Biografie dei consiglieri comunali di Roma/Ettore Novelli
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NOVELLI COMMEND. ETTORE
Consigliere Provinciale
Nasceva egli da agiati ed onesti parenti sul finire dell’anno 1821, quando cominciava l’italiano risorgimento. — Nel seminario di Velletri, sua terra natale, fece egli i primi studi, e sin da giovinetto dimostrò bello, vivace, robusto l’ingegno, gentilissimo il cuore. — Alla Romana Università perfezionando i suoi studi si diè di preferenza a quelli letterari, chè verso i medesimi sentiva trasporto grandissimo, epperò frequentò anche le lezioni di quel Luigi-Maria Rezzi, che quantunque vagheggiasse troppo le pastoie di certe regole aristoteliche, pure non impastoiò mai nessun ingegno. — Il Novelli si rivelò quindi siccome una mente eletta, siccome un’anima bellissima e fervida, e fu da professori, da amici, da compagni di scuola avuto in grande onore e in grande estimazione. —
Vennero i giorni degli entusiasmi politici, in cui una nuova aurora di felicità parea sorgesse per Italia. — Le aperte pagine della storia tutti ci presentano i fatti, che si svolsero nel 1848 e 1849. — Il Novelli sebbene in giovanissima età, pur dimostrò maturità di consiglio, e le sue distinte virtù, che già risplendevano, lo fecero degno di essere eletto nella Prefettura di Velletri qual consigliere delegato, e quivi si parve suo valore morale, civile è politico, perocchè in mezzo alla difficoltà dei tempi, tra le mene di un clero fanatico e le invasioni dei borbonici e degli spagnuoli, seppe alla reputazione di quella provincia e alla propria ben provvedere, onde sino da allora divenne egli l’anima di quei luoghi, e meritò che la storia imparziale, e specialmente quella del Rusconi riferisce anco documenti dettati da lui. —
Tostochè le armi di Francia trafissero a morte la Romana Repubblica, ristorato il governo papale, il Novelli corse pericolo di esser cacciato in esilio, e visse alcun tempo nascosto, ma poscia e in Boma, e nella sua terra natia egli continuò a spiegare sua azione patriottica, e si diè a quel lavorio non mai interrotto, che lento sì, ma saldo e costante per tutta Italia, preparò il 1849, e proseguito nei luoghi rimasti alla soggezione teocratica condusse al settembre del 1870. — Ed il Novelli seppe sempre con tanto accorgimento, con tanta abilità operare, che non cadde mai nei lacci del prete, tesi con l’orditura di molti processi politici, che anzi levata di se fama bellissima per lo splendor dell’ingegno, perocchè e nello scrivere di prosa e di verso erasi guadagnato reverenza ed onore, è a credersi che anco il clericale governo lo avesse in rispetto. — E di vero a lui non esitava di offrire cariche ed offici, cui però il Novelli dignitosamente rifiutava, e solo accettò di esser consigliere comunale in Velletri e deputato provinciale, giacchè la nomina gli veniva da una specie di pubblico suffragio, secondo le leggi di quei dì. Come consigliere comunale coraggiosamente e costantemente si oppose alla rovina economica della sua città, giovò e si fece padre a tutta la gioventù, impiantando scuole elementari e tecniche, in quel tempo quasi vietate, migliorando il ginnasio e il liceo Veliterno, e tutto dirigendo per dodici anni con amore infinito, con gratuita fatica, con sapienza rarissima. Come deputato e amministratore provinciale, meritò di essere il primo che fosse destituito per aver voluto l’annessione al Regno d’Italia nel 1867, quando Nicotera co’ suoi garibaldini chiamò a libertà la provincia di Campagna e Marittima.
Apparve finalmente il giorno, che era nel sospiro dei secoli, nel voto d’Italia, nel cuore di tutti i patriotti, nell’anima gloriosa di tutti i martiri. — Il 20 Settembre 1870. — Roma coronavasi capitale d’Italia, e una nuova èra incominciava — Uomini, che per lo passato erano vissuti nella tenebra dell’oscurantismo, e nel mistero dei chierci, uomini che non avevano mai seminato, pur si fecero innanzi per mietere, gridando
Viva arlecchini, | E guelfi e maschere |
E burattini, | D’ogni paese; |
E Ghibellini, | Evviva chi salì, viva chi scese. |
e molti raccolsero il frutto, che era serbato a chi operò per la patria, e fu vista una gente attaccarsi all’albero del nuovo governo, come verme roditore, e i buoni gemerono. — Il Novelli fu nauseato da quelle vergogne, e mentre rifuggiva dall’accogliere qualunque ufficio, pure accettò di subito quello di Commissario della pubblica istruzione per tutta la provincia, allo scopo di portar giovamento alla gioventù crescente. — Tratto dall’amore del proprio paese, desideroso di vedere tutto avviarsi nel cammino del progresso e della civiltà, del benessere e della felicità del popolo, accettava di poi la carica di Consigliere della nuova Provincia di Roma e faceva parte della prima Deputazione. — Per incarico avutone dalla Luogotenenza e mosso dal solo pubblico bene istituì in tutto il circondario di Velletri in quei primi mesi tra il 1870 e il 1871 tutte le scuole elementari maschili e femminili, e cooperò caldamente alla fondazione dell’Istituto Tecnico Provinciale. — In appresso fece parte del Consiglio Scolastico Provinciale, del Consiglio Direttivo dei Sordo-Muti, e delle Commissioni di altri Istituti, e ne fa parte tuttora, lasciando dappertutto traccia del suo eletto sapere.
A provar poi quanto egli sia nella stima e nell’affetto della cittadinanza di Velletri, giovi notare come egli fosse candidato nel suo collegio la prima volta che mandò il rappresentante al Parlamento Nazionale, e fu certamente sventura che egli non uscisse vincitore nella lotta di ballottaggio, molto onorevolmente sostenuta contro il Principe di Teano, che egli aveva vinto di gran lunga nella prima votazione. — E per fermo il bello ingegno, la vastità delle cognizioni, le rare doti dell’animo, l’operosità instancabile, e tutte le più gentili e forti virtù, che lo adornano, ben lo rendevano degno dell’altissimo officio, al quale noi confidiamo sarà mandato nelle prossime elezioni politiche, chè la patria abbisogna d’uomini nuovi, sapienti, onesti, operosi, i quali quella prosperità e quella felicità le apportino, che è tanto sospirata. — Ed il Novelli è del bel numero uno. —
Volgendo l’anno 1873 fu desso Commissario nei circondari di Velletri, Viterbo, Civitavecchia e Frosinone, per impedire, nella soppressione delle corporazioni religiose, la dispersione delle biblioteche, dei gabinetti scientifici, degli oggetti di antichità e belle arti, che erano ancora nei conventi. Operò con prontezza, con energia, con disinteresse; — salvò con tutta legalità quegli oggetti, che non eran stati portati via, e recuperò quadri, oggetti preziosi, e molti volumi, che erano stati trafugati, non altro mezzo adoperando che quella buona grazia, quel fare dolce, insinuante, che in lui è naturale, e che perciò più seduce il cuore. —
Alle molteplici cure, che lo stringono, congiunge di presente anche quella di essere bibliotecario dell’Angelica, in cui va tutto riordinando, e l’altra di presiedere la Commissione creata dalla Giunta Liquidatrice per la conservazione di tutte le biblioteche monastiche soppresse di Roma, e pel loro trasporto e riordinamento nelle biblioteche governative, pei gabinetti scientifici, musei, antichità ed altro, e alla delicatezza di siffatto lavoro si unisce anche una faticosa attenzione, una paziento sollecitudine, ed il Novelli al tutto adempio con soddisfazione e con lode. — E di vero la sua attività, la sua energia, il suo pronto operare è pari all’ingegno, pari al fuoco della sua anima, che divampa sovente nei liberi canti della italiana sua musa. — Il Novelli è uno dei più distinti letterati contemporanei, ed il suo nome suona onoratissimo e in grande reverenza nella repubblica letteraria. Molti pregiati lavori egli pubblicò, che gli procacciarono sempre più alta la fama. — I versi per il trasporto della salma del Foscolo, le Tre Margherite, un canto a Carlo Alberto per lo statuto, la traduzione di Ero e Leandro dal greco di Museo e il Centenario del Petrarca sono lavori, che rivelano una mente di alti concepimenti, un’anima ardentissima di vate, un ingegno elettissimo. —
Nel Consiglio Provinciale di Roma per il mandamento di Velletri è desso uno dei più distinti Consiglieri, cooperatori di quella amministrazione provinciale, che può presentarsi a modello. — Ei fu il primo ad esser decorato per suoi meriti della Commenda della Corona d’Italia. —
Più potrebbe dirsi di lui, ma a noi basta aver delineata la sua figura, come quella di un cittadino liberale, onesto, sapiente, letterato, che molto onora la patria, all’amore della quale ha consacrato la vita, di un cittadino, che la forza dell’ingegno dispone per il bene della propria città, per la fortuna della Provincia, per la felicità della Nazione, nè esitiamo di consegnarlo in isterico volume a perpetuità di sua fama illustre, ad esempio della generazione crescente.
Roma. — Ottobre 1874.