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in suo potere, e nelle quali aveva deciso poche ore innanzi di volersi mantenere.
Se le truppe napolitane fossero state animate da un pensiero di libertà non avrebbero con immensa loro vergogna fuggito innanzi a forze inferiori di numero, quando potevano disporre di una poderosa artiglieria, di 15 mila uomini, fra i quali si contavano tre mila cavalieri, e in quello stesso terreno su cui i Padri loro riportarono un giorno una gloriosa vittoria sull’invasore straniero.
Invece oggi fatte schiave di un despota, e condotte contro uomini liberi, sentirono mancarsi il coraggio, e per fuggire fecero tanto cammino nella notte che invano i nostri le inseguirono il giorno appresso: l’armata napolitana era svanita. Il Re aveva dato il segnale della fuga.
L’esatto racconto del glorioso fatto del 19, che uscirà in breve, dietro i rapporti del Generale in capo, mostrerà ad evidenza che la Repubblica Romana può contare con sicurezza su tutte le sue truppe in ogni evento e qualunque sia il nemico. Esse sono chiamate dal destino ad altre vittorie, e Roma va superba di possederle.
I Triumviri intanto in nome della Patria inviano ad esse lode, ringraziamenti, e il saluto di fratellanza.
Roma 21 Maggio 1849.
I Triumviri