Biografia di Frà Paolo Sarpi/Vol. II/Appendice bibliografica/Sezione quinta
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SEZIONE QUINTA.
Progetto di una nuova edizione Sarpiana.
Fra gli scritti del Consultore molti non hanno più alcun interesse per noi, e tutto al più possono giovare a chi voglia scrivere con profondità e fede sincera la storia della Repubblica veneta e del misterioso suo governo, del quale finora pochissimi hanno una esatta idea, e meno di tutti la ebbe Pietro Daru, la cui Storia della repubblica di Venezia abbonda di molti pregi, tranne quello della fedeltà.
Volendo adunque fare una edizione delle opere di Frà Paolo, bisognerebbe in primo luogo escludere tutto ciò che non è suo, in secondo luogo omettere tutti gli scritti che toccano oggetti locali e del tempo, come quelli sull’Adriatico, su Ceneda, sulla Vagandizza, sopra Aquilea e i moltissimi suoi consulti dettati ad occasione, e in ultimo tutti i sommarii, schede, abbozzi, od altri lavori imperfetti e di poco conto; ed attenersi a quelle sole che hanno titoli alla immortalità.
1.° Istoria del Concilio Tridentino.
Pel testo converrebbe procurarsi un copia esatta, trascritta e collazionata da persone intelligenti, del MS. autografo esistente nella Biblioteca di San Marco a Venezia; ed attenersi a quello piuttosto che alle edizioni stampate. Ove poi occorresse di servirsi anco di queste, non bisogna dipartirsi dalla prima edizione di Londra 1619, e dalla seconda di Londra (o meglio di Ginevra) 1757 che in alcune cose corregge l’antecedente. Il Courayer che ha fatto uno studio particolare sulla Istoria di Frà Paolo, ed è il migliore tra i suoi traduttori, preferisce alla prima di Londra la prima di Ginevra 1629; ma quel dotto critico s’inganna sicuramente, perchè le mutazioni introdotte in quest’ultima non possono essere dell’autore, come la prova la maggiore conformità che passa tra la Londinense e l’autografo. Consiglierei ancora di adottare la divisione de’libri in capi o numeri come ha fatto il Courayer, notando in margine l’anno sotto cui corrono gli avvenimenti e il nome del pontefice regnante. Non molte illustrazioni, ma poche e brevi postille dove gli sbagli dello storico sono evidenti o di qualche momento; chè del resto l’Istoria del Tridentino di Frà Paolo non ha bisogno di essere documentata per essere creduta.
Colgo l’occasione di avvertire che tanto questa che le altre opere del Sarpi, nella ristampa, e principalmente nelle Collezioni di Verona e di Napoli, furono barbaramente sfigurate nella loro ortografia e modi originali di dire, per cui converrebbe ridurle alla primitiva lezione, ricorrendo alle migliori e più antiche edizioni o a buoni testi a penna che a Venezia non mancano, o all’analogia. Per esempio il Sarpi dice debito, non dovuto; anco, non anche; immediate, non immediatamente; Evangelio, non Vangelo; ceremonia, non cerimonia; statuire quando si riferisce a leggi e non stabilire; qualche lo concorda spesso col plurale a cui nelle stampe fu sostituito alcuni; tira sempre i vocaboli alla loro origine latina, come concistorio, imperio, non concistoro, impero; rarissime volte usa l’articolo lo e solo quando è inevitabile, come lo spirito; scrive perilchè non perlochè; l’istesso, non lo stesso; nei tempi de’ verbi non usa mai sarebbero, direbbero, ma sarebbono, direbbono e simili; e neppure elide una vocale come andrei, vedrebbono, ma scrive anderei, vederebbono; fa poco o niun conto dell’uso toscano di preporre una i alla s impura come in Ispagna, ma scrive in Spagna, ecc.
2.° Istoria dell’Interdetto di Venezia; conosciuta altrimenti coi titolo Historia particolare delle cose passate tra ’l sommo pontefice Paolo V e la serenissima repubblica di Venetia gli anni 1605, 1606 e 1607".
La prima edizione in 4.° piccolo di 311 carte, colla data della Mirandola 1624, fu eseguita a Ginevra siccome è indicato sul frontispizio di un esemplare da me veduto dove le parole in Geneva stanno soprapposte in minuto carattere di stampa alle parole in Mirandola che sono maiuscole. Lo stampatore nella prefazione dice: «E perchè mentre è vissuto l’autore non ha voluto per molti rispetti che questa sua opera fosse pubblicata, poco prima della sua morte ne diede il carico al Signor Marc’Antonio Pellegrino gentiluomo urbinate, il quale desiderando sgravarsi di così precioso pegno, l’ha inviato in queste parti per farlo palese a tutto il mondo».
Si corregga ciò che ho detto al capo XVIII p. 10 dove un error di memoria mi ha fatto confondere questa colla edizione che sarà accennata qui sotto.
Da una Memoria del trasporto delle ossa di Frà Paolo dalla demolita chiesa di Santa Maria de’ Servi a quella di S. Michele.di Murano (di Emanuele Cicogna) a pag. 13 cavo la seguente notizia:
«Il conte Francesco Calbo Grotta tra suoi copiosi MSS., dei quali fece dono al nostro Seminario Patriarcale, vi aveva copia MS. del Racconto della storia dell’Interdetto, opera di Frà Paolo, dove ad ogni faccia di scritto ve n’era opposta una in bianco. Ora in fronte al libro leggevasi così: «Questo racconto fu fatto dal Padre maestro Paolo Servita, et io Dom. Molino lo feci coppiare in questa forma da Francesco Scorzon della villa di Gorgo mio cameriere, ad istanza del suddetto Padre che disegnava aggiongerli diversi particolari che mancano, ma restò impedita l’opera dalla sua morte che seguì l’anno 1623, a XI (leggi XV) gennaro: ond’il libro fu poi stampato in Franza come staua, et ristampato in Vinezia, con un’aggiunta in fine, ch’io diedi a M. Ant. Pinelli, la qual mancava così in questo MS. come nella stampa francese: la stampa che dice in Mirandola è fatta in Francia, quella che dice in Lione è fatta in Vinezia d’Antonio Pinelli stampator Ducale l’anno 1625.»
Questa edizione del Pinelli è dunque la migliore: fu ristampata nella Collezione di Verona e ricopiata in quella di Napoli. Nelle Opere Varie di Frà Paolo, 2. vol. in fol. 1750 fu seguita malamente l’edizione di Ginevra che infatti si riscontra mutilata in più luoghi.
3.° Consulto sull’appellazione dal papa al Concilio.
Trattati di Giovanni Gersone.
Apologia pei medesimi.
Considerazioni sulle Censure.
Trattato dell’Interdetto.
Lettera latina ai Cardinali Inquisitori.
Consulto circa le istanze fatte da Roma per la proibizione di questi ed altri libri.
Di tutte queste opere, tranne la prima e l’ultima, si hanno edizioni, quantunque rare, eseguite sotto gli occhi dell’autore medesimo.
4.° Discorso sulla Inquisizione di Venezia.
Ne esiste un’esemplare (ove non sia cosa diversa) fra i Consulti inediti dell’Autore di cui ho dato conto nella Sezione II, ed un altro esemplare copiato nitidamente su pergamena, e cavato per fermo dall’autografo, esiste nella stessa Biblioteca di Brera. Quest’ultimo dal breve confronto che ho potuto farne, quando non pensava che o bene o male sarei diventato un giorno il biografo di Frà Paolo, mi sembra non dissimile dagli stampati, tranne la locuzione che in questi è guasta al solito. Non ho alle mani le Opere Varie edizione del 1750, ma se ben mi ricordo la lezione debbe essere migliore di quella che leggesi nelle Collezioni Veronese e Napolitana.
5.° Istoria dei beneficii ecclesiastici.
Converrebbe seguire l’edizione di Colonia Alpina 1675; e mancando questa, bisogna levare dal capo XII le ultime parole relative alla dignità de’ cardinali: ed alla quale pare non trovarsi titoli sufficienti. Il pontefice presente Urbano VIII ha per bolla propria conceduta loro l’Eminenza, statevi aggiunte da qualche amanuense, perchè Frà Paolo morì prima del ponteficato di Urbano VIII.
Volendo aggiungervi le annotazioni dell’Amelot, bisognerebbe distinguerle dalle chiamate o postille dell’Autore, ora malamente confuse insieme. Noto per incidenza che il Selvaggi con un plagio che sa di gofferia, e di cui si trovano più altri esempi in quella sua ristampa delle Opere Sarpiane, spaccia le annotazioni dell’Amelot come se fossero sue.
6.° Delle Immunità delle Chiese, o del Diritto di asilo col capitolare che ne fa il compimento.
7.° Una scelta de’ consulti o frammenti più curiosi, quali sono i seguenti:
Discorso sopra le contribuzioni dei cherici.
Sopra la degradazione dei medesimi.
Sopra il conservatore della Clementina.
Sopra l’autorità della Nunciatura.
Se sia lecito ai cattolici ricevere aiuto dagli eretici.
Sopra il collegio de’ Greci in Roma.
Sopra la controversia de Auxiliis.
Se un figliuolo del doge poteva ottener beneficii ecclesiastici.
Sopra gli affari della Valtellina.
Sopra la congiura del duca di Ossuna.
Dalla immensa farraggine delle altre scritture edite ed Inedite del nostro Autore chi avesse pazienza e mezzi di poterle esaminare potrebbe estrarre tutti i frammenti che interessano la storia o la ragione umana, e darli come pensieri slegati, e distribuiti con quell’ordine che sembra più acconcio; ed anco potrebbe ridurli ad un ragionato sistema di diritto pubblico ecclesiastico, e di diritto feudale: lavoro che tornerebbe assai utile a conoscere la storia civile e diplomatica di que’ tempi, e specialmente la veneziana, così poco studiata e che meriterebbe di esserlo molto più.
8.° Storia degli Uscocchi a cui si potrebbe aggiungere una breve appendice per ridurla a compimento.
9.° Lettere.
Ho parlato a suo luogo della loro importanza. Perchè l’edizione sia utile dovrebbe essere illustrata da annotazioni istoriche che richiamino i fatti a cui allude l’autore, qualche volta oscuramente. Converrebbe eziandio disporle non secondo gl’indirizzi, ma per ordine cronologico, italiane e latine insieme, perchè a questo modo i fatti si continuano e le lettere si illustrano a vicenda. Le Ginevrine dovrebbero essere corrette con severa critica affine di ridurle alla più probabile lezione. Anco le latine stampate sono scorrettissime, ma non mancano buoni testi a penna in pubbliche biblioteelie e in mani private.