Ciuffettino/Capitolo VI
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VI.
Ciuffettino non si mosse, non rifiatò.
E il lupo mannaro, con un altro ululato:
— Muoviti! a chi dico?... è tardi, e abbiamo da camminare un bel pezzo... ohe! Ciuffettino! ohe!...
Ma Ciuffettino si ostinava a non dar segno di vita.
— Curiosa! - borbottò il lupo mannaro, acciuffando una gamba del ragazzo, e lasciandola ricadere, di schianto — sembra morto! Ohe, Ciuffettino!... se ti alzi subito, quando arriviamo all’osteria, ti pago le fettuccine al sugo con le rigaglie.
— ... E il pomodoro! — aggiunse impensatamente, il nostro eroe: perchè bisogna sapere che le fettuccine con le rigaglie e il pomodoro erano sempre state la sua passione. Peccato che la mamma non le faceva che ogni capo d’anno, e i capo d’anno sono così rari, nella vita! È grassa se ci scappano una volta ogni dodici mesi!
Subito dopo aver lanciato quelle parole imprudenti, Ciuffettino richiuse la bocca, e tornò a fare il morto come prima: ma era troppo tardi: il lupo mannaro, sgranando gli occhiacci e ghignando, prese fra le zampe robuste il ragazzo, e se lo cacciò in una gran sacca che teneva a tracolla: poi, si rialzò su le zampe di dietro, e appoggiandosi ad un nodoso bastone, si addentrò nella tenebrosa foresta, gettando degli - umh! - umh! - formidabili, che svegliarono gli echi sopiti della notte. Ciuffettino, di lì ad un poco, sporse il capo dalla sacca, e dopo matura riflessione si decise a dire qualche cosa, timidamente.
— Scusi.... signor lupo mannaro.... si deve andar lontano di molto?
— Ah! ora lo cacci fuori, il fiato! Brutto scimmiotto! Perchè non mi rispondevi prima? Ti costava fatica?
— Scusi... ripetè il ragazzo - signor lupo mannaro... non si arrabbi, veh! Si deve andar lontano di molto?
— Eh! secondo! — rispose beffardamente il mostro — per me, gli è poco. Una quarantina di miglia, su per giù...
— Quaranta miglia!... ma che le pare? non posso!
— Oh! mi dispiace, caro Ciuffettino...
— Ma come fa ella a sapere che mi chiamo Ciuffettino?
— Lo so, perchè ho sentito dianzi quel tuo amico chiamarti a nome...
— Ah! Burchiello! non poteva acchiappar lui!
— Se acchiappavo lui, c’era il caso che perdessi te...
— E lei aveva proprio bisogno di acchiappar me?...
— Sì, perchè mi sei simpatico...
— Grazie mille. Ma senta, io quaranta miglia, creda, non le posso fare!
— E chi te le fa fare, babbuino? Le faccio io!...
— Ma gli è che il mio babbo mi aspetta!
— Aspetterà...!
— La mia mamma, anche!
— Aspetterà anche lei.
— Eh! ma c’è il caso che mi si freddi la minestra...
— E tu lasciala freddare.
— Almeno me le desse davvero, quelle lasagne con le rigaglie...
— Te le darò sicuro, le lasagne! sentirai che roba!... E ora, taci, o, se vuoi far meglio, dormi.
— Non ho più sonno.
— Allora conta quante pulci ballano nella saccoccia.
— Giusto! volevo dire: mi permette di camminare da per me? Mica per dir male della sua sacca, ma io sto meglio in piedi... libero...
— Eh! lo credo! Per iscapparmi! fossi matto!...
— E se scappo, lei mi raggiunge.
— Sì... ma se ti salta il ticchio di arrampicarti su di un albero? Allora? io non posso arrampicarmi, non mi riesce. No, no, da’ retta a me: è meglio che tu la faccia finita, e tu dorma...
— Ma sa che è un bel tipo, lei!
— O bel tipo, o brutto tipo, ti ripeto di farla finita.
— Ma io ho fame!
— Hai fame? - strillò il lupo mannaro, gettando fiamme dagli occhi. - Hai fame? te la do io, la fame! Sta’ zitto, Ciuffettino!...
— Voglio tornare dal babbo...
— E’ troppo tardi, mio caro: i ragazzi per bene, a, quest’ora, non vanno a girare nei boschi...
— Ma io son pentito...
— E’ troppo tardi: e falla finita.
— No!
— Siii!...
Il lupo mannaro, per la rabbia, morse la cima del bastone, e si ruppe due denti.
— Brutta canaglia! - ripigliò, dando una zampata alla saccoccia - ora te ne avvedrai!
— Se mi riesce di scappare!... - bisbigliò Ciuffettino.
— Scapparee???... - ripetè il mostro, andando su tutte le furie: e si diede a correre per il bosco, a salti, come un immenso grillo, e divorò le miglia con una rapidità ed una agilità favolose. Ciuffettino, che teneva il capo fuori della tasca, si sentiva mancare il respiro per l’aria tagliata violentemente dal lupo, il quale filava con la velocità di una locomotiva.
Corri, corri, il bosco fu oltrepassato: si tagliò un vasto piano deserto, e di nuovo rieccoti un bosco. Corri, corri, anche quel bosco fu oltrepassato: e rieccoti un piano, poi un altro bosco.
Le ore passavano, e il lupo mannaro raddoppiava di lena, perchè voleva giungere a casa prima che l’alba ranciata sorgesse in cielo. Fatica il lupo non ne sentiva, ma fame, sì e di molta. Perciò, di tanto in tanto, dava certi sbadigli screanzati che rintronavano all’intorno, lugubremente, e facevano sussultare il povero Ciuffettino, il quale, a furia di sentirsi sballottare a quella maniera, aveva finito con l’appisolarsi, e di tanto in tanto sognava... sognava di trovarsi a tavola, con la mamma, con il babbo, mangiando le fettuccine al pomodoro, e il pane imburrato di sotto e di sopra... e tirando, di sotto la tavola, dei calci formidabili al vecchio Gigi... o pure sognava di andare ai burattini, e di esser chiamato dal burattinaio per assistere alle nozze cospicue di Florindo e di Rosaura... La sua simpatia, fra i burattini del Castello di Cocciapelata, era Arlecchino: ed egli sognava appunto di trovarsi accanto ad Arlecchino, di ridere e di far le capriòle con lui...
Ma, ad ogni sbadiglio del lupo mannaro, il povero figliuolo si destava di soprassalto, ed era così richiamato, bruscamente, alla terribile realtà.
Già le prime luci dell’alba cominciavano a baluginare in cielo, e di su i rami gli uccelletti squittivano, spollinandosi e ripulendosi per bene le alucce molli di rugiada.
— Signor lupo mannaro... mi farebbe la cortesia di darmi una mezza porzione di spezzatino? - bisbigliò, stropicciandosi gli occhi, il nostro amico - proprio, senta, lo stomaco mi va via.
— Lo dici a me!... - brontolò il lupo mannaro e poi, dopo un gran respirone:
— Per fortuna, eccoci a casa.
— A casa di chi?
— A casa mia, toh!
— Ma io non ci voglio venire, a casa sua!
— Eppure ci verrai!
— Neanche se mi regala un chilogramma di cioccolata...
— Ci verrai!...
E quest’ultima volta, il lupo parlò con una voce che sembrava il rombo del tuono.
E di lì a un momento, arrivarono ad una capanna, tutta nera, con il tetto a sghimbescio, addossata a due alberi colossali.