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novelli commend. ettore |
trasporto grandissimo, epperò frequentò anche le lezioni di quel Luigi-Maria Rezzi, che quantunque vagheggiasse troppo le pastoie di certe regole aristoteliche, pure non impastoiò mai nessun ingegno. — Il Novelli si rivelò quindi siccome una mente eletta, siccome un’anima bellissima e fervida, e fu da professori, da amici, da compagni di scuola avuto in grande onore e in grande estimazione. —
Vennero i giorni degli entusiasmi politici, in cui una nuova aurora di felicità parea sorgesse per Italia. — Le aperte pagine della storia tutti ci presentano i fatti, che si svolsero nel 1848 e 1849. — Il Novelli sebbene in giovanissima età, pur dimostrò maturità di consiglio, e le sue distinte virtù, che già risplendevano, lo fecero degno di essere eletto nella Prefettura di Velletri qual consigliere delegato, e quivi si parve suo valore morale, civile è politico, perocchè in mezzo alla difficoltà dei tempi, tra le mene di un clero fanatico e le invasioni dei borbonici e degli spagnuoli, seppe alla reputazione di quella provincia e alla propria ben provvedere, onde sino da allora divenne egli l’anima di quei luoghi, e meritò che la storia imparziale, e specialmente quella del Rusconi riferisce anco documenti dettati da lui. —
Tostochè le armi di Francia trafissero a morte la Romana Repubblica, ristorato il governo papale, il Novelli corse pericolo di esser cacciato in esilio, e visse alcun tempo nascosto, ma poscia e in Boma, e nella sua terra natia egli continuò a spiegare sua azione patriottica, e si diè a quel lavorio non mai interrotto, che lento sì, ma saldo e costante per tutta Italia, preparò il 1849, e proseguito nei luoghi rimasti alla soggezione teocratica condusse al settembre del 1870. — Ed il Novelli seppe sempre con tanto accorgimento, con tanta abilità operare, che non cadde mai nei lacci del prete, tesi con l’orditura di molti processi politici, che anzi levata di se fama bellissima per lo splendor dell’ingegno, perocchè e nello scrivere di prosa e di verso erasi guadagnato reverenza ed onore, è a credersi che anco il clericale governo lo avesse in rispetto. — E di vero a lui non esitava di offrire cariche ed offici, cui però il Novelli dignitosamente rifiutava, e solo accettò di esser consigliere comunale in Velletri e deputato provinciale, giacchè la nomina gli veniva da una specie di pubblico suffragio, secondo le leggi di quei dì. Come consigliere comunale coraggiosamente e costantemente si oppose alla rovina economica della sua città, giovò e si fece padre a tutta la gioventù, impiantando scuole elementari e tecniche, in quel tempo quasi vietate, migliorando il ginnasio e il liceo Veliterno, e tutto dirigendo per dodici anni con amore infinito, con gratuita fatica, con sapienza rarissima. Come deputato e amministratore provinciale, meritò di essere il primo che fosse destituito per aver voluto l’annessione