, oramai... sono solo... e ti amo come amavo il mi’ povero ragazzo... che è in cielo... Non abbandonarmi! Quello che è mio, è tuo. Vuoi?

Ciuffettino, per tutta risposta, saltò al collo del degno uomo.

Poco dopo il ragazzo, seguito da Melampo, correva a perdifiato su la stradicciòla che serpeggiava, salendo ripidamente, intorno al colle di Cocciapelata. E quando, nell’ora solenne del tramonto, Ciuffettino giunse alle prime casette del villaggio natio, sentì che il cuore gli martellava forte, e le gambe gli si piegavano sotto. Dovette fermarsi per ripigliar fiato. Poi seguitò l’ascensione. I cani accucciati su le porte dei casolari, al suo passaggio, si alzavano stirando le membra, e le oche e i polli fuggivano da ogni parte, agitando le ali, schiamazzando, impauriti. Anzi, molte di quelle bestiole riconobbero l’antico Ciuffettino, il terrore dei cani, dei gatti, delle galline e delle oche di Cocciapelata.

Qualche ragazzo, per la via, disse forte, additandolo:

— Toh! guarda Ciuffettino!...

Ma egli non badava a nulla: era giunto alla mèta. Eccolo dinanzi allo sgabuzzino di compare Attanasio... Ecco lì il gatto, il povero gatto che aveva ricevuto tanti calci...

Il nostro eroe si trascinò fino alla porta della botteguccia, ma non ebbe coraggio di entrare. Chiamò, con un fil di voce:

— Babbo!

La sora Rosa, che traversava in quel momento la strada per portare la zuppa al marito, vide il [p. 248 modifica]fanciullo, e rimase un po’ in forse. Poi lo riconobbe. Cacciò uno strillo, lasciò andar la zuppa in terra, e si slanciò sul suo figliuolo, balbettando, nella felicità improvvisa, immensa, insperata:

— Ah! delizia mia!... core mio!... vita mia!... sei tu...! sei vivo! La Madonna mi ha fatto la grazia!... È vivo!... È tornato... è tornato dalla su’ mamma che lo adora!...

A questo chiasso il sor Attanasio uscì fuori dallo sgabuzzino... Vide, si portò la mano alla gola... e cascò a terra come un cencio.

Il ragazzo e la sora Rosa corsero a lui.

— Babbo... babbo mio!... - gridò Ciuffettino, coprendo di baci e di lacrime il volto del vecchio.

Ma questi, passato il primo istante di intensa commozione, sorrise.

— Sei proprio tu... il mio Ciuffettino! - riuscì a dire, con un singhiozzo.

In quel momento soave ridevano tutti: rideva il povero ciabattino, rideva la sora Rosa, rideva il ragazzo, rideva Melampo, mostrando le gengive... E rideva anche il cielo, sotto l’ultima carezza della Luce!