Biografia di Frà Paolo Sarpi/Vol. II/Appendice bibliografica/Sezione sesta
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SEZIONE SESTA.
Biografi di F Paolo.
1.° L’erudito Marco Foscarini vide nell’archivio de’ Serviti di Treviso una lettera scritta da Castelfranco in data del 16 febbraio 1628 di un padre Rossi Servita che parla di una Vita di Frà Paolo, uscita pure allora dai torchi, soggiungendo che gli esemplari erano svaniti in un punto; ma di questa Vita nè il Foscarini né altro critico o bibliofilo ha trovato migliori indizi. Forse era qualche librettino stampato a Venezia, di cui non rimane più traccia.
2.° La prima Vita di Frà Paolo Sarpi è quella stampata a Leida nel 1646, poi ristampata a Venezia nel 1658, indi riprodotta in quasi tutte le collezioni di Opere Sarpiane, e tradotta anco in altre lingue. Fu attribuita a Frà Fulgenzio Micanzio amico del Sarpi, finchè il Bergantini e il Foscarini alla metà del secolo passato si sforzarono di distruggere questa opinione. Ma la critica sottile del secondo va troppo oltre nel crearsi obbiezioni, parte inferme per sè e parte contrarie ai fatti. Dice che di questa Vita non si trova cenno fra gli scritti del Micanzio, ma il dottore Labus possiede una lettera di lui del 23 agosto 1635 diretta al Galileo, dove ne parla appunto, e dice che gliene fu carpita una copia da cui ne furono tratte altre, ciò che gli recava sommo fastidio, non essendo essa altro che un abbozzo imperfettissimo venuto fuori dalla penna senza nessun’arte nè cautela. Quegli esemplari si sparsero rapidamente, perchè Ugone Grozio in una sua del 16 marzo di quell’anno medesimo dice di possederne uno; ma dubitare gli amici che si potesse stamparla senza pericolo di Fulgenzio. Pure fu stampata otto anni prima ch’e’ morisse, ed egli non la smentì giammai: se non che essendovi sparse per entro calde espansioni di amore pel suo maestro e caldi sfoghi di sdegno contro ai persecutori di lui, è probabile che per questi rispetti abbia distrutto presso di sè ogni traccia della medesima per non compromettersi.
I falli d’ignoranza, imputati a questa Biografia dal critico veneziano, spariscono quando si considera essere un imperfetto abbozzo, dettato come suggeriva la memoria o l’abbondanza de’ pensieri, senza ordine o stile o economia di disegno; ponendo in principio ciò che va in fine e viceversa, non indicando tempi, divagando in fastidiosi episodi frateschi, omettendo preziose circostanze e non rettificando epoche o fatti: imperfezioni consuete a chi sbozza un libro, che poi emenda colla riflessione e colle indagini. Il Biografo raccontando la morte di Frà Paolo dice: «Perchè la sua infermità fu una delle più grandi dimostrazioni della grandezza del suo animo, merita d’essere più particolarmente saputa, e io sono risoluto di porla coll’istessa narrativa che colle note del rimanente della sua vita mi è capitata in mano». Da queste parole cava il Foscarini che il Biografo non può essere Frà Fulgenzio, il quale non aveva bisogno di note altrui per raccontare la morte del suo maestro; ma Fulgenzio parla di memorie sue proprie, e probabilmente dei ragguagli che giorno per giorno egli mandava al Collegio.
Del resto posso dire che più di una volta mi è riuscito di certificare i racconti di Fra Fulgenzio abbenchè impugnati dal Foscarini o dal Grisellini, e alla sola imperfezione del suo lavoro conviene attribuire il difetto di più ampie notizie intorno alle elucubrazioni scientifiche del Consultore, e a sbaglio di memoria i titoli o la sostanza di certi trattati del Sarpi dal Fulgenzio inesattamente ricordati.
Arrogi che l’edizione di Leida, da cui provennero le altre, essendo stata eseguita su qualche cattivo testo a penna, oltre al guazzabuglio descritto, vi corsero omissioni, storpiature e contro sensi in buon numero.
3.° Un secolo dopo la morte del Sarpi due suoi correligiosi si occuparono con zelo a raccogliere tutto che riguardava la vita e gli scritti di lui; e furono il Padre Bergantini già ricordato nella Sezione II Classe II, e il Padre Buonfigliuolo Capra di Lugano, già stato vicario generale in Portogallo. Quest’ultimo si occupò particolarmente a documentare l’Istoria del Concilio Tridentino affine di dimostrarne la piena veracità; e toccava al fine del suo lavoro quando per infermità essendo andato a respirare il clima natìo nel convento di Mendrisio, vi morì di 36 anni a’ 15 di ottobre del 1746. Delle laboriose ricerche di que’ due letterati nulla rimane, essendo state consumate dall’incendio memorato più volte.
Ciò nulla ostante il Bergamini aveva pubblicata un’operetta assai pregevole col titolo Frà Paolo giustificato, dissertazione epistolare di Giusto Nave. La prima edizione è di Venezia con data di Colonia 1752, e la terza con note di Agostino Venuti (lo stesso Bergantini) è del 1756 pure in data di Colonia. La dissertazione è diretta al P. Capra, e racchiude notizie e documenti di molto interesse.
4.° Prima dell’incendio del 1769 ebbero agio di frugare nella biblioteca ed archivio de’ Servi il procuratore poi doge Marco Foscarini e il dottore Francesco Grisellini, ambo veneziani, a cui molto profittarono le fatiche dei due lodati Serviti.
Foscarini possedeva altresì una doviziosa collezione di MSS. che poi andarono dispersi, o che trasportati a Vienna fra gente incuriosa e spregiatrice delle cose italiane sono consunti dalle tarme della Biblioteca imperiale. Con que’ sussidi arricchì di belli articoli, concernenti il Sarpi, la sua Letteratura Veneziana. Di quest’opera erudita e piena di critica e di buon gusto fu pubblicata la sola prima parte, Padova 1752, splendida edizione in fol.; la seconda che comprendeva le scienze e in cui l’Autore prometteva altre notizie sul nostro Sarpi, per la morte di esso Foscarini, per crassa ignoranza de’ suoi eredi, e per colpevole indolenza de’ patrizi veneti e del governo, restò inedita, e fu un monumento di meno innalzato ai fasti della letteratura nazionale. Il MS. passò esso pure a Vienna, donde forse non uscirà più alla luce.
5.° Il Grisellini profittando dei lumi de’ suoi antecessori e della loro assistenza raccolse assai cose per tessere una compiuta biografia del Sarpi. La seconda edizione (ignoro la prima) delle sue Memorie aneddote spettanti alla vita e agli studi del sommo filosofo e giureconsulto Frà Paolo Servita è in data di Losanna 1760, ma in Venezia per Modesto Fenzo, tradotte poi in tedesco dal professore Lebret di Lipsia. Furono impugnate dal P. Appiano Buonafede nel suo discorso della Impudenza Letteraria; ma con pedantesche buffonerie anzichè con sodi argomenti, così che per nulla scema il merito di quell’opera.
Più anni dopo il Grisellini la rifece e la pubblicò col titolo: Del Genio di Frà Paolo in ogni facoltà scientifica e nelle dottrine ortodosse tendenti alla difesa dell’originario diritto de’ sovrani ecc. ecc. 2 vol. in 8.° Venezia 1785. Ivi corresse gli errori incorsi nelle Memorie e aggiunse più altre scoperte e notizie, in parte fornitegli dal cavaliere Trifone Wrachien consultore di Stato.
Ma più che una storia critica e filosofica di Frà Paolo, ci diede una storia accademica degli studi di lui, passabilmente stucchevole per la narrazione in forma dissertativa, per l’ordine troppo minuziosamente cronologico, e per le frequenti sospensioni affine di stabilire o confutare autorità, o rettificare e difendere fatti. La parte scientifica è ciò che v’ha di meglio: non è profondo, ma è circostanziato; documenta ogni cosa che dice ed è quasi sempre fedele. Pure io avrei desiderato col Tiraboschi che non sempre si fosse contentato di citarci il tale o tale scritto inedito di Frà Paolo, di cui egli solo possedeva gli estratti, ma ci avesse portate in margine le precise parole di lui, come fa qualche volte o che portandole non le avesse alterate, come fa qualche altra. Ma nella parte veramente istorica della vita di Frà Paolo è arido, inesatto, senza interesse, cade spesso in errori massicci, ed è ben lontano dallo avere svolti colla debita profondità gli avvenimenti o gli oggetti sopra a’ quali il Sarpi stampò orme tanto onorevoli. Persuaso col Foscarini che la Vita di Frà Paolo non è del Micanzio ma di un altro cui chiama l’Anonimo, le attribuisce sbagli che poi diventano sbagli suoi; non avendo studiato colla debita attenzione le opere del suo Autore, non seppe determinare con esattezza l’occasione e l’epoca di ciascuna, e quindi gli mancò un filo principalissimo per condursi alla cognizione degli avvenimenti e dei legami che gli uniscono; e non avendo studiata a fondo la storia di quel tempo, nega molti fatti che pur sono veri, altri ne trasporta fuori di luogo e ne ignora non pochi. Per esempio sostiene, contro Frà Fulgenzio, che Frà Paolo non andò a Roma nel 1579 quando ebbe l’incombenza di rifare le costituzioni dell’Ordine; ma il torto del Grisellini appare certissimo dagli annali de’ Serviti del P. Arcangelo Giani, dalle lettere del generale Tavanti e dalle Bolle relative a quel negozio. E non solo due volte Frà Paolo andò a Roma, come pretende il Grisellini, ma cinque come ho potuto ricavare da autorità indubitabili. Lo stesso Grisellini pone la gita dell’ambasciatore olandese Aarsens a Venezia nel 1609, e quella del Vandermyle di cui ignora i particolari nel 1619, mentre è tutto il contrario. Erra sulla visita di Giovanni Daillé, sproposita sul tentato assassinio di Frà Paolo senza parlare di cento altre omissioni ed inesattezze che nel suo posto e colle sue relazioni e un po’ più di diligenza non gli era difficile di evitare. Con tutto ciò le ricerche del Grisellini sono preziosissime, e dobbiamo sapergli grado di averci conservato documenti e notizie che senza di lui sarebbono forse irreparabilmente smarrite.
6.° Il Courayer scrisse anch’egli una vita del Sarpi che premise alla sua versione dell’Istoria del Concilio di Trento, e che tradotta in italiano si legge nella edizione del 1757. Ma il poco che contiene di vero è tolto dalla biografia di Frà Fulgenzio, e tutto il resto non è che un romanzo.
Monsignor Giusto Fontanini vescovo di Ancira lasciò inedita una Storia arcana della vita di Frà Paolo, stampata poi in Venezia nel 1803 1 vol. in 8.° per cura di Don Giuseppe Ferrari arciprete di San Leonardo in Mantova: la quale non è che una insulsa e forsennata invettiva, traboccante d’ingiurie e di malafede.
Non parlo della Vita del Sarpi inserita fra quelle del Fabroni, la quale non è che un compendio di ciò che scrisse il Grisellini; nè di quella troppo breve ed imperfettissima del Lomonaco, nè di altre inserite nelle collezioni biografiche.