Bergamo e sue valli, Brescia e sue valli, Lago d'Iseo, Valcamonica/II

Valle Brembana

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I III


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CAPITOLO II.


VALLE BREMBANA




1. Bergamo-(Brembilla-Valle Taleggio)-Zogno-Fonte Bracca-(Valle Serina)-S. Pellegrino-S. Gio. Bianco.

a) In ferrovia. ― La stazione trovasi a lato della stazione delle Ferrovie di Stato e di quella per la Valle Seriana, colle quali è collegata mediante appositi binari di raccordo per il servizio cumulativo.

Il percorso complessivo è di circa 30 km. da Bergamo a S. Giovanni Bianco.

La linea si svolge in gran parte sopra terreno assai accidentato e roccioso ed assume il carattere di ferrovia di montagna.

Lungo il percorso si attraversano 17 piccole gallerie (200 m. la più lunga) ed 8 viadotti.



Vettura della Ferrovia Elettrica di Valle Brembana


2 km. Bergamo-Borgo S. Caterina. — 4 km. Valtesse. — 5 km. Pontesecco. — 6 km. Ponteranica. — 9 km. Sombreno.

10 km. Almè, all’imbocco delle Valli Brembana ed Imagna. — Nella Valle Imagna trovasi S. Omobono, che possiede fonti di acque sulfuree (v. cap. IV).

11 km. Villa d’Almè. La ferrovia segue, a mezza costa, la riva s. del Brembo. Splendido panorama.

13 km. Clenesso.

16 km. Sedrina, (vedi avanti b). La ferrovia, dopo alcune gallerie, attraversa sopra un ardito ponte di cemento armato il fiume Brembo. Al di sopra vedesi il vecchio ponte sul quale corre la strada provinciale.



Ponti di Sedrina


17 km Ponti di Sedrina e Brembilla stazione per la valle Brembilla e Valle Taleggio (v. cap. V e VI).

20 km. Zogno (v. avanti, b).

22 km. Ambria. stazione per la Valle Serina (v. capitolo III). Questa borgata va arricchendosi di case pulite ed eleganti che danno comodo alloggio ai numerosi balneanti che si portano alle vicine Fonti di Bracca, acqua minerale, magnesiaca, alcalina naturale. Dirimpetto alla stazione sorge lo stabilimento che la Società Anonima per le Fonti di Bracca ha costituito per l’imbottigliamento a l’esportazione dell’acqua minerale essendo il vecchio divenuto insufficiente.

25 km. San Pellegrino (v. avanti, b).

26 km. San Pellegrino-Terme.

[p. 27 modifica]31 km. San Giovanni Bianco, stazione capolinea della ferrovia, (v. avanti, b).

b) In vettura. — Da Bergamo a S. Pellegrino, ad 1 cavallo: and. L. 8; and. e rit. 12; a 2 cavalli, L. 16 e 24.

Una buona strada carrozzabile riunisce Bergamo alla Valle Brembana, che risale fino alle sorgenti del Brembo: a Branzi da una parte e Mezzoldo e Roncobello dall’altra.

8 km. Villa d’Almè, all’imbocco delle Valli Brembana ed Imagna, (v. cap. IV).

Dopo Villa d’Almè, la strada costeggia, a mezza costa, la riva s. del fiume Brembo. — A d., ai piedi dell’Ubione, Clenesso, un tempo rocca inespugnabile ed ora amena villeggiatura, e più avanti l’officina idroelettrica che fornisce Bergamo, di luce e di forza motrice. — La strada passa sotto il paesello di Botta, ove nacque Papa Innocente X. Nella chiesa costruita nel 1658, si conserva un bel quadro del Ceresa, rappresentante S. Antonio.

14 km. Sedrina. La chiesa è antichissima, fu riedificata nel 1400, e possiede: all’altare dell’Ascensione, un bel quadro di Lorenzo Lotto; nel coro ed all’altar maggiore, quadri del Ceresa, del Moroni e del Cavagna.

Appena passato Sedrina, le montagne s’avvicinano fino quasi a toccarsi, rinserrando il fiume in una profonda stretta e la strada, scavata nel vicino masso, mena al celebre ponte di Sedrina, il cui pilone centrale è una immane roccia sulla quale vennero costruite diverse case.

Oltrepassato il ponte, a s. si stacca la carrozzabile che risale la valle Brembilla e Taleggio, (v. cap. V e VI).

È qui che incomincia il cosidetto piano di Zogno, larga conca anticamente fondo di lago. Su questo piano si ammira lo stabilimento idroelettrico della Ditta Conti e C. che fornisce l’energia a Monza, e poi a d. lo stabilimento Manifattura di Valle Brembana.

17 km. Zogno (m. 336), grossa borgata, centro commerciale e capoluogo della bassa Valle Brembana.

Zogno gode di un clima mite e costante d’inverno, fresco e ventilato d’estate. Possiede acqua potabile e luce elettrica. — I villeggianti vi trovano comodi alloggi.

Zogno conserva ancora l’aspetto feudale dalle viuzze strette e tortuose, dalle case alte e forti come torri, ma va abbellendosi di ville nuove ed eleganti.

Dell’antico castello di Zogno oggi non rimane che la torre ridotta però a campanile dalla chiesa parrocchiale alla quale si accede per una grandiosa scalinata.

La chiesa merita di essere visitata per alcuni affreschi dell’Albrici di Vilminore, per un bel quadro del Ceresa ed un altro attribuito al Perugino. Bellissimo pallio d’altare di stile bizantino.

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Passeggiate ed escursioni:

1. ad Alzano per la Valle di Poscante. — Passato il Brembo una carrozzabile conduce a Poscante (421 m.; 1 ora). Lasciato a destra Poscante, passando per la Val Fosca si arriva alla Forcella del Monte di Nese (860 m.; 1 ora 30), passata la quale si scende, passando per Nese (303 m.) ad Alzano (1 ora 30) stazione della ferrovia di Valle Seriana (v. Cap. VII).

2. al Monte Canto Alto (1146 m.) — Fino alla Forcella del Monte di Nese, vedi qui sopra, 1. Di là è facile la salita per la Baita Filaressa (1050 m.) ed il Monte Castore (1196 m.) oppure per il Monte del Cervello (991 m.) dal quale seguendo la cresta si arriva alla vetta del Canto Alto, che si può pure raggiungere da Bergamo, passando per Sorisole 2000 ab.; 415 m.; 40 min. in carrozza da Bergamo ove un sentiero, un po’ ripido nell’ultimo tratto in due ore conduce alla sommità.

La discesa si può fare passando per Olera, donde una buona carrozzabile (5 km.) conduce a Nese ed Alzano in Val Seriana. (vedi Cap. VII).

3. ad Alzano per Salmezza, vedi in senso inverso da Alzano, cap. VII.

19 km. Ambria, che giace sulle rive del Brembo, riunire da un ponte. È qui che si stacca la carrozzabile per la valle Serina. (v. Cap. III).

La strada costeggia sempre la sponda destra del Brembo.

22 km. S. Pellegrino (425 m. d’alt.) sorge sulla riva destra del Brembo ed è contornato da alte montagne che lo difendono dai venti montanini e dalle oscillazioni barometriche repentine. La temperatura, durante l’estate, varia da 20 a 22 gradi centigradi. L’atmosfera vi è conservata pura dalla vicinanza di numerose e folte selve di pini, abeti e larici.



S. Pellegrino dalla strada di S. Giovanni Bianco


Bellissimo il viale lungo il Brembo, fiancheggiato da secolari ippocastani.

Più in alto (20 m.) sopra un ridente poggio, ai piedi di scosceso monte roccioso, un ampio piazzale scavato per la maggior parte nella viva roccia e dominante tutto il paese sottostante, a cui adduce un viale ombreggiato da annosi tigli ed aceri; un vasto porticato di circa cento metri di lunghezza, costituente un magnifico passaggio coperto nel cui corpo centrale è collocato un grandioso ed elegante caffè-concerto; un grande salone per la bibita in istile pompeiano; ai piedi del poggio, il nuovo ed imponente stabilimento balneare delle Terme, che comprende oltre 100 camerini da bagno, numerose sale per doccie, inalazioni, massaggi, bagni a vapore, idroelettrici, all’acido carbonico, di luce, di elettroterapia, ginnastica medica, tremuloterapia, ecc.



S. Pellegrino ― Le Terme


L’acqua minerale di S. Pellegrino conosciuta già da tempo immemorabile è senza rivali nella cura: della diatesi urica (gotta, renella, calcoli renali e vescicali, epateci), dei catarri [p. 31 modifica]vescicali, gastrici intestinali; degli ingorghi ed ingrandimenti epatici consecutivi ad infiammazioni, malaria ed alcoolismo; del diabete, della nefrite e della polisarcia.

Degna di nota la larghissima esportazione che viene fatta di quest’acqua minerale, che è apprezzata non solo in Italia ma anche all’estero e che è largamente usata anche come acqua da tavola.



S. Pellegrino ― La Fonte


Durante la stagione annuale, che dura dal maggio all’ottobre e che richiama a S. Pellegrino oltre 20,000 persone, funziona un servizio Sanitario di primo ordine affidato a professori di Università ed a distinti primari specialisti.

S. Pellegrino per la sua altitudine e posizione fra monti e selve è rinomato anche come stazione di cura climatica.

S. Pellegrino è munito di numerosi alberghi di ogni ordine e ristoranti con tutto il confort moderno. Vi sono poi oltre 2000 camere ammobigliate in alloggi privati.

Passeggiate ed Escursioni:

1. Al Paradiso ed al Bojone, passeggiata di facile e gradita esecuzione (20 min.; 150 m. al di sopra delle Terme); buona strada mulattiera. Dal Paradiso si domina tutto S. Pellegrine ed i paesi finitimi. — Più avanti si giunge al Bojone grossa sorgente di freschissima e limpida acqua potabile, che dà più di 100 litri al secondo, con sussulti e scosse identiche a quelle del l’acqua in ebollizione: donde il suo nome.

Oggi l’acqua è incanalata e, con un salto di circa 300 metri condotta sul piano di S. Pellegrino, vi genera l’energia elettrica necessaria alla illuminazione di S. Pellegrino, S. Giovanni Bianco e Zogno.

2. alla gola d’Ambria, al laghetto d’Algua, Bracca e Spino (vedi Cap. III).

3. a Piazzo Alto (760 m.) per comoda strada mulattiera (circa due ore). Raccomandabile per il panorama che si gode da quest’altura. In questo piccolo paese nacquero i pittori Francesco e Gerolamo Rizzi, secondo altri Galizzi da Santa Croce; Paolo e Francesco Cavagna, le cui tele sono ricercate e stimate.

4. a Sussia (1100 m.; 2 ore) partendo da S. Pellegrino dalla strada che conduce al Paradiso direttamente, o dall’altra dalla Piazza della chiesa passando per la frazione di Frassuito. Sussia è all’estremo limite del Comune di S. Pellegrino. Vi si domina tutta intera la pianura lombarda, nonchè uno splendido panorama delle alte montagne Bergamasche. Avanzi di un antico castello denominato della Regina. A 100 m. più in su, il Pizzo Serra, dal quale in tempo sereno si può contemplare il Monte Rosa.

5. a Dossena per Antea (3 ore). Si attraversa il Brembo e si prendo la strada mulattiera per Antea. La strada corre tra boschi di avellani e di cornioli, offrendo una passeggiata comoda ed ombrosa. Passati i Molini di Dossena, dopo mezz’ora circa di salita, si raggiunge la Chiesa di Dossena, sul dosso del monte a ponente di Serina, sopra S. Giovanni Bianco; la sua posizione è una delle migliori della valle.

Nella chiesa parrocchiale si conservano dei veri capilavori di pittura di Palma il Vecchio, di Paolo Veronese, di Reimier fiammingo, del Rodolfi, del Carziani, del Rubens, del Segala; un’ancona in parecchi pezzi, rappresentante la Vergine col Bambino.

Inoltre vi si conservano ancora arredi sacri antichi di gran valore.

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A Dossena la coltivazione è variata; vi predomina il pino e l’abete. Qua e là, vestigia di antiche miniere, ora abbandonate. A Pai si cava ancora marmo nero e più avanti, in Valle Parina, sono in esercizio miniere di zinco.

La discesa può farsi passando per i forti pineti sotto la Santa Trinità e per S. Gallo, bel panorama dalla piazza della Chiesa che racchiude quadri di Benedetto Boldini. — Da S. Gallo si può discendere a S. Pellegrino passando ancora da Antea oppure da S. Giovanni Bianco (vedi più sotto).

6. a Cornelio dei Tassi, v. più avanti, n. 1, da S. Giovanni Bianco.

7. a Serina, v. più avanti, 2, da S. Giovanni Bianco.

La carrozzabile continua a costeggiare il Brembo.

24 km. Fuipiano, che si può anche raggiungere passando dalla contrada la Torre. Amena passeggiata di circa un’ora e mezza. Raggiunta la Torre (20 min.) la strada continua tutta piana in mezzo a boscaglie e praterie.

31 km. S. Giovanni Bianco, uno dei paesi più ameni della valle alla confluenza col Brembo, del torrente Enna, che discende dalla Val Taleggo (v. Cap. VI).

La chiesa attuale fu edificata nel 1867 sulle rovine d’altra consacrata da Monsignore Polidoro Foscari nel 1447. Vi si conserva una spina della corona di Gesù Cristo, donata da Zignone Vistallo di San Giovarmi Bianco, che nel secolo XVI l’aveva tolta in formidabile battaglia, vicino al fiume Taro presso Fornovo, combattendo nell’esercito della lega contro Carlo VIII di Francia. I suoi compaesani riconoscenti gli eressero un monumento sulla piazza principale. È patria di illustri personaggi: Gaspare Boselli e Gaspare Gozzi, letterati; Carlo, Giuseppe e Antonio Ceresa, pittori; Francesco Zignoni, nato sulla fine del 1500, che fu l’inventore delle bombe, usandone la prima volta nel 1540 per far pervenire notizie ai Torinesi assediati dai Francesi.

Passeggiate ed Escursioni:

1. A Cornello del Tasso. Oltrepassato San Giovanni Bianco poco prima di arrivare ad Ombrembo, una strada mulattiera conduce a Cornello (20 min.). — Per primi si presentano all’occhio gli avanzi di alcune case, già di proprietà della famiglia Tasso. La provincia di Bergamo ne acquistò l’area e sul fianco vi fece collocare una lapide.

Proseguendo s’incontrano ancora case di forte costruzione, fabbricate con una certa ricercatezza, in rapporto ai tempi. Lo stemma dei Tasso, lo si trova scolpito nel sasso, dipinto sulle porte e sulle pareti esterne. Sotto il porticato si vedono ancora infissi nel muro grossi anelli di ferro, che la leggenda vuole servissero per ormeggiare le barche quando, per la chiusa della gola di Sedrina, la valle a monte di questa, formava un vasto lago.

La chiesetta di stile longobardo, la cui fondazione risale al secolo XII, è dedicata a S. Nicola da Tolentino e fu edificata a spese dei Tasso e ancora oggidì nell’altare a destra, sopra un quadro, si legge una curiosa epigrafe.

Fu Omodeo dei Tasso del Cornello, il primo stipite di questa illustre famiglia, che nel 1290 stabilì il servizio delle poste. Gli fu perciò conferito il Generalato delle poste col titolo di conte.

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Ultimi, di una serie di illustri, furono Bernardo Tasso ed il di lui figlio Torquato, nato a Sorrento l’11 marzo 1544 e morto a Roma il 25 aprile 1595 alla vigilia del giorno stabilito da Papa Clemente VIII per la sua incoronazione in Campidoglio.

Visitato Cornello, con una mezz’ora di strada mulattiera si raggiunge Camerata, sede del comune e della parrocchia, e poi con altri 20 minuti di discesa si arriva al ponte Ombrembo, per poi far ritorno a S. Giovanili Bianco.

2. a Serina, Nembro ed Albino in Val Seriana (vedi più avanti Cap. II n. 2 e 6) Passato il ponte, un sentiero passando per le contrade Rendai e Callabà, conduce a San Gallo (720 m.). Si passa alla chiesetta della Trinità e si raggiunge Dossena (vedi n. 5, da San Pellegrino). Da Dossena una comoda mulattiera (1 ora) passando per la Tribulina, conduce a Serina, (823 m.) ― Da Serina (40 min.) per una carrozzabile si arriva a Cornalba e di là passando per la Forcella (897 m.), la chiesetta di Sant’Erasmo 869 m.), la frazione Traffeganti (880 m.) ed Aviatico (1022 m.), si arriva a Selvino (902 m.) stazione estiva molto frequentata e dalla quale si raggiungono Nembro ed Albino stazione della ferrovia di Val Seriana (vedi Cap. VII).

3. a Sotto Chiesa per la Forcola. una bella strada mulattiera sale alla Pianca (803 m.). Il sentiero è molto aspro. Dopo 2 ore 30 si arriva a Cantiglio (1088 m.) che si compone di tre o quattro cascine e di una cappelletta. Il sentiero scende indi alla Forcola (979 m.), passa sopra un ponte, ed attraversate sopra alcune pietre poste nel mezzo dell’acqua due vallette si arriva a Sotto Chiesa (761 m.), in Valle Taleggio, (v. Cap. VI).

Oltrepassato il ponte di Ombrembo, la strada postale continua salendo ancora per qualche chilometro incassata tra monte e fiume, e poi per lunga tratta adagiata sopra larghe praterie formanti il piano di Scalvino, per arrivare così a

39 km. Lenna (1000 ab.; 463 m.), ove si riuniscono i due rami principali del Brembo.

Quello ad E. detto di Val Fondra sale a Branzi, (v. più avanti, 3), l’altro, chiamato di Val Mezzoldo conduce ad Olmo, Mezzoldo, Averara e Valtorta.

2. VALLE MEZZOLDO.

Appena sopra Lenna, piegando a sin. e risalendo la valle di Mezzoldo si tocca

40 km Piazza Brembana, (536 m.; 600 ab.) sede di Mandamento, con una chiesa monumentale ricca di pregevoli lavori del Fantoni. Questo paese è il centro commerciale e giudiziario dell’alta valle: ha belle case e ben provvisti negozi e sopratutto gode di uno splendido panorama. Proseguendo per questo ramo della valle s’incontra

43 km. Cugno di dove pare la strada che conduce a Cassiglio in Val Torta (v. più avanti C.) e di là a Sotto Chiesa in Val Taleggio (v. Cap. VI).

Continuando si arriva a [p. 37 modifica]44 km. Olmo (556 m.; 600 ab.), ove fanno capo le tre valli principali in cui si suddivide la Val Mezzoldo e cioè: Val Mezzoldo ad E., Val Mora nel mezzo e Valle Torta a O.

Nella chiesa buona tela del Cavagna.

a). Valle Mezzoldo.

Passato il Brembo, si lascia a sinistra la strada per le valli Averara e Mora. Dopo 3 km. si stacca a d. la strada che con larghe risvolte conduce a (2 km. 1/2). Piazza-torre,

Piazzatorre (850 m.; 250 ab.) è un villaggio situato in amena posizione ed ove trovasi un Sanatorio di nuovissima costruzione.

Nella chiesa trovansi pregevoli arredi sacri antichi.

Da Piazzatorre, per il Forcolino di Torcola (1876 m.) a N. del monte Torcola Vaga si va in 5 ore a Branzi (vedi più avanti, 3 Val Fondra).

La carrozzabile continua ora sulla riva d., ed ora sulla s. del Brembo fino al Cimitero di Mezzoldo, ove cessa.

49 km. Mezzoldo (835 m.; 360 ab.) punto di partenza per divertenti escursioni.

1. a Foppolo e Branzi pel passo di San Simone.

Dopo Mezzoldo la strada continua mulattiera, sempre sulla destra del Brembo, fin che si arriva al Ponte dell’acqua (m. 1247; l ora 15 ove sono tre sentieri: l’uno che sale a sinistra e mena alla Ca’ di San Marco (v. qui sotto, 2) come indica una specie di pilastro mezzo sfasciato: l’altro va dritto lungo la valle e fa capo a Riva, frazione di poche case; il terzo, a destra, attraversa la valle e sale fra i pini verso E.: è quello che conduce al Passo di S. Simone.

Il sentiero mulattiero è piuttosto comodo. Dopo più di un’ora si arriva a Terzera. Qui è un piccolo ripiano, intorno al quale si alza una roccia, che si estende tutt’intorno meno la parte dalla quale si è arrivati. Il sentiero continua dove termina la roccia a sinistra, e non c’è che da passare l’acqua sui sassi ivi preparati e girare il confine sinistro della roccia.

Oltrepassato di poco Terzera, vedesi a destra il Monte Cavallo (m. 2324), che si seguirà fino al Passo.

Si sale il collino di S. Simone, che è abbastanza lungo. In fine al Collino sta il Passo.

Valicato il Passo (m. 2027), si segue il sentiero di destra, il quale sempre verso E. a poco a poco si abbassa tenendo la costa, colla valle a sinistra, in un’altra ora circa si arriva alle case di Cambrembo (m. 1413).

Cambrembo è posto sopra un dosso erboso in forte pendenza fra due vallette.

Dalle ultime case si scende alla valle di sinistra, che si attraversa e si segue il sentiero, che sempre a sinistra della valle entra nella pineta e tenendosi in alto, sempre in piano, dopo una oretta, lasciate alla sua destra le case della frazione Sponda (m. 1340) in meno di un’altra ora conduce a Foppolo (m. 1515).

L’altro sentiero che, partendo da Cambrembo, si vede dall’altra parte della valle, scende a Valleve (m. 1141) ed a Branzi (m. 844). Vedi più avanti, 3 Val Fondra.

2. a Morbegno per il passo di San Marco. — Fino al ponte dell’Acqua, vedi qui sopra, 1. — La mulattiera supera con diverse risvolte lo spartiacque fra Val Mezzoldo e Val Mora, ed in poco [p. 39 modifica]più di 1 ora conduce alla Ca’ di San Marco (1832 m.; osteria ed alloggio). Punto di partenza per la salita ai monti Azzarini e Ponteranica. — Mezz’ora più avanti si arriva al passo, segnato da un colossale ometto. Dal passo a Morbegno 4 ore di discesa. Il sentiero scende serpeggiando alla valle di Orta, varca il torrente, attraversa una foresta di abeti e larici, passa pei casolari della Madonna delle Grazie (1152 m.) ed arriva ad Albaredo (906 m.; 450 ab.). La strada diventa carrozzabile, segue la sponda destra del torrente ed infine con rapide svolte scende a Morbegno in Valtellina, stazione ferroviaria. (Vedi Guida Lampugnani: Spluga-Engadina-Valtellina).

b). Val Averara e Val Mora.

Lasciato Olmo e passato il Brembo, si prende la carrozzabile a sinistra

3 km. Averara (636 m.; 450 ab.), che dà il nome alla valle, e che in altri tempi ebbe una certa importanza come lo dimostrano una torre e gli avanzi di alcuni fortilizii.

Averara è riunita alla Valtellina per il Passo di San Marco e per il Passo di Verobbio.

1. a Morbegno per il passo di San Marco. — Si segue la via mulattiera che percorre la Val Mora ed in 2 ore 30 si arriva alla Ca’ di San Marco. Di là al Passo ed a Morbegno vedi sopra da Mezzoldo n. 2.

2. a Morbegno per il passo di Verobbio. — Si segue la mulattiera sino a Ca’ di San Marco e di là in 2 ore si raggiunge il passo. — Dal passo seguendo la Valle di Bomino, e passando per Pedesina si giunge in 5 ore a Morbegno. È però consigliabile, dal passo piegare subito O., seguire il sentiero che conduce al lago di Pescegallo (1855 m.) e raggiungere quello del Passo di Salmurano (vedi più avanti, da Cassiglio in Val Torta).

Si percorre la valle di Pescegallo e di Gerola e si arriva a Piazza di Gerola (1051 m.; 2 ore) donde in 4 ore si può fare la ascensione del Pizzo di Tre Signori (2554 m.) — Da Gerola una buona mulattiera, praticata sul ciglio sinistro del burrone in cui scorre il torrente Bitto, conduce a Pedesina (1031 m.), famosa per il suo orrido attraversato da tre ponti in muratura. Proseguendo, vedesi sull’altra sponda del torrente l’enorme frana di Bema, si passa per Rasura (776 m.) e Sacco (720 m.), e dopo 2 ore circa si arriva a Morbegno in Valtellina.

c). Valle Torta.

Essa è bagnata dal torrente Stabina che sbocca nel Brembo a Cugno (1/2 km. al S. di Olmo), dopo avere raccolto sulla sinistra le acque di Valle d’Ornica e sulla destra quelle della Valle di Cassiglio.

Una rotabile conduce da Cugno a

3 km. Cassiglio (610 m.; 400 ab.), nella cui chiesa conservatisi alcuni arredi sacri molto antichi.

Da Cassiglio una buona mulattiera per il Passo di Bosamorte mette a Sotto Chiesa in Val Taleggio, (v. Cap. VI).

1. a Morbegno per il Passo di Salmurano. — Una mulattiera, sulla sinistra del torrente, conduce in 1 ora allo sbocco di Valle [p. 41 modifica]Ornica, dove lasciato il corso della Stabina. volge a N. e sale in 45 min. ad Ornica, (921 m.; 360 ab.).

Allo sbocco della Stabina, un sentiero sale a Santa Brigida (861 m.) e di lì a Cusio (1000 m.). Oltrepassata la cappelletta di S. Maria Maddalena (1230 m.) si discende rapidamente ad Ornica.

Da Ornica, un ripido sentiero conduce in 3 ore 30 al passo di Salmurano (2180 m.), ad O. del monte Ponteranica e di là, percorrendo la valle di Pescegallo in 2 ore si raggiunge Gerola donde in 2 ore 30 si va a Morbegno (v. B-2. da Averara, passo di Verobbio).

Da Cassiglio una mulattiera, sale lungo il corso dello Stabina sino a

Valtorta (938 m.; 850 ab., 1 ora 1/2), da dove, risalendo i numerosi rami in cui il torrente si divide, si arriva al passo di Camisolo (2020 m.) e Gandasso (1669 m.) ed alla Forcella di Bobbio (1637 m.), pei quali si va nella Valsassina.

Da Valtorta un comodo sentiero che corre sul fianco meridionale del Monte Pigolotto (1502 m.) conduce in 1 ora 30 a Ornica (vedi sopra).

1. ad Introbio pel passo Camisolo. — Da Valtorta un sentiero, rimonta il vallone di Falghera e conduce in 3 ore passando per l’Alpe Camisolo (1513 m.) al passo che si trova fra la cima di Camisolo (2157 m.) al N. ed il Zucco di Cam (2197 m.) al S. — Due sentieri servono alla discesa. Uno per la Casera di Sasso (1666 m.) mette all’Alpe di Biandino ed al rifugio della Madonna di Biandino (1589 m.) donde in 4 ore si arriva a Introbio in Valsassina.

— L’altro, più. ripido, mette alla Casera di Biandino (1438 m.), di dove in 1 ora 30 conduce ad Introbio.

2. ad Introbio per il passo di Gandasso. È più facile e frequentato del precedente. In 2 ore circa si arriva al passo che è situato al S. del monte Foppabona (2060 m.) e di lì in altre 2 ore per l’Alpe Tee (1390 m.) e la valle Piana si discende ad Introbio.

3. ad Introbio per la Forcella di Bobbio. — Il più comodo dei passi fra la val Brembana e la Valsassina. Da Valtorta, per la valletta di Ceresola, costeggiando a S. il monte Chiavello (1786 m.) in 1 ora 30 si arriva alla Forcella dalla quale in 2 ore circa, per il ripido sentiero delle Casere di Corda si arriva a Barzio (770 m.; 7 km. 1/2 da Ballabio) o, nel medesimo tempo ad Introbio.

3. VALLE FONDRA.

Il ramo destro della valle mette ai Branzi. Per bella e comoda salita da Lenna. si va a

41 km. Valnegra, (582 m.), in splendida posizione. Salendo sempre si lasciano in alto a sinistra le sparse case di Mojo dei Calvi, patria di Fra Celestino, buon cronista della storia brembana.

Più oltre un piccolo ponte dà accesso alla carrozzabile che, risalendo la Valsecca, mette a Roncobello (v. qui sotto).

Pittoresca assai è qui la montagna, coperta d’infinite foreste d’abeti e di faggi e la ferrovia facilitando le [p. 43 modifica]comunicazioni, farà anche di questi luoghi un gradito soggiorno estivo.

Continuando per la strada maestra senza attraversare il detto ponte, si entra nella gola di Fondra, tetra e malinconica.

A metà circa della gola, sulla riva sinistra del Brembo trovasi a

7 km. Fondra (430 ab.; 707 m.). La chiesa conserva un bel quadro del Ceresa ed una magnifica Annunciazione, di Benvenuto da Garofalo.

La strada passando per il paese diventa strettissima, e poi erta, faticosa; con parecchi tourniquets si porta all’altezza dell’ultimo altipiano che comincia a Trabuchello (787 m.) per finire a

18 km. Branzi (844 m.; 850 ab.), grazioso villaggio alpino e centro di numerose e belle ascensioni.

Branzi è situato alla confluenza dei tre rami del fiume che scendono: quello ad O. dai Laghi Gemelli per la Val Borleggia, quello di mezzo dalla Val Carona e quello ad E. dalla Val di Foppolo.

a). Val Borleggia.

ai Laghi Gemelli ed a Gromo per il Passo d’Aviasco.

Da Branzi si attraversa il Brembo e si incomincia subito la salita. La Borleggia scorre a sinistra lungo la cascata e si perdo subito di vista.

Il sentiero pel quale si sale è cattivissimo, sebbene senza alcun pericolo.

Dopo un’ora circa di salita si trova l’acqua detta della Pietra del Verme.

Più avanti si arriva ai pini, alla cui destra si trova una baita (m. 1455).

La salita si fa più comoda. In un’ora si riesce all’imbocco della Borleggia, la quale volta subito alla sinistra per avviarsi alla cascata.

L’acqua scorre fra due dossi ed il sentiero continua, rasentando quello di destra; a un certo punto, l’acqua rasenta la roccia liscia a picco e conviene salire sopra il dosso per scendere dall’altra parte a riprendere il sentiero: la valle si allarga formando un piccolo piano, nel quale, al di qua dell’acqua, c’è una baita, ed al di là le Casere. (m. 1797).

Da questo piano, prima di andare ai laghi Gemelli, conviene fare una diversione sino al lago Marcio, che si trova appena al di là della collinetta vicino alle Casere. Si attraversa la Borleggia, si sale la collinetta e, sceso l’altro versante, si incontra quasi subito la palude di cui è d’uopo seguire la riva destra e, dopo questa, il lago Marcio (m. 1831).

Da questo lago partono due sentieri, l’uno a tramontana, scende a Carona (vedi più avanti): l’altro, verso mattina, va al lago Colombo. Per andare ai laghi Gemelli, conviene ritornare alle Casere. Si ripassa poi la Borleggia e, tenendo un po’ a destra si trova il sentiero che frammezzo a collinette con salita dolcissima, conduce ai laghi.

Di questi laghi (m. 1981) il primo che si incontra è il più [p. 45 modifica]piccolo. Esso è di forma ovale, rinserrato fra le roccia dalla parte sinistra, con un po’ di riva dalla parte destra. Seguitando questa riva, dopo un quarto d’ora si arriva al secondo lago, che ha cinquecento metri di larghezza, per altrettanti di lunghezza. Lo rinserrano a destra le roccie bianche della Pietra Quadra, nel fondo il monte Corte, a sinistra il Farno turrito. Qui sopra un dosso che guarda il lago, sono due baite unite; a sinistra, dietro un altro dosso intorno al quale è molta genziana, un’altra baita; ed un’ultima baita nel fondo, a sinistra del lago. Altre baite furono ora costruite a destra, più in alto, al piede della Pietra Quadra.

Per continuare per Gromo bisogna ritornare alla foce del primo lago, passare all’altra riva e salire il piccolo dosso che vi si trova.

Qui c’è una baita e al di là della baita si vede una valle che si innalza verso mattina. È lungo la destra di questa valle che si deve salire. In poco tempo si è alla foce del lago Colombo (m. 2027) che ha la figura di una pera allungata. Invece di seguire il sentiero occorre scavalcare la foce e passare sulla riva sinistra, in fine alla quale si trova una baita.

Dalla baita si gira nella valletta salendo verso N., poi la valle si volge larga verso mattina in comoda salita. Questa è quella da seguire per raggiungere il Passo.

La via sale dal lago Colombo e giunge al primo Passo, ove si trova anche l’omino ossia una piramide di pietre sovrapposte, sopra alcuna delle quali molti scrivono il proprio nome.

Scavalcato il primo dosso, da sera a mattina, si presenta la valle de’ Frati, scoscesa fatta di pietre franate: in fondo, giù al basso, si vede il Laghetto Val de’ Frati, scendendo al quale, si può passare al Lago Cabianca; passaggio cattivissimo e pericoloso dove nessuno ha tracciato un sentiero.

Per scendere nel piano d’Aviasco, bisogna scavalcare l’altro dosso del Valrossa. Se c’è molta neve in cima alla valle dove i due monti si riuniscono si può passare sopra questa da un dosso all’altro; diversamente conviene scendere nella valle fino a che non ci sia pericolo di sdrucciolare lungo le pietre franose, e risalire poi al secondo Passo (m. 2317). Da qui, subito sotto come a perpendicolo, si vede il Piano d’Aviasco. La discesa si fa da una specie di angolo a fratture di roccia e frammezzo alle rotture ed alle sporgenze sta il sentiero, che non presenta però alcun pericolo; il Piano è a m. 2051, e però sono m. 266 di ripida discesa.

Il piano d’Aviasco è chiuso tutt’intorno, a S. e a N., da un prolungamento del Farno, a O., da un ramo del Valrossa; a E. ha lo sbocco: a metà del Piano sta una baita, e all’estremità il Laghetto.

Attraversato tutto il Piano e giunti al Laghetto, bisogna girar questo sulla sua sponda destra (la foce resta a sinistra) e, passati dall’altra parte, si trova subito il sentiero mulattiero da seguire frammezzo a roccie. Dopo un buon tratto di strada si scorge, in basso a sinistra, il Lago Nero: seguitando il sentiero si trova sulla destra, una baita in muratura, detta baita Canali. Dopo questa si presentano parecchi dossi frammezzo alle cui vallette è difficile scorgere il sentiero perchè coperto dall’erba. Bisogna quindi tenere presente che la discesa si fa vicino alla roccia, che si innalza e si prolunga a sinistra verso mattina, e che bisogna scegliere sempre le vallette che tendono più ad avvicinarsi a cotesta roccia: presto allora si incontra una specie di scala per la quale si scende al Piano, dove sta la baita di Agnone, (m. 1691) che si vede in lontananza nel Piano alla sinistra.

Dalla baita, due vie scendono a Valgoglio e quindi a Gromo.

L’una scende per la valle che sta in faccia alla baita, un po’ sulla destra. Giunti in fondo della valle, nella quale scorre poca [p. 46 modifica]acqua, si sale sulla riva opposta e, camminando fra prati, si raggiungono le case di Selva d’Agnone. (m. 1145), che si scorgono quasi in principio della discesa della valle, donde una strada mulattiera con acciottolato conduce giù a Valgoglio (m. 934). ed a Gromo (m. 709) in Val Seriana (vedi cap. VII).

L’altra invece, dalla baita tende più a sinistra e raggiunge la Selva d’Agnone (Pineta) e, lungo questa, si riduce pure a Valgoglio, da dove si scende come l’altra a Gromo.

b). Val Carona.

a Gromo od a Fiumenero per i Passi di Portula e di Reseta

Da Branzi (m. 844) in un’ora circa per una strada mulattiera si giunge a Carona (1110 m.).

La strada in principio è ripida, poi abbastanza piana e comoda.

Attraversato il paese, si continua la stessa via mulattiera fino a Pagliari, frazione di Carona, (m. 1304; 1 ora): la maggior parte in ripida salita.

Per andare da Pagliari al Lago Cabianca, sull’Alpe di questo nome, due vie si possono tenere, le quali riescono poi al Passo di Portula: ed altra ve n’è al Passo di Reseta, ed anche di Portula, passando, invece che dal Lago Cabianca, dal Lago Rotondo.

a) Dopo Pagliari, seguendo lo stesso sentiero, si incontra una cascata d’acqua, la quale, passa sotto un ponticello e si scarica nel Brembo. Più avanti, alla Forcella (m. 1511), scende altra cascata d’acqua, più grossa della prima, proveniente dal Lago Sambusa, la quale passa pure sotto un ponte di piccole travi e va a scaricarsi nel Brembo.

Qui si lascia il sentiero che va dritto, e si segue l’altro che scende al Brembo, e passa all’altra riva sopra un ponticello.

La via continua sempre fra collinette, salendo finchè si presenta davanti una distesa d’acqua di circa 300 metri di lunghezza e 60 o 70 di larghezza: è il Lago Cabianca (m. 2152), dalla forma oblunga, con due baite sull’erbosa riva sinistra e con roccie a destra.

b) La prima via, alla seconda cascata dopo Pagliari, scende al Brembo; la seconda invece segue il sentiero diritto, il quale, sempre col Brembo vicino alla destra, in 1 ora 30 circa, conduce alla valle del Sasso, acqua che viene dal Lago del Diavolo.

Quando si vede a destra il Laghetto del Prato (m. 1615), si lascia il sentiero che va diritto e sale alla Venina, e si prende l’altro, che scende alle baite dette del Monte Sasso, poco avanti nel piccolo piano, l’una vicino al Brembo, e l’altra a sinistra vicino alle roccie che salgono alla Venina.

Da qui in circa 1 ora 30 si raggiunge il Lago Cabianca. Si attraversa il Brembo di faccia alla baita più vicina.

Il sentiero si trova subito al di là del Brembo, e va ad una piccola palude, là si deve prendere il sentiero che sale a destra verso mezzogiorno, il quale, dopo un po’, riesce ad una specie di ripiano. A questo punto, volgendo a sinistra e passando fra due roccie ritte e vicine quasi a formare una porta senza tetto, si scorge subito sotto il Lago Cabianca, il quale ha appunto qui la sua foce, andando a scaricarsi nel Brembo vicino al Lago del Prato, Si segue il vallone all’estremità del lago, lasciando a sinistra il laghetto dei Curiaci (m. 2121) e in un’ora circa si arriva al Passo di Portula (m. 2301).

c) Colla seconda via, arrivati alle baite del Sasso, si attraversa il Brembo, si continua invece il sentiero verso mattina e si incontrano le Casere dell’Armentarga (m. 1887).

Da queste non si fa altro che seguire il sentiero che costeggia il Brembo, il quale a poco a poco si riduce ai minimi termini, [p. 47 modifica]fino ad un punto in cui si trova altra valle, che da sinistra viene ad immettersi nel Brembo. Qui si attraversa l’acqua (poco distante sono le baite dell’Armentarga), si ritorna indietro seguendo il corso del Brembo, per circa duecento passi, e si trova il sentiero che, salendo a sinistra e girando i varii dossi, conduce al Lago Rotondo.

Il Lago Rotondo (m. 1974) ha due baite e prende il nome dalla sua conformazione rotonda.

Dal Lago Rotondo, guardando verso O. un po’ a destra si vede il Passo di Reseta: più a destra il Passo di Portula.

Si scende dal Passo di Reseta (m. 2291) al quale, dal Lago Rotondo conduce il sentiero che parte dalla baita della Piana un po’ a mezzogiorno del lago. Il passo non ha più di due metri di larghezza da un versante all’altro, e una discesa, nel Vallone, alla Val Seriana, ripida e franosa.

Giunti quasi in fondo al Vallone, si passa sulla riva destra e si scorge poco al dirotto una baita sopra un dosso, intorno al quale fu costruito un muricciolo a secco, per proteggere la mandra contro pericolose cadute nei precipizi. Scendendo in una specie di boschetto che sta sotto la baita e dove scorre molta acqua, si scorge a sinistra, fra la valletta che confina col boschetto, e quella che continua da Reseta, un dosso roccioso, e, sopra questo, un sentiero a zig-zag, che scende fra le due valli.

In fondo al dosso, questo sentiero rientra nel boschetto di destra ed in un’ora circa conduce alle Stalle Archetto.

Dalle Stalle Archetto, che sono sulla riva destra, si passa alla riva sinistra della valle di Grabiasca, si passa vicino a due stalle che si vedono subito in mezzo a un prato, lasciando il sentiero principale e dopo non c’è che da seguire il sentiero mulattiero che scende dalla Grabiasca e va sulla strada quasi in faccia a Gromo S. Marino.

Riprendendo la partenza dal Lago Rotondo, si attraversa il Pian dell’Asino e salendo i varii roccioni, si arriva anche da questa parte al Passo di Portula.

Da questo Passo, che ha un piano di una trentina di metri di circonferenza si scorge subito il sentiero che scende fra le roccie, e che, giunto in fondo alla valle, voltando a destra, conduce nel Piano di Cardeto. Questo Piano una volta lago, ora non ha che tre pozze di acqua, chiamate ancora Laghi: il resto è pascolo sopra fondo di torba. Qui sono tre baite, quella alta, a destra a m. 1946; quella di mezzo, a sinistra, a m. 1861; l’ultima in fine, quella bassa, a m. 1710.

Dalla baita bassa un sentiero mulattiero scende alla baita Nedulo (m. 1488) e da questa a Gromo.

Si può invece tenere più a destra, dritto a mezzogiorno e scendere alle baite di Agnone, la più alta a m. 1770; quella di mezzo a m. 1578. Da qui, guardando a destra verso O., si vede il muraglione di roccia a picco, dal quale per una specie di scala si scende dall’Aviasca e dal Lago Nero.

Dalla baita d’Agnone, si possono fare due vie per scendere a Gromo.

Colla prima, partendo dalla baita, diritti a mezzogiorno, si scende lungo una valle che le sta dinnanzi, senza bisogno di sentiero, e si va alle case di Selva d’Agnone, frazione di Valgoglio, che si scorgono in lontananza fra mezzo a prati, appena si è un poco discesi lungo la valle. Giunti a Selva di Agnone (m. 1145), un sentiero mulattiero, acciottolato, scende a Valgoglio (m. 934) ed a Gromo (m. 671).

Colla seconda invece si tiene più a sinistra, si entra nella selva di Agnone, e si scende direttamente a Valgoglio ed a Gromo, (vedi cap. VII).

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c). Val di Foppolo.

La Val di Foppolo si suddivide in tre parti, e cioè: Valle di Foppolo, il ramo orientale, Cambrembo, l’occidentale e di Valleve, il ramo inferiore dal punto nel quale le due prime si uniscono, sino al suo sbocco in Branzi.

Una buona mulattiera conduce in 2 ore 30 a Foppolo, offrendo una serie di graziosi paesaggi. — Notevole la cascata della Borleggia ed un’altra più piccola al Ponte della Luce.

Oltrepassato Valleve (400 ab.; 1141 m.), la via si biforca: l’una sale a Cambrembo (1413 m.), posto fra due vallette e solo abitato nella stagione estiva; il ramo orientale invece passa sulla sponda sinistra e dopo un rapido tratto, raggiunge quasi in piano Foppolo (300 ab.; m. 1515), la più alta sede di comune in Italia; visitata vuole essere la bizzarra raccolta di antichità formanti il museo del discreto albergo che qui si trova.

1. Salita al Corno Stella e discesa a Carona, per la valle di Carisoli.

Questa salita, non ha nulla di difficile, e la prima parte, metri 700 circa di salita, da Foppolo al Lago Moro, si fa tutta in mezzo a pascoli e prati. La seconda parte, invece, circa 400 metri di salita dal Lago Moro alla cima, è alquanto faticosa, e da non consigliarsi a chi soffre di capogiro nel passare vicino a un precipizio.

Chi si trova in questa condizione farà bene a fermarsi al Lago Moro.

La via incomincia subito dopo l’Albergo Alpinistico, passa vicino ad una casa isolata, che si scorge di lì poco distante, sulla facciata della quale è dipinta una immagine di Santo. Oltrepassata appena la casa, che si lascia a sinistra, si passa al di là della valletta e si entra in un bosco, che si percorre tutto, sul suo lato destro, fino al prato che viene subito dopo. Di faccia c’è una valle, che scende da monte, e da qui non c’è altro a fare che seguire a ritroso questa valle sulla sua riva destra restando sempre sul prato. Dopo una mezz’ora, la valle volta a mattina, e si volta insieme nel piano dove trovasi a sinistra una baita. Da questa si prosegue sul piano fino ai suo confine, dove trovasi un’altra baita (m. 1767).

Dopo questa baita, si incontra un colle da salire, ed il sentiero trovasi sul ciglio destro, vicino alla valle. Giunti alla cima piana, si percorre questa da sinistra a destra e si scende di là alla baita, che si trova lì sotto, la quale sarà probabilmente senza tetto, a meno che vi siano i mandriani: giacchè le baite dei Pianoni e di Carisoli, dipendenti da Foppolo, non hanno che una copertura sola volante, di tavola, che i mandriani trasportano dall’una all’altra di mano in mano che colla mandra cambiano di posto.

Da questa baita, guardando a sinistra, si vede il sentiero che corre a mezza costa del monte Bello verso mattina e, con comoda salita, conduce al Lago Moro. A destra, più basso, si vede un altro sentiero parallelo a questo, e che conduce ugualmente al lago. Viene da Carona seguendo la valle di Carisoli e dei [p. 50 modifica]Pianoni, che è appunto quella dei prati che si vedono in basso alla nostra destra, ed è la via da prendersi nel ritorno.

Giunti al Lago Moro (m. 2230), si vede il sentiero, pel quale si è giunti, salire sulla sinistra: questo scavalca la cresta e scende dall’altra parte nella val Cervo, forse la più cattiva via per calare in Valtellina.

La salita al Corno Stella si fa dal suo versante di mezzogiorno, ed il sentiero incomincia, appena segnato sulla nostra destra, alla foce del lago, delineandosi poi meglio di mano in mano che si sale fra le pietre fino al dosso erboso. Percorso questo in salita, il sentiero inoltra, sempre fra le pietre, finchè giunge a un punto in cui passa sulla cresta, larga meno di un metro, per un tratto di una trentina di passi. È questo il punto scabroso per chi patisce il capogiro, essendovi precipizio dall’una parte e dall’altra: per chi non ha questa debolezza non c’è alcun pericolo, poichè — per cura dei Club Alpino — vi si sono accomodate le pietre in modo da formare un sentiero affatto piano.

Oltrepassata questa cresta, il sentiero tiene la costa e sale lungo il fianco del Corno, fino a che, con un’ultima svoltata, mette sulla cima, larga 10 o 12 metri e piana. Qui si trova l’Omino, piccola piramide di pietre, fra i cui interstizii usano mettere i proprii nomi coloro che vi salgono. L’altezza è di m. 2620.

Magnifico ed indimenticabile è il panorama che di là si gode.

La discesa si fa per lo stesso sentiero fino al Lago Moro, e perciò, prima la svoltata, poi il fianco del Corno, indi la cresta e giù giù, le pietre, il dosso erboso, le pietre ancora e poi il lago.

Al lago si riprende il sentiero fatto prima venendo, fino a che si biforca ed incomincia quello basso, che si vede distintamente scendere nella valle, e seguirla sulla sua riva destra, frammezzo ai prati, prima dei Pianoni, rasentandone le baite senza tetto (m. 1926), poi quelli di Carisoli.

Giunti in fine della valle, il sentiero passa alla sua sinistra e va diritto ad imboccare la discesa per Carona entrando fra i pini. L’acqua della valle volge a destra e scende per suo conto senza più farsi vedere.

Il sentiero fra la pineta è bello e comodo, e conduce diritto a Carona. Quasi a metà discesa si trova la cascina Piazzella.

Qui è meglio abbandonare il primo sentiero, che volge un po’ a destra, e scendere alla cascina sotto la quale continua la via per Carona e fa guadagnare più di mezz’ora di tempo.

Da Carona (m. 1110) si scende in circa un’ora a Branzi, Si impiegheranno comprese le fermate, circa ott’ore.

2. a San Pietro Berbenno, per il Passo di Dordona o di Valmadre (2080 m.). Un buon sentiero, costeggiando il laghetto di Dordona (1937 m.). mette in 1 ora 30 a questo passo che si apre fra il monte Toro (2519 m.) ed il monte Cadelle (2483 m.). Si segue il sentiero, che si stacca dal laghetto e si dirige ad O. Passata la baita di Cadelle (2287 m.), il sentiero si biforca: un ramo mette al passo di Porcile girando a N.-E. del monte Valegoria (2426 m.) e l’altro va sino al passo di Tartano (vedi qui sotto, 3) lasciando a N. lo stesso monte. — Dal passo di Dordona, percorrendo la Valmadre e passando per Fusine (294 m.). si va in 4 ore a San Pietro Berbenno, stazione della ferrovia Valtellinese. (Vedi Guida Lampugnani: Spluga, Engadina, Valtellina).

3. a Morbegno per il Passo Tartano (2123 m.). — Si sale a questo passo direttamente da Foppolo, seguendo il pendio meridionale del monte Arete (2230 m.), ma è meglio salirvi da Cambrembo (1143 m.), da dove, in 1 ora 30, si arriva al passo. Il sentiero, raggiunto in poco tempo, sul lato settentrionale, quello proveniente dal passo Porcile, conduce per la valle Lunga in 2 ore a Tartano (1206 m.), modesto gruppo di case. Di là una mulattiera scende lentamente lungo la riva destra del torrente e passato Campo (1049 m.), bella vista sul lago di Como, precipita [p. 51 modifica]per una stretta gola fino a S. Bernardo (407 m.), di dove si può scendere alla stazione di Ardenno-Masino, o, prendendo a sinistra, per Talamona a Morbegno (3 ore: vedi guida Lampugnani: Spluga, Engadina, Valtellina).

4. a Mezzoldo e alla Cà di San Marco, per il passo San Simone (vedi da Mezzoldo, A-1 in senso inverso).

d). Val Secca.

Dopo Mojo dei Calvi, (al principio di Val Fondra) passato il ponte si va in 45 min. a Bordogna (657 m.) e di là a Baresi (808 m.), dove la strada si interna nella valle fra il Monte del Corno (m. 1835) a sinistra, ed il Monte Menna (m. 2016) a destra. In poco più di un’ora si giunge a

Roncobello (1009 m.), splendido e molto frequentato soggiorno estivo e centro di amene passeggiate.

Passeggiate ed Escursioni:

1. ai Laghi Gemelli, pel monte Corte. — Seguire la mulattiera che conduce a Monica (1035 m.) e di là a Capovalle (1136 m.) Là trovansi due sentieri. Si segue il sentiero che attraversa la pineta e che tende ognora ad alzarsi fino al Piano di Meze (1600 m.) largo 100 m. lungo 600 m. circa. È contornato: a N. dal monte Corte (2493 m.) e dallo Spondone (2451 m.); a E. dal colle della Marozella (1865 m.) ed a d. dal colle di Branchino (1847 m.) ed è il punto di partenza pei Laghi Gemelli ed anche per quello di Branchino (v. qui sotto, 2).

In fondo, alla parte destra del Piano, vedesi una baita, di fronte alla quale, vicino ad alcuni pini, trovasi un sentiero che salendo a zig-zag, porta al primo altipiano del monte e di là in mezzo alle roccie; si sale al secondo altipiano, ove in una specie di conca vedesi una baita. Da questa, attraversato il piano, si sale lungo il fianco del monte, tenendo a sinistra fino a delle roccie, al di sotto delle quali sgorga dell’acqua. Si piega a destra, e, si passa sotto, rasentandole, per una ventina di metri, alcune roccie nude, alte quattro metri circa a picco.

Di là in meno di mezz’ora si arriva alla sommità (m. 2313), oltre la quale scorgesi al basso il più grande dei Laghi Gemelli, che si raggiunge finalmente tenendo a destra lungo il Corte.

Dai Laghi Gremelli si può andare a Branzi da una parte, od a Gromo in Val Seriana pel passo d’Aviasco, (vedi da Branzi o Gromo, cap. VII).

2. a Gromo ed Ardesio, in Valle Seriana, pel lago di Branchino e Val Canale. — Fino a Capovalle v. qui sopra, I. Da Capovalle, si segue il sentiero, che quasi resenta l’acqua, finchè alcuni sassi posti attraverso alla corrente permettono di raggiungere l’altra riva sulla quale trovasi il sentiero, che salendo, sempre contro corrente, i varii dossi, va a sboccare in faccia e quasi sotto al Pizzo Branchino (1847 m.). Giunti intorno al colle, scorgesi il bel laghetto di Branchino, piccolo, oblungo, grazioso.

Si costeggia il laghetto seguendo la riva sinistra, fino alla baita, donde per un avvallamento si scende ad un’altra baita che resta alquanto a sinistra sopra un piccolo piano. Da quella alla baita di Mezzo (m. 1558). Ad E. il bellissimo profilo della Presolana e del Ferrand.

Da questa baita, si raggiunge il sentiero che a zig-zag scende al ponticello sopra la valle. Si passa all’altra riva, che si deve seguire finchè arrivasi a Boccardi (m. 1040), dove la strada diventa carrozzabile.

[p. 52 modifica]Dopo Baccardi s’incontra la frazione detta Val Canale (986 m.), indi un po’ sopra la strada, Zanetti (840 m.) ed Albaretti (831 m.) tutte appartenenti al comune di Ardesio.

Da Val Canale a Gromo si segue la carrozzabile fino alla chiesetta della Trinità, ove prendesi la stradicciola a sinistra della Chiesa che va a finire ad un fienile. Là sonvi due sentieri: quello di sinistra va a Bani e, passando per Bettino, conduce a Gromo. Quello di destra scendo e va a sboccare sulla strada carrozzabile che proviene da Ardesio e lontano circa un km. da Gromo (v. cap. VII).

Da Val Canale per Andare invece ad Ardesio, seguesi sempre la carrozzabile, la quale conduce al ponte, che attraversa il Serio vicino a quel Comune.

3. a Serina per il Lago di Branchino e la Val Vedra (vedi da Serina, cap. III).



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Strada di S. Giovanni Bianco


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Panorama di S. Giovanni Bianco


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Olmo al Brembo.




Piazza e Lenna.


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Branzi.




Mezzoldo e strada alla Cantoniera di S. Marco.


[p. 44 modifica]Lago Gemello. Averara.

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Foppolo.




Valtorta.


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Fondra.