Breve storia dei rumeni/Capitolo secondo

Capitolo secondo

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CAPITOLO SECONDO

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Tempi più remoti del passato rumeno. — I Vlacchi
del Pindo e dell’Emo. — Fondazione dei principati
di Valacchia e Moldavia. — Loro sviluppo fino a
Stefano-il-Grande.


i. Spartiti trà varie dominazioni, attaccati già sul principio del secolo undecimo, anche nel loro ultimo rifugio, la Transilvania, dalle schiere del primo rè ungherese Stefano, costretti a guerreggiar pei rè e Zari bulgari del primo e, in più gran misura, del secondo Imperio, che aveva la sua sede nel Pindo, in Prespa ed Ocrida, — impiegati come preziosi ausiliari dai Bizantini, i Rumeni non poterono crear Stati che gli appartenessero in proprio, fino verso il 1200. I Vlacchi - nome, di origine slava, lo stesso che «welsch», impiegato dai Germani per denominar i Galli romanizzati — , appaiono nelle fonti già prima del 1000. Dopo la metà del secolo duodecimo i Vlacchi del Ponto e dell’odierna Moldavia, aiutavano il grande Imperatore Emanuele Comneno a combatter gli Ungheresi nella Transilvania. Dai Rumeni transilvanici presero [p. 22 modifica] questi stessi Ungheresi il titolo e l’autorità di Voevoda (slavico=duca); oltre i Voevodi ogni regione aveva anche i giudici subordinati ai loro «jude», «juzĭ» (slavico «knez») e formava una giudicatura come quella dei Sardi nel medio evo, un «județ» (judicium»).

2. Mentre Federico Barbarossa preparava la sua crocciata, i pastori vlachi del Pindo e dell’Emo si ribellarono contro l’Imperatore bizantino Isaaco Angelo, che aveva accresciuto i loro dazi. Pietro ed Assano, fratelli, proprietarii di greggi, ed un fratello minore, Ioniţă (Giovanni), crearono un nuovo Impero dei Romei (Greci) e Bulgari, che si mantenne, contro gl’Imperiali ed anche, un poco più tardi, sotto questo stesso Ioniţă che diventò l’imperiale Kaloioannes, contro i Latini di Baldovino di Flandria, nuovo imperatore latino nella conquistata Costantinopoli. L’astuto Vlacco, che sperava poter guadagnare Adrianopoli e la residenza stessa degli antichi Cesari, rannodò le relazioni colla Sede pontificale ed a coronarlo nella sua Capitale balcanica Trnovo venne un cardinale legato, Leone, nel 1204.

Mà, se la dinastia rimase vlacca finché questo Impero fù, anch’ esso, rovinato dagli Osmani verso il 1400, se le qualità e i diffetti di quel mondo pastorale al quale doveva la sua esistenza, si conservarono sempre in questi Zari, più potenti spesso dei Greci e Latini, rivali pel possesso di Costantinopoli, lo Stato [p. 23 modifica] prese già dai primi anni un carattere slavo. Gl’Imperatori bulgari venivano spesso aiutati da schiere di Cumani, col cui aiuto si guadagnò anche quella decisiva lotta d’Adrianopoli che rapì al Cesare Baldovino la libertà. I Cumani, successori degli affini Pecenegi o Bissani nelle regioni settentrionali del Danubio, erano turani, popolazione turcica, di scarso numero. Sotto il loro nome si comprendevano dunque spesso i cristiani sottomessi, gl’indigeni del paese danubiano, i Rumeni della Dacia Traiana.

3. I Magiari avrebbero voluto sostituir in questa Transalpina rumena alla dominazione cumana la loro propria. Gli ultimi arpadiani erano già arrivati a darsi il nome di rè di Cumania. Dopo il 1200 la milizia teutonica ebbe la missione di battezzar e sottometter i Cumani. La prima città rumena, Cîmpulung, è creazione dei cavaglieri. Sassoni di Transilvania, «ospiti» del rè già dal 1150, lavoravano alle miniere di Rodna: passando le montagne, coloni dello stesso popolo eressero la città moldava di Baia. Per combatter i Bulgari, il reame d’Ungheria mise i suoi soldati nel castello di Severin, presso alle rovine del ponte di Traiano e signoreggiò nel distretto vicino. I Voevodi e giudici rumeni riconoscevano, benché soltanto nominalmente, l’autorità dei possenti rè vicini, che avevano creato al fiume Milcov il vescovato latino dei Cumani, [p. 24 modifica]4. L’invasione tartara rese per sempre impossibile questa dominazione ungherese sul Danubio inferiore la quale avrebbe impedito lo sviluppo politico dei Rumeni anche su questo territorio. Dopo che i barbari si furono ritirati, il rè Bela IV volle confidar il suo dominio transalpino alla milizia degli Ospitalieri. I Voevodi e giudici: Giovanni, Farcaş (ungh. Farkàs, Lupo), Seneslao ed i loro successori, Litovoiu, Bărbat, seppero mantenersi contro ogni tentativo di dominazione effettiva. Si sottomisero piuttosto ai Tartari, che non domandavano altro che l’annuo tributo e doni occasionali pei loro Cani.

5. Col finire del secolo decimo terzo la dinastia arpadiana cessò di regnare. Nei torbidi avvenuti per la successione i Rumeni poterono riunirsi e fondar il loro primo Stato, avendo come residenza del principe, del «Domn» di «tutto il paese rumeno» (Ţara-Românească; Valacchia), la città di Argeş, sulle sponde dei Carpati. Tihomir, nominato anco Giovanni, ci stava come dominatore independente verso il 1300. Basarab, suo figlio, rifiutò di pagar tributo al rè vicino, vinse l’Angiovino Carlo-Roberto che aveva guadagnato la corona di Ungheria, e ne distrusse l’esercito nel 1330. Sotto Lodovico-il-Grande, successore di Carlo-Roberto, un Voevod del Maramoros, Bogdan, entrò nella provincia ungherese al dilà dei Carpati ostici, nel paese presso al fiume Moldova, vinse i Rumeni ubbidienti al rè ed, [p. 25 modifica] approfittandosi anche dell’occasione favorevole della rovina del grande Impero tartaro, fondò un nuovo Stato rumeno, quello della Moldavia (verso il 1360), che ebbe per Capitale Baia, poi Seret e Suceava.

Il Valacco Laico, secondo successore di Basarab, potè impadronirsi di Nicopoli e Vidino ed ebbe da rè Lodovico un feudo transilvano, nella valle dell’Olt, abitata soltanto da Rumeni, il nuovo ducato di Făgăraş, a cui si aggiunse poi l’annessa di Almaş, cioè i villaggi rumeni presso alla città di Cibinio (Hermannstadt). Mircea, nipote di Laico, guadagnò la Scizia Minore, eredità del «conte» Dobrotić, il cui nome si conserva in quello della Dobrogea odierna e, dopo la cattura del gran Sultan Baiezid, nel combattimento di Angora (1403), diede all’Impero turco un Sultano di suo gusto, Musa. Era amico dei principi moldavi che dominavano già fino al Mar Nero e al Nistro (Dniester). Il rè di Polonia, Vladislav Iagello, gli dava una parente per moglie e ne richiedeva l’amicizia. L’arcivescovato, la Metropolia di Argeş, riceveva appena qualche indicazione dalla Patriarchia costantinopolitana, e Alessandro (cel Bun: il Buono), dal 1400 principe di Moldavia, costringeva il Patriarca ad abbandonar il progetto di dar ad un Greco la sede arcivescovile di Moldavia. Mircea riportò contro i Turchi la vittoria di Rovine, e Mohammed I, dopo una nuova guerra, si contentò, nel 1417, col pagamento di una modesta somma qual tributo, senza ardir [p. 26 modifica]immischiarsi nel reggimento del paese, in un tempo in cui gli Stati bulgari non esistevano più e Costantinopoli sola, col suo territorio, la Serbia, presso che totalmente soggiogata, e qualche principato macedonico o despotato greco in Morea emergevano ancora di quella torbida e sanguignosa corrente della conquista ottomanica. Il principe valacco aveva preso parte alla crociata del’1396 che finì colla vittoria turca presso Nicopoli. Mircea moriva già nel gennaio del 1418, mentre il regno di Alessandro, più giovine del vicino, durò fino al 1432.

6. I loro discendenti impiegarono molti anni per combattersi fra di loro coll’aiuto degli Ungheresi, dei Polacchi e dei Turchi. I figli e nipoti di Mircea rovinarono il paese colle loro competizioni, ed i figli d’Alessandro, accecandosi, ammazzandosi secondo le peggiori tradizioni di Bizanzio, non risparmiarono la Moldavia più di quello che gli altri avevano risparmiato la loro Valacchia. I Turchi tenevano già la riva sinistra del Danubio, con città, passi e dogane; i Moldavi pagarono tributo ai rè di Polonia, poi, dal 1456, anche ai Turchi. Il gran governatore ungherese Giovanni Hunyadi, che gl’Italiani nominavano il Bianco, anche lui Rumeno, cambiava e puniva i principi secondo il suo beneplacito. Finalmente la Valacchia fù confidata da questo signore a Vlad Ţepeş (l’Impalatore; aveva appreso dai Turchi questo supplizio ch’ [p. 27 modifica] egli prediligeva), figlio di Vlad Dracul (dragone; diavolo) e nipote di Mircea, che trovava piacere nel torturare ed uccidere amici e nemici, contadini e boiari, ma seppe riprender ai Turchi la riva danubiana, ed il Sultano Mohammed II, che invase nel 1462 la Valacchia, non potè vincerlo, ma soltanto allontanarlo mercè la rivolta dei nobili che sostenevano suo fratello, Radu-il-Bello (cel Frumos). E già da cinque anni era principe di Moldavia il più importante tra tutti i Voevodi rumeni, Stefano-il-Grande, il difensore della Cristianità contro i Turchi.