Catullo e Lesbia/Annotazioni/10. - LXXXV
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Molto più potenti di quei versi d’Ovidio, che si vuol render ragione dell’amore e dell’odio:
Nequitiam fugio, fugientem forma redtllill, |
Meglio di lui Marziale:
Non amo te Sabidi, nec possum dicere quare. |
Quest’incertezza, questa dolorosa contradizione dell’animo di chi veramente ama, è bene espressa dal Petrarca in quel sonetto:
Pace non trovo e non ho da far guerra, |
Ma l’Amore, che, a dir di Platone, è moderato ed immoderato al tempo medesimo, e Dio immortale e morte volontaria; o come dice enimmaticamente il Marini:
Mutolo parlator, ricco mendico, |
l’amore, dicevo, riesce sempre a pigliare il sopravvento, e a vincerla sull’altre passioni che travagliano il cuore:
Omnia vincit amor, et nos cedamus amori. |
Ed Ovidio:
Luctantur pectusque leve in contraria ducunt, |
Perchè l’amore, per dirla con Dante:
Prende baldanza e tanta sicurtate, |
E così avvenne al povero Catullo, che restato solo col suo inestinguibile amore nell’anima, allora si credette felice che potè nuovamente abbandonarsi nelle braccia di colei, che l’avea tante volte e così vilmente tradito.
O brawling love! o loving hate! |