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vindice di Bologna! Suoni ogni campana il tocco dell’agonia che il popolo intima all’invasore straniero! Accendete sui vostri monti, di giogo in giogo, simbolo della fratellanza nell’ira, i fuochi che diedero nel decembre 1847 il programma della nostra rivoluzione! Sventoli per ogni dove, sulle torri, sui campanili, la rossa bandiera! Di terra in terra, di casolare in casolare, corra un fremito di battaglia! Sappiano il nemico, l’Italia, l’Europa che quì, nel core della Penisola, stanno tre milioni d’uomini legati in sacramento di tremenda difesa, decisi irrevocabilmente a combattere sino all’estremo, a sotterrarsi, anzichè cedere, sotto le rovine della Patria! E viva Dio! nessuna potenza umana potrà rapirci di vincere. Tre milioni d’uomini sono onnipotenti quando dicono: noi vogliamo.

Italiani figli di Roma! militi della Repubblica! Questa è un’ora solenne preparata da secoli: uno di quei momenti storici che decretano la vita o la morte d’un popolo.

Grandi e potenti per sempre, o segnati per sempre del marchio di servitù: riconosciuti liberi e fratelli dalle Nazioni o condannati alla nullità degli obbedienti al capriccio altrui: padroni di voi medesimi, delle vostre case dei vostri altari, delle vostre tombe, o cosa e ludibrio d’ogni tiranno: raccomandati alla immortalità della gloria o della vergogna: sarete ciò che vorrete. Il giudizio di Dio e dell’Umanità pende dalla vostra scelta.

Siate grandi. Decretate la vittoria. Il popolo la conquistava agli Spagnuoli, ai Greci, agli Svizzeri: la conquisti all’Italia. I Presidi, i Com-