Bollettino delle leggi e disposizioni della Repubblica Romana/Bollettino N. 41

Bollettino N. 41

../Bollettino N. 40 ../Bollettino N. 42 IncludiIntestazione 15 giugno 2023 75% Da definire

Bollettino N. 40 Bollettino N. 42
[p. 1 modifica]

REPUBBLICA ROMANA


BOLLETTINO DELLE LEGGI


N. 41.


EDIZIONE OFFICIALE


379 Proclama del Triumvirato ai Romani perché riconsegnino alle chiese i confessionali - pag. 3.

380 Idem del Ministro della guerra sulla battaglia di Velletri - pag. 4.

381 Bollettino officiale sul medesimo fatto d'armi - pag. 7.

382 Circolare del Ministro dell'estero ai presidi delle province sulle trattative coll'inviato francese - pag. 8.

383 Ordine del giorno del Ministro della guerra contro l'abuso dei soldati di percorrere in vettura le vie di Roma - pag. 10.

384 Idem in cui si notifica che durante l'assenza del generale in capo il colonnello Mezzacapo comanderà il presidio della capitale e ne dirigerà la difesa - pag. 11.

383 Il Ministro della guerra avvisa tutti i proprietari dei carri da trasporto che ne diano l'assegna entro 48 ore — ivi.

386 Proclama del Triumvirato ai popoli della Repubblica perchè insorgano in armi - pag. 12.

387 Dispaccio del Ministro della guerra all'Intendente generale affinchè corrisponda il soldo e soprassoldo a tutti i feriti dal 30 aprile in poi - pag. 15.

388 Proclama del Triumvirato sulla battaglia di Velletri, in cui si lodano le truppe del coraggio dimostrato - ivi.



Roma 1849.- Tipografia Nazionale.

[p. 3 modifica](579)

ROMANI!


Parecchi fra voi, in un moto di zelo irriflessivo, promosso da sentori di nuovi pericoli, hanno jeri posto mano, disegnando farne arnesi di barricate, sopra alcuni Confessionali appartenenti alle Chiese.

L’atto sarebbe grave e punibile, se noi non conoscessimo le vostre intenzioni.

Voi avete creduto, con quella dimostrazione, far nuova testimonianza che ogni cosa è oggimai possibile in Roma, fuorchè il ripristinamento del governo sacerdotale caduto. Avete voluto esprimere il pensiero che non è, nè può essere vera religione, dove non è patria libera; e che oggi la causa della religione vera, la causa dell’anime nostre libere ed inimortali, si concentra tutta sulle barricate cittadine.

Ma i nemici della nostra santa Repubblica vegliano in ogni parte d’Europa a interpretare male i vostri atti; e ad accusare il popolo d’irriverenza e d’irreligione. Tradirebbe la Patria chi fornisse motivo a siffatte accuse.

Romani! La Città vostra è grande e inviolabile fra tutte le Città d’Europa, perchè fu culla e conservatrice di Religione. Dio protegge e proteggerà la Repubblica, perchè il santo suo nome non è mai scompagnato dalla parola Popolo, e perchè da noi si combatte per la sua Legge d’Amore e di Libertà, mentre altrove si combatte per interessi e ambizioni, che profanano e rovinano ogni credenza. In quelle Chiese, santuario della Religione dei nostri padri, s’innalzeranno, mentre combatteremo, preghiere al Dio [p. 4 modifica]dei Redenti. Da quei Confessionali, d’onde purtroppo escirono talvolta, violazione del mandato di Cristo, insinuazioni di corruttela e di servitù, esce pure, non lo dimenticate, la parola consolatrice alle vecchie madri dei combattenti per la Repubblica.

Fratelli nostri nella Causa benedetta da Dio e dal Popolo! I vostri Triumviri esigono da voi una prova di fiducia che risponda alle accuse conseguenza d’un’atto imprudente.

riconsegnate voi stessi alle chiese i confessionali che jeri toglieste. Le barricate cittadine avranno difesa dai nostri petti.

Dalla residenza del Triumvirato li 20 Maggio 1849.

I Triumviri

(380)

ROMANI!


Jeri l’Armata Romana ad un miglio di distanza da Velletri ha combattuto con tanta prodezza da risolvere con un solo fatto d’armi le sorti della guerra.

Le glorie di Palestrina — la santità della causa — l’orgoglio del nome Romano, stavano da una parte con pochi soldati, ma prodi.

Dall’altra l’onta di una recente disfatta — la coscienza del fratricidio comandato da un tiranno ferocemente stupido, stavano coi molti.

[p. 5 modifica]La vittoria non poteva esser dubbia.

E non fu.

Cedevano al romano urto i nemici.

I nostri furono meravigliosi.

I prodi di Garibaldi sfolgorarono.

Contenne le vittoriose armi la pietà verso i fuggenti. Eglino abbandonavano la stessa Velletri dispensandoci dall’oppugnarla oggi.

L’alta notte velava la fuga.

E la fuga non era vergognosa.

Vergognosa era la invasione del territorio Romano — vergognoso l’avanzarsi a combattere una Repubblica che non oltrepassava i propri confini — una Repubblica che sorgeva dal suffragio universale, forte del suo diritto, e parata a resistere a tutti gli sgherri del dispotismo.

Il bombardatore di Palermo e di Messina capitanava (è voce comune) sedici mila uomini — anelava a deliziarsi, secondo Nerone, nello incendio di Roma.

Ma i passi amari della fuga lo aspettavano.

Romani -o vigiliate dalle mura alla difesa della Città – od usciate in campo aperto a combattere voi siete invincibili il diritto e Dio stanno colle vostre forze - Chi contro Dio?

Eccovi le parole stesse del Generale in Capo, del valoroso Roselli.

Al Ministro della Guerra in Roma

Velletri 20 Maggio 1849.
Ore 9 e un quarto antimeridiane.

[p. 6 modifica]» Ho la consolazione di partecipare al Ministro della Guerra, che i nemici, disanimati dal valore mostrato nel combattimento di jeri dalle nostre Truppe Repubblicane, hanno abbandonata la Città circa le ore tre dopo mezza notte. L’esercito si preparava ad attaccare oggi la città di Velletri, ma le riconoscenze spedite prima di giorno hanno scoperta la di lui fuga. Entriamo adesso in Velletri; le Truppe sono affamate e stanche, per cui le fo ristorare alquanto, ed appena potrò, farò inseguire il nemico nella direzione di Cisterna dalla Cavalleria, e da qualche Reggimento di fanteria ad oggetto di far prigionieri.

» VIVA LA REPUBBLICA!

E la Repubblica Romana sarà presto Italiana.

In Roma si difende l’Italia.

Qui uomini convenuti di tutta Italia versano il loro sangue.

Nei campi delle romane vittorie è consacrata dal sangue la Religione dell’Unità italiana, dell’italiana Repubblica.

VIVA L'ITALIA!

Il Ministro della Guerra e Marina
Giuseppe Avezzana

[p. 7 modifica](381)

BOLLETTINO OFFICIALE


DAL QUARTIER GENERALE PRESSO VELLETRI
LI 20 MAGGIO 1849 ORA 1 ANTIMERIDIANA


Cittadini Triumviri:

Jeri verso le ore 10 del mattino l’avanguardia comandata dal prode Garibaldi, percorrendo la strada consolare, era pervenuta ad un miglio lontano da Velletri. Quivi fu attaccata dal nemico uscito fuori di Velletri stesso, in numero di circa seimila tra cavalleria e fanteria.

I Repubblicani avendo coll’usato loro coraggio caricato due volte alla baionetta le masse nemiche, le costrinsero a ritirarsi e rinchiudersi nella Città, dopo avere lasciato sul campo molti morti, fra cui un capo di battaglione, e 30 prigionieri.

Arrivato io col corpo di battaglia verso le ore due pomeridiane, trovai che il nemico rispondeva con vivo fuoco di moschetti e cannoni ai nostri, i quali avevano steso intorno alle mura una catena, la di cui sinistra appoggiavasi alla strada consolare, e la diritta alle alture dei Cappuccini. Allora facendo io rilevare da truppe fresche i soldati della prima brigata, continuai la riconoscenza intorno alle mura, la quale fu vivissima, atteso l’ardore delle nostre truppe. La notte fece sospendere il fuoco sostenuto da nostra parte anche con due pezzi di Artiglieria collocati sulla strada. In questa azione la nostra perdita fu assai lieve, non contando che pochi [p. 8 modifica]uomini fuori di combattimento, fra cui pochissimi morti.

In seguito si daranno i particolari.

Salute e Fratellanza.

Il Generale in Capo Roselli

(382)

REPUBBLICA ROMANA


MINISTERO DELL'INTERNO

Circolare

Cittadino Preside

Nel Monitore di quest’oggi leggerete le condizioni proposte e trasmesse dal Ministro di Francia Lesseps, per mezzo de’ nostri Commissarj, all’Assemblea Costituente Romana, e il Decreto votato jeri ad unanimità da quest’ultima in risposta alle medesime.

Le prime, sotto forme più lusinghiere, non sono nel fondo, che una continuazione del programma del Generale Oudinot. Il secondo è un nuovo atto di dignità e di forza morale, che l’Assemblea doveva a sè stessa alla pubblica opinione e ai diritti del paese.

A fronte della grande Nazione, che, nel moto delle cose politiche di Europa, tiene sovraogni altra le parti della ragion civile e della libertà dei popoli; dopo il solenne biasimo dato dall’Assemblea francese al suo Ministero per l’abuso di forza materiale operato sotto le mura di Roma;

[p. 9 modifica]innanzi alla universale protesta della generosa Francia contro la politica ambigua di quel Governo a nostro riguardo; il rifiuto di accogliere in Roma il corpo di esercito capitanato dall’Oudinot, senza certe garanzie da parte del Governo medesimo, mentre era cosa necessaria da un lato alla sicurtà della nostra vita politica, richiesta dall’attitudine morale del Popolo Romano in faccia allo straniero, non può dall’altro considerarsi come imprudente e pericolosa nelle sue conseguenze.

V’hanno in Francia leggi e influenze morali, che vincolano potentemente l’azione governativa, ed impediscono all’arbitrio di opprimere la ragione; e la ragione è per noi, e sono per noi la coscienza del popolo Francese, e i grandi, i generali interessi di quella Nazione, i quali, secondo ogni probabilità, stanno per ottenere presso la medesima una definitiva vittoria, nel nome della vera libertà, e degli imprescrittibili principii della giustizia internazionale.

Roma ha accolta, col generoso entusiasmo che la distingue, la deliberazione dell’Assemblea; e il Triumvirato adempirà fedelmente nelle sue relazioni politiche col Ministro Francese quella parte del Decreto che gli fu commesso di sviluppare ed eseguire.

Dal nostro Esercito di operazione contro i Napoletani abbiamo liete notizie di successi altamente onorevoli alle armi repubblicane. I reali sgombrarono precipitosamente da Albano e da Palestrina all’appressarci delle nostre milizie concentrandosi sopra Velletri; ma ivi raggiunti jeri dai nostri corpi, e assaliti vigorosamente, [p. 10 modifica]dopo una lunga resistenza, furono cacciati da tutte le loro posizioni, ed hanno questa notte abbandonata eziandio la città, gittandosi scompigliati e fuggenti giù pei piani di Cisterna.

I nostri li perseguitano, profittando della vittoria.

Salute e fratellanza.

Roma 20. Maggio 1849.

Pel Ministro
Aurelio Saffi

(383)

MINISTERO DI GUERRA E MARINA


Ordine del giorno 20 Maggio 1849.

È di mestieri vengano rimossi alcuni abusi introdotti nella milizia, i quali offendono la disciplina ora più che mai necessaria in questi supremi momenti della Patria. Si vedono di con tinuo soldati e bassi ufficiali di ogni arma percorrere per diporto in vettura le vie di Roma.

Questo costume, non proporzionato ai mezzi economici del soldato, oltrechè potrebbe esser germe di più gravi disordini, mal s’addice al decoro militare. Questo è vieppiù offeso, allorchè innalzando canti e grida si abbandonano a immoderato tripudio. É come questo inconveniente non fosse grave abbastanza, vi si aggiunge l’altro gravissimo che i soldati in vettura siano talvolta armati di fucile, quale fuori di servizio debbe lasciarsi in caserma.

[p. 11 modifica]I Comandanti dei Corpi, sotto la loro stretta responsabilità, dovranno attendere a prevenire simili disordini, che includono una rilasciatezza di disciplina.

Dovranno altresì vigilare, perchè a mezz’ora di notte precisa si restituisca ciascun soldato al proprio quartiere.

Il Ministro Giuseppe Avezzana

(384)

MINISTERO DI GUERRA E MARINA

Ordine del giorno 20 Maggio 1849.

Durante l’assenza da Roma del General Roselli, Comandante in capo l’armata della Repubblica Romana, viene provvisoriamente nominato Comandante il presidio della Capitale, ed incaricato di dirigerne la difesa, il cittadino Colonnello Mezzacapo. Le milizie di ogni arma dovranno riconoscerlo in tale qualifica, ed obbedire agli ordini che saranno dal medesimo emanati.

Il Ministro Giuseppe Avezzana

(385)

AVVISO

Tutti i Proprietarj de’ Carri da trasporto daranno nel termine di ore 48 dalla data del presente l’assegna alla Intendenza Generale del [p. 12 modifica]Ministero di Guerra e Marina del numero e della specie che ne posseggono, e del loro domicilio, acciocchè dalla medesima se ne possa disporre in turno di servizio per l’Armata.

I trasporti occorrenti per l’Armata saranno pagati dalla Intendenza Generale stessa a prezzo della tariffa.

Tutti quelli, che non dessero l’assegna ordinata, incorreranno nella penale della requisizione, senza compenso alcuno.

Roma li 20 Maggio 1849.

Il Ministro Giuseppe Avezzana

(386)

POPOLI DELLA REPUBBLICA


L’Austriaco inoltra. Bologna è caduta: caduta dopo otto giorni sublimi di battaglia e di sacrifici: caduta com’altri trionfa. Sia l’ultimo suo grido, grido di guerra e vendetta per tutti noi: chi ha core Italiano lo. accolga come un santo legato. Roma vi chiede, cittadini, uno sforzo supremo; e lo chiede cerla d’ottenerlo, perchè il sangue versato dai suoi nella giornata del 30 gliene concede il diritto.

Colle adesioni al nostro programma mandato quando cominciavano i dì del pericolo, voi avete dato bella e solenne testimonianza di fede concorde all’Italia e all’Europa. Noi vi chiamiamo ad un’altra testimonianza, quella dei fatti. Sia pronto ogni uomo a segnare col proprio sangue la fede! Sorga ogni città, ogni borgo, ogni luogo [p. 13 modifica]vindice di Bologna! Suoni ogni campana il tocco dell’agonia che il popolo intima all’invasore straniero! Accendete sui vostri monti, di giogo in giogo, simbolo della fratellanza nell’ira, i fuochi che diedero nel decembre 1847 il programma della nostra rivoluzione! Sventoli per ogni dove, sulle torri, sui campanili, la rossa bandiera! Di terra in terra, di casolare in casolare, corra un fremito di battaglia! Sappiano il nemico, l’Italia, l’Europa che quì, nel core della Penisola, stanno tre milioni d’uomini legati in sacramento di tremenda difesa, decisi irrevocabilmente a combattere sino all’estremo, a sotterrarsi, anzichè cedere, sotto le rovine della Patria! E viva Dio! nessuna potenza umana potrà rapirci di vincere. Tre milioni d’uomini sono onnipotenti quando dicono: noi vogliamo.

Italiani figli di Roma! militi della Repubblica! Questa è un’ora solenne preparata da secoli: uno di quei momenti storici che decretano la vita o la morte d’un popolo.

Grandi e potenti per sempre, o segnati per sempre del marchio di servitù: riconosciuti liberi e fratelli dalle Nazioni o condannati alla nullità degli obbedienti al capriccio altrui: padroni di voi medesimi, delle vostre case dei vostri altari, delle vostre tombe, o cosa e ludibrio d’ogni tiranno: raccomandati alla immortalità della gloria o della vergogna: sarete ciò che vorrete. Il giudizio di Dio e dell’Umanità pende dalla vostra scelta.

Siate grandi. Decretate la vittoria. Il popolo la conquistava agli Spagnuoli, ai Greci, agli Svizzeri: la conquisti all’Italia. I Presidi, i [p. 14 modifica]Commissari straordinari organizzino l’insurrezione: si colleghino di provincia in provincia: traducano l’ispirazione di Roma: assumano dagli estremi pericoli poteri eccezionali, rimedi estremi. Il capo che cede, che s’allontana prima d’aver combattuto, che capitola, che tentenna, sia reo dichiarato. La terra che accoglie il nemico senza resistenza sia politicamente cancellata dal novero delle terre della Repubblica. Chi non combatte in un modo o nell’altro l’invasore straniero s’abbia l’infamia: chi, non fosse che per un istante, parteggia per esso perda la patria per sempre o la vita. Sia punito chi abbandona all’invasore materiali da guerra: punito chi non s’adoperi a togliergli viveri, alloggio, quiete; punito chi, polendo, non s’allontana dal terreno ch’esso calpesta. Si stenda intorno all’esercito che inalza bandiera non nostra, un cerchio di fuoco o il deserto. La Repubblica, mite e generosa sinora, sorge terribile nella minaccia.

ROMA starà.

Dato dalla residenza del Triumvirato li 21 Maggio 1849.

I Triumviri


[p. 15 modifica](387)

MINISTERO DI GUERRA E MARINA


Roma 21 Maggio 1849.

Cittadino Intendente Generale.

Provvedete subito, perchè uno dei vostri impiegati corrisponda il soldo ed il soprasoldo, dal 30 aprile in poi, a tutti i feriti che si trovano negli ospedali, e ciò fino a che completamente ristabiliti o rientrino nei loro corpi, od abbiano ricevuta una collocazione, una destinazione qualunque. Vi raccomando quest’opera, che è ad un tempo di giustizia e di umanità.

Quei convalescenti che sono usciti dagli Ospedali, e verranno ad esigere, o faranno ricorsi per esigere, siano soddisfatti.

Non bisogna dimenticare un momento i generosi che hanno versato il sangue per la Patria.

Salute e fratellanza.

Il Ministro della Guerra
Giuseppe Avezzana

(388)

REPUBBLICA ROMANA


IN NOME DI DIO E DEL POPOLO

Il coraggio delle armate Repubblicane dimostrato nell’attacco del giorno 19 sotto le mura di Velletri, spaventò in modo il nemico, che questo, giunta appena la notte, abbandonò con precipitosa fuga le fortissime posizioni che aveva [p. 16 modifica]in suo potere, e nelle quali aveva deciso poche ore innanzi di volersi mantenere.

Se le truppe napolitane fossero state animate da un pensiero di libertà non avrebbero con immensa loro vergogna fuggito innanzi a forze inferiori di numero, quando potevano disporre di una poderosa artiglieria, di 15 mila uomini, fra i quali si contavano tre mila cavalieri, e in quello stesso terreno su cui i Padri loro riportarono un giorno una gloriosa vittoria sull’invasore straniero.

Invece oggi fatte schiave di un despota, e condotte contro uomini liberi, sentirono mancarsi il coraggio, e per fuggire fecero tanto cammino nella notte che invano i nostri le inseguirono il giorno appresso: l’armata napolitana era svanita. Il Re aveva dato il segnale della fuga.

L’esatto racconto del glorioso fatto del 19, che uscirà in breve, dietro i rapporti del Generale in capo, mostrerà ad evidenza che la Repubblica Romana può contare con sicurezza su tutte le sue truppe in ogni evento e qualunque sia il nemico. Esse sono chiamate dal destino ad altre vittorie, e Roma va superba di possederle.

I Triumviri intanto in nome della Patria inviano ad esse lode, ringraziamenti, e il saluto di fratellanza.

Roma 21 Maggio 1849.

I Triumviri