Biografia di Frà Paolo Sarpi/Vol. II/Appendice bibliografica/Epitaffio
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EPITAFFIO
Ecco l’epitaffio (di Giovanni Antonio Venier) ricordato nel Capo XXX a pag. 346.
PAULUS Venetus Servitarum
Ordinis Theologus,
Ita prudens, integer, sapiens,
Ut majorem nec humanorum
Nec divinorum scentiam,
Nec integriorem nec sanctiorem
Vitam desiderares:
Intelligentia per cuncta permeante,
Sapentia affectibus dominante
Præditus,
Nulla unquam cupiditate commotus,
Nulla animi ægritudine turbatus,
Semper constans, moderatus, perfectus,
Verum innocentiæ exemplar,
Deo mira Pietate, Religione,
Continentia addictus:
Tantis virtutibus
Reipublicæ in sui desiderium
Concitatæ justam, fidelem operam
Navans:
(Religiosum nominem, dum patriæ servit, haud a Deo separari existimans)
Summa consilii, rationis vi libera,
Integra mente publicam causam
Defendens,
Magnas a libertate Veneta
Insidias sua sapientia
Repellens;
Majus libertatis præsidium in se
Quam in Arcibus, Exercitibus
Positum,
Venetis ostendens;
Mortales
An magis amandus, mirandus,
Venerandus,
Dubios faciens;
De nominis apud probos
Æternitate,
De animi apud Deum
Immortalitate
Securus;
Morbum negligens,
Morte contemnens,
Loquens, docens, orans,
Contemplans,
Virorum actiones exercens,
LXXI Ætatis anno
Magno bonorum ploratu
Non obiit, abiit e vita, ad vitam
Evolavit.
che in italiano tradotto vuol dire:
«Paolo Veneto teologo dell’ordine dei Servi, così prudente, integro, saggio che non potevi desiderare maggior scienza delle cose umane o divine, nè più integra e più santa vita, e dotato di tale intelligenza ch’e’ penetrava ogni cosa, e di tale sapienza che dominava gli affetti; così non fu mai commosso da nissuna cupidità, non fu mai turbato da nissuna infermità dell’animo, sempre costante, moderato, perfetto, vero modello d’innocenza e affezionato a Dio per pietà, religione e continenza ammirabile. Con tante virtù porse da sè solo alla Repubblica, concitata contra il suo desiderio, un’opera giusta e fedele: chè l’uomo religioso non crede mica di separarsi da Dio intanto che serve alla patria; ei difese la causa pubblica colla somma del consiglio, colla forza libera della ragione, e colla integrità della mente; colla sua sapienza respinse grandi insidie ordite contro la libertà veneta, mostrando ai Veneziani che il maggior presidio della libertà è posto in sè proprio anzichè nelle fortezze o negli eserciti, e lasciando in dubbio i mortali se egli fosse più degno di amore, o di maraviglia, o di venerazione. Sicuro che il suo nome sarebbe eterno appo i buoni, che il suo spirito sarebbe immortale appo Dio, non curante delle infermità, spregiando la morte, parlando, insegnando o immerso nella preghiera e nella contemplazione, esercitando tutte le azioni che sogliono i vivi, nell’anno LXXI della sua età, con gran pianto de’ buoni non morì, smarrì la vita terrena e volò alla vita eterna».
fine del secondo ed ultimo volume.