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— Allora conta quante pulci ballano nella saccoccia.

— Giusto! volevo dire: mi permette di camminare da per me? Mica per dir male della sua sacca, ma io sto meglio in piedi... libero...

— Eh! lo credo! Per iscapparmi! fossi matto!...

— E se scappo, lei mi raggiunge.

— Sì... ma se ti salta il ticchio di arrampicarti su di un albero? Allora? io non posso arrampicarmi, non mi riesce. No, no, da’ retta a me: è meglio che tu la faccia finita, e tu dorma...

— Ma sa che è un bel tipo, lei!

— O bel tipo, o brutto tipo, ti ripeto di farla finita.

— Ma io ho fame!

— Hai fame? - strillò il lupo mannaro, gettando fiamme dagli occhi. - Hai fame? te la do io, la fame! Sta’ zitto, Ciuffettino!...

— Voglio tornare dal babbo...

— E’ troppo tardi, mio caro: i ragazzi per bene, a, quest’ora, non vanno a girare nei boschi...

— Ma io son pentito...

— E’ troppo tardi: e falla finita.

— No!

— Siii!...

Il lupo mannaro, per la rabbia, morse la cima del bastone, e si ruppe due denti.

— Brutta canaglia! - ripigliò, dando una zampata alla saccoccia - ora te ne avvedrai!

— Se mi riesce di scappare!... - bisbigliò Ciuffettino.

— Scapparee???... - ripetè il mostro, andando su tutte le furie: e si diede a correre per il bosco, a salti, come un immenso grillo, e divorò le miglia con una rapidità ed una agilità favolose. Ciuffettino, che