Cabiria/Il quinto episodio

Il quinto episodio

../Il quarto episodio IncludiIntestazione 21 ottobre 2024 100% Da definire

Il quarto episodio
[p. 23 modifica]

IL QUINTO EPISODIO


SIFACE, IL RE DI CIRTA, HA SPOGLIATO DEL REAME MASSINISSA CHE DILEGUA NEL DESERTO. ASDRUBALE DONA LA SUA FIGLIA AL PIÙ POTENTE E DAL NON PIÙ GIOVINE GENERO OTTIENE ALLEANZA CONTRO ROMA.

«MIA COLOMBA DILETTA, SALI FINO AL CARRO DI TANIT E RECALE LA TRISTEZZA DEL MIO CUORE SEGRETO.»

MA SCIPIONE, IL CONQUISTATORE DELLA SPAGNA, L’ELETTO DAL FAVOR POPOLARE, GIÀ TIENE L’AFRICA. LELIO È CON LUL E IL BANDITO CAVALIERE NUMIDA SOGNA DI CINGERSI IN CIRTA LA CORONA REGALE.

FULVIO AXILLA, PER L’ANTICA PRATICA DEI LUOGHI CONSENTE AL TENTATIVO DI PENETRARE IN CARTAGINE E D’ESPLORARNE GLI APPARECCHI DI DIFESA

SOTTO LE MURA DELLA CITTÀ CHIUSA.

NELLA NOTTE MEDESIMA ASDRUBALE TIENE CONSIGLIO. [p. 24 modifica]

E KARTHALO IL PONTEFICE PARTE PER CIRTA A PERSUADERE SIFACE CHE ASSALGA I ROMANI.

COMPIUTA L’IMPRESA, IL ROMANO SI RICORDA DI MACISTE E DI CABIRIA, RIMASTI NELLA CITTÀ NEMICA DA PIÙ DI DUE LUSTRI. L’ANTICO BETTOLIERE È CRESCIUTO IN FORTUNA.

FULVIO DICE A BODASTORÈT CH’EGLI NON DESIDERA SE NON DI RIVEDERE MACISTE, L’OTTIMO SUO SERVO FEDELE.

MA LA NOTTE SEGUENTE, MENTRE IL VECCHIO OSTE DORME....

NELLA GIOIA DELLA LIBERAZIONE INATTESA SI MOLTIPLICA LA FORZA.

«LA PAURA GLI HA MOZZATO PER SEMPRE IL RESPIRO...»

MACISTE IGNORA LA SORTE DI CABIRIA DALLA NOTTE CH’EGLI L’AFFIDÒ ALLA SCONOSCIUTA, KARTHALO È GIUNTO IN CIRTA.

E SIFACE MUOVE CONTRO LE ARMI DI ROMA.

«FA CHE NON NE RESTI PUR UNO A RECAR LA NOVELLA DELLA STRAGE DI LÀ DAL MARE!» [p. 25 modifica]

A KARTHALO, CHE GIÀ COVA CON L’OCCHIO TORBIDO LA DELICATA BELLEZZA. RISPONDE LA SCHIAVA, LA PREDILETTA DI SOFONISBA: «MI CHIAMANO ELISSA». COME LA REGINA DELLE COSE BIANCHE E DEI SILENZII PERFETTI.

IL CONSOLE SCIPIONE, AVUTO SENTORE DEL PROSSIMO ASSALTO, HA LEVATO IL CAMPO PER RITRARSI IN LUOGO MEGLIO MUNITO. FULVIO E MACISTE, DELUSI E PERPLESSI, DISPERANO DI GIUNGERE A SALVAMENTO.

L’AUDACISSIMO NUMIDA PROMETTE A SCIPIONE L’INCENDIO DEL CAMPO DI SIFACE.

LE FORZE ABBANDONANO FULVIO CHE RINUNZIA A LOTTARE.

L’INCENDIO DEL CAMPO DI SIFACE.

A MACISTE IL FUOCO SELVAGGIO SPLENDE DA LUNGI COME UN BAGLIORE DI SPERANZA.

FULVIO E MACISTE SONO TRAVOLTI DALLE GENTI DI CIRTA FUGGIASCHE CHE RIPARANO ALLE LORO MURA; E SON FATTI PRIGIONI.

IL FULMINEO MASSINISSA INCALZA DA PRESSO LA ROTTA, E NON DÀ QUARTIERE. [p. 26 modifica]

IL RE SIFACE È PRESO. LA VENDETTA È PIENA.

KARTHALO È TRATTENUTO IN CIRTA DALLA DISFATTA IMPROVVISA.

ELISSA È PIETOSA ALLA SETE DEI PRIGIONIERI CHE LA FINE DEL SUPPLIZIO NON ATTENDEVANO SE NON DALLA MORTE.

CIRTA RESISTE AGLI ASSEDIATORI; MA L’ARDIRE OSTINATO DI MASSINISSA STA PER ROMPERE L’AVVERSA COSTANZA.

IL RICORDO DELLA NOTTE LUNARE NEL GIARDINO DEI CEDRI.

MACISTE INTANTO INGANNA LA NOIA.

IL SOGNO DI SOFONISBA.

«VENGA KARTHALO A INTERPRETARE IL MIO SOGNO.»

«LA VITTIMA SOTTRATTA... L’IRA DI MOLOCH.... LA RUINA DELLA PATRIA....»

SOFONISBA NARRA LA LONTANA APPARIZIONE NEGLI ORTI DI ASDRUBALE. IL PONTEFICE CHIEDE CHE LA VITTIMA SOTTRATTA GLI SIA RESA. [p. 27 modifica]

MACISTE, DISCOPRENDO IL GRAN SACERDOTE, SI PROPONE L’ALLEGRA VENDETTA, POICHÈ OMAI SA DI DOVER PERIRE.

DALLE PAROLE DI KARTHALO, MACISTE RICONOSCE NELLA SCHIAVA ELISSA LA PICCOLA CABIRIA.

LA FORTUNA È GENEROSA. MAI ROCCA IN TRAVAGLIO D’ASSEDIO FU MEGLIO APPROVIGIONATA.

CABIRIA NEL CUORE TREMANTE DICE ADDIO ALLA LUCE.

SBIGOTTITO ALLA VISTA DEL RE CATENATO, IL POPOLO DI CIRTA S’ARRENDE. L’ESPUGNATORE CONCEDE UN GIORNO DI SACCHECGIO AI SUOI SOLDATI.

«O MASSINISSA, DUCE GLORIOSO DI ROMANI, SE SOFONISBA FA PARTE DEL BOTTINO. PRENDILA!»

«NON IO PRENDO LA REGINA, MA LA REGINA PRENDE ME. PER GURZIL DIO DELLE BATTAGLIE, PER I NOSTRI IDDII, IO TI CONSACRO IL MIO FERRO!» [p. 28 modifica]

COSÌ PER L’ARTE DELL’INCANTATRICE REGALE, IL NUMIDA INDOMABILE SI DISPONE A RINNEGARE LA FEDE ROMANA.

«LA SPOSA DI MASSINISSA NON ORNERÀ IL TRIONFO DEL CONSOLE.»

FULVIO E MACISTE CONTINUANO LA RESISTENZA PRODIGIOSA, INGANNANDO COL VINO E COI SOGNI IL TEDIO DELLE TREGUE.

MA I FAMIGLI, FURENTI, ALFINE TENTANO LA SOFFOCAZIONE...

LA DEA «CHE SI PIACE IN GHIRLANDE NUZIALI E CHE ACCORDA IN SEGRETO LA GRAZIA» ESAUDISCE L’ANTICA PREGHIERA.

MASSINISSA, VENUTO A NOTIZIA DELL’ASSEDIO SINGOLARE, VUOL CONOSCERE I DUE AUDACI.

MASSINISSA HA OTTENUTO DA SOFONISBA CHE AI DUE SIA PERDONATA LA VITA. E FULVIO AXILLA ARDISCE IMPLORARE PER CABIRIA, ANSIOSO DELLA SUA SORTE.

«NON VIVE PIÙ. FU SPENTA.» [p. 29 modifica]

INTANTO SCIPIONE, GIUNTO IN VISTA DI CIRTA, SA DA LELIO COME LA FIGLIA D’ASDRUBALE TENTI DI TOGLIERE ANCHE MASSINISSA ALL’ALLEANZA DI ROMA, CON QUELL’ARTE CHE GIÀ MUTÒ SIFACE.

«A MASSINISSA RE DEI NUMIDI PUBLIO SCIPIONE CONSOLE ROMANO DICE SALUTE E CHIEDE CH’EGLI VENGA A COLLOQUIO NELL’ACCAMPAMENTO, SENZA INDUGIO.»

AL RE RIPUGNA DI DARE NELLE MANI DEL CONSOLE LA DONNA CHE È SUA. MA IL CONSOLE LA RIVENDICA COME PARTE DEL BOTTINO.

«PENSA CHE SEI NEL COSPETTO DI ROMA!»

IL CONSOLE TRATTA LA CARTAGINESE COME PREDA DI GUERRA.

«NON TENTO LA TUA FEDE. SÌ BENE TI CHIEDO UN SERVIGIO PER LA REGINA CHE VERSO TE FU MAGNANIMA E CHE FORSE ANCOR PUÒ VERSO TE ESSER LARGA DI BENEFICIO INSPERATO...»

«MANDA A ME MACISTE IN SEGRETO.» [p. 30 modifica]

«A SOFONISBA REGINA IL RE MASSINISSA MANDA IL DONO CHE SOLO È DEGNO D’ESSERE RICEVUTO DA ANIMO REGALE.»

«CON ANIMO REGALE, O RE, IO RICEVO IL TUO DONO DI NOZZE.»

«IN ME SOLA MI COMPIO. NON PREGHIERE NÉ LIBAZIONI MUTANO L’ULTIMO EVENTO. MATISMAN, DIO DEI MORTI, NON OFFRO MA SÌ BEVO.»

«MESSO DELL’INFAMIA DI ROMA, È TARDI. MA SOFONISBA È ANCORA REGINA E ACCORDA LA GRAZIA IN PALESE. ABDAL, ACCOSTATI E ODIMI... VA. ESEGUI IL COMANDO.»

IN CABIRIA, GIÀ CONSACRATA AL DIO VORACE E RIPROMESSA VIVENTE AL SACRIFIZIO DIFFERITO, NON S’ADEMPIE IL FATO DEL FUOCO.

«TE LA DONO. SCENDENDO NEL BUIO, FACCIO SUL TUO VOLTO LA LUCE.» [p. 31 modifica]

DISARMATA DALLA SCONFITTA DI ZAMA, CARTAGINE SI PIEGA AL GIOGO INEVITABILE LE NAVI LATINE RIVARCANO IL MARE DOVE LA PRIMA VITTORIA NAVALE GRIDÒ ALLE ACQUE IL NOME DI ROMA DAL ROSTRO DI DUILIO

«OR CHI CANTA LE GUERRE PUNICHE? CHI SI RAMMEMORA DI CAPUA E DEL METAURO? CHI D’UTICA E DI ZAMA?

NON IO FUI VINTO DA CAVALIERI, NON DA FANTI, NON DA NAVI; MA DA UNA NOVISSIMA FORZA CHE SCAGLIA DARDI PER GLI OCCHI..»



´ [p. 32 modifica]


TORINO

Stabilimento Tipo-LiTografico

E TOFFALONI

1914