Azioni egregie operate in guerra/1661

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E la Polonia, e la Danimarca servirono di scena lugubre a luttuose tragedie, anco la Transilvania ne presentò altre più funeste, e più sanguinose. In due anni vide capitar malamente quattro Principi suoi, due uccisi in battaglia, uno ammazzato insidiosamente, il quarto chiuso in carcere miserabile. Il Principe Giorgio Ragozzi fu il primo, che pagò la pena dell’ardita sua determinazioni, con cui si congiunse con Carlo Guastavo a danni della Polonia. Mustafà Gran Signore de’ Turchi, irritato da tale procedura contra i di lui comandamenti, ordinò agli Stati di quel Principato, raccolti in Alba Giulia, che cacciassero in esilio il Ragozzi, e a lui consegnassero la Fortezza di Jena, altrimenti minacciava esterminio al Paese. La Dieta pregò il Ragozzi, a deporre il governo almeno a tempo, per non irritar le armi del Sultano. Il che ottenuto, elessero Principe Francesco Reday Signore di Nobiltà antichissima, prudente, e placido di genio. Il Ragozzi, accostumato a dominare, raccolti dieci mila uomini de’ suoi partigiani costrinse una nuova Dieta, congregata in Medya a restituirgli la dignità, e a deporre il Reday, che vi prestò il consenso. Sperò il Ragozzi di [p. 135 modifica]guadagnare con ricchi presenti il Gran Visire. Ma questi rigettati i doni, commise al Bassà di Buda di raccogliere le Soldatesche Ottomane, e combattere il Ragozzi.

Era allora a Francfort il Re Leopoldo per la sua esaltazione al Trono Imperiale, differita sino a quindici mesi dopo la morte dell’Augusto Genitore. Alcuni meditavano d’esaltare l’Elettor di Baviera Ferdinando Maria: e doviziose offerte furono a lui esibite, se voleva accettare lo scettro Cesareo. Ministri d’eccellente Politica furono adoperati per piegare il Duca al consenso. Nelle Capitolazioni, proposte degli Elettori al Monarca da eleggersi, v’erano patti gravosi alla famiglia Austriaca. Immobile il Bavaro nella negativa, accettati dal Re Austriaco, e giurati i patti nel Luglio del 1658 fu Egli eletto Imperadore, dopo compiti i diciotto anni. Mentre i Turchi armavano alla gagliarda, per opprimere il Ragozzi, quegli, che in absenza di Leopoldo governavano gli affari d’Ungheria, giudicarono di raccogliere un piccolo esercito, che sotto la condotta di D. Annibale Gonzaga accampò nell’Isola di Schut. Il Bassà di Buda giunse con quindici mila Soldati vicino a Lippa, attaccò battaglia, e rimase disfatto dal Ragozzi. Questi implorò l’assistenza degli Austriaci; ma non ritornato per anche il Montecuccoli coll’esercito dal Mar Baltico, gli fu risposto, che nulla sperasse. Per ubbidire agli ordini del Gran Signore era stato eletto Principe il Barczai. Ma questi divenuto odioso a’ nuovi Vassalli, fu detronizzato dal Ragozzi, e costretto a scampare in Temisvar. Il Bassà con quindici mila uomini si mosse, ed affrontatosi col Ragozzi, tagliò a pezzi le di lui genti, fuggito esso appena in Gran Varadino. Raccolte nuove Milizie il Ragozzi, s’avanzò ad una terza battaglia cogl’infedeli, dalla moltitudine de’ quali oppresso con quattro ferite, pochi giorni dopo perì. Prima che ciò seguisse, l’Imperatore aveva spedito in Ungheria il General Susa con le Truppe, ritornate dalla Pomerania, state a’ quartieri nella Moravia, e nella Silesia. Il Susa, arrivato sul Tibisco, introdusse Presidio Tedescho in Zatmar, e in Caloa. Tra questa ultima Piazza, e Rakomar piantò gli alloggiamenti; e per esser sicuro, munì di grosse guarnigioni l’un luogo, e l’altro, entro de’ quali dirizzò copiosi Magazzini. Con lettere replicate chiese accrescimento di Soldatesche dalla Corte, che finalmente, benchè tardi, gli spedì cinque reggimenti di Fanti, e tre di Cavalleria col Generale Staremberg. Governava l’Esercito Ottomano Halì Bassà, Uffiziale accreditatissimo tra’ Maomettani. Pretese d’obbligare gli abitanti del Gran Varadino, ad ammettere per loro Principe il Barczai, voluto onninamente dal Gran Signore. Ricevuta la ripulsa, con cinquanta mila uomini assediò quella Città. Il Susa ne porse notizia all’Imperatore, allora in Gratz. [p. 136 modifica]Leopoldo, convocati i Grandi d’Ungheria, chiese il loro sentimento. Tutti convennero, che si portasse soccorso alla Fortezza assediata. Diedero a credere, che il Susa tra’ Tedeschi, ed Ungheri potesse raccogliere venti mila Soldati. L’Imperatore rescrisse al Susa, che se ciò era vero, si tentasse d’introdurre nel Gran Varadino augumento di Presidio. Ma si sfuggisse battaglia. Replicò il Susa, che detratti i Presidj, gli Alemanni erano soli quattro mila; seicento essere gli Ungheri a Cavallo, e non più. I Reggimenti confidati allo Starember essere ancora lontani. Per tanto a’ 26 d’Agosto dopo quarantasette giorni di bravissima difesa, a cui concorsero intrepide, e generose anche le donne, il Presidio scarsissimo, e malissimo provveduto del convenevole, capitolò la resa a’ Turchi. Insuperbito il Bassà Halì dell’acquisto riportato, intimò al Susa se non si ritirava dall’accampamento preso, verrebbe esso a tagliare a pezzi le di lui scarse milizie. Tutti passarono a’ quartieri per il prossimo inverno.

I Transilvani, non potendo tollerare il Barczai, elessero in Principe Gio. Keminio Signore, saggio, e di retti costumi, il quale assalito il rivale, lo costrinse a deporre la dignità. Ma scopertolo di poi inquieto macchinatore d’intelligenza co’ Turchi, con autorità ricevuta dal pubblico Consiglio, lo fece uccidere.

Il Gran Sultano, irritato al sommo per la morte, data a quegli, ch’Egli aveva eletto, e voluto Principe, simulò lo sdegno. Fece col mezzo del Bassà Halì denunciare al Keminio, che si soggettasse alla di lui ubbidienza: pagasse l’annuo tributo: mandasse il Figlio in ostaggio a Costantinopoli, ed esso medesimo si portasse a Temisvar, per essere colle solite cerimonie installato Principe. Il Keminio, impotente a resistere contra la potenza del Gran Signore, invocò l’assistenza di Cesare. Anche i Magnati dell’Ungheria superiore con grandi promesse sollecitavano l’Imperatore, a non laciar cadere la Transilvania nelle mani degl’Infedeli. Venuti gli Ambasciatori del Keminio, a supplicare Cesare, furono rimandati con isperanza d’essere assistiti. Preparassero pure Magazzini per il sostentamento dell’Esercito. L’Heister Governatore di Zatmar introdusse gli Alemanni in Kovar, Somasvivarc, Zecchelida. A Comorra fu destinata la radunanza dell’armata che doveva agire nel