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innanzi alla universale protesta della generosa Francia contro la politica ambigua di quel Governo a nostro riguardo; il rifiuto di accogliere in Roma il corpo di esercito capitanato dall’Oudinot, senza certe garanzie da parte del Governo medesimo, mentre era cosa necessaria da un lato alla sicurtà della nostra vita politica, richiesta dall’attitudine morale del Popolo Romano in faccia allo straniero, non può dall’altro considerarsi come imprudente e pericolosa nelle sue conseguenze.

V’hanno in Francia leggi e influenze morali, che vincolano potentemente l’azione governativa, ed impediscono all’arbitrio di opprimere la ragione; e la ragione è per noi, e sono per noi la coscienza del popolo Francese, e i grandi, i generali interessi di quella Nazione, i quali, secondo ogni probabilità, stanno per ottenere presso la medesima una definitiva vittoria, nel nome della vera libertà, e degli imprescrittibili principii della giustizia internazionale.

Roma ha accolta, col generoso entusiasmo che la distingue, la deliberazione dell’Assemblea; e il Triumvirato adempirà fedelmente nelle sue relazioni politiche col Ministro Francese quella parte del Decreto che gli fu commesso di sviluppare ed eseguire.

Dal nostro Esercito di operazione contro i Napoletani abbiamo liete notizie di successi altamente onorevoli alle armi repubblicane. I reali sgombrarono precipitosamente da Albano e da Palestrina all’appressarci delle nostre milizie concentrandosi sopra Velletri; ma ivi raggiunti jeri dai nostri corpi, e assaliti vigorosamente,