Azioni egregie operate in guerra/1659

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1659.

I
L Montecuccoli affrettò l’uscita in Campagna per tempo; e accostandosi in tutto silenzio, attaccò il Castello di Fridercsode; giacché la Città era stata abbandonata dalla Guarnigione. In tre giorni vi si accostò colle trincee così d’appresso, che il Generale Urangel, e i difensori con barche scamparono altrove, lasciando l’artiglieria, e quanto v’era dentro. Erasi occupata la terra ferma, né poteva procedersi avanti, se non per mare, superando le Isole di Fenoc, e di Fionia, dominate da corpi di Soldatesca Svezzese. Si cominciò dalla prima, che dopo ostinato combattimento fu guadagnata, salvandosi sulle barche i nemici. Nell’altra di Fionia campeggiava il grosso degli Svezzesi con i Generali più veterani. L’Isola tutta su i Lidi era coperta con alzate di terra, parapetti, e Cannoni, massime ne’ siti, ove appariva più agevole la discesa. Essendo l’impresa pericolosa a sortire, il Montecuccoli ne regolò la disposizione con ottimo concerto. Distribuì le truppe in quattro corpi sulle navi approntate a tal effetto. Egli medesimo montò su un Vascello, per assistervi colla presenza, e cogli ordini, che darebbe. Il tentativo non riuscì, perché il vento gagliardo impedì, che le milizie destinate a discendere non potessero unirsi al tempo divisato. Si scaramucciò per due ore con qualche perdita dall’una, e dall’altra parte. Una Cannonata passò fra le gambe del Generale Cesareo: ruppe la tavola dove stava: gli gettò ne’ stinchi, o nella coscia le scheggie del legno, le quali gli cagionarono eccessivo dolore, e svenimento. Per virtù di buoni rimedj presto guarì. Esso poi conoscendo l’invasione in quell’Isola piena di rischi, per essere gli Svezzesi assai numerosi, e valentissimi, consigliò una diversione in Pomerania; dove accorrendo i Nemici, si sarebbero divisi, e colla divisione diminuiti colà. Il che lascierebbe facilità all’ingresso nell’Isola. Il parere giudicato ottimo, fu prontamente abbracciato. Lasciati nell’Olsazia più reggimenti Alleati, l’Elettore, e il Montecuccoli s’incamminarono verso la Pomerania, dov’era pur anco giunto il General Susa con altri Cesarei. Allora il Re di Svezia comandò al Conte d’Urangel, che trasportasse il maggior numero de’ suoi alla custodia d’essa Pomerania. Con che soli cinque milla combattenti sotto il Principe Filippo Palatino di Sultzbac rimasero alla difesa della Fionia. [p. 133 modifica]

Gli Stati generali delle Provincie unite mandarono ordine al Ruiter, che con tutte le forze assistesse agl’Imperiali, ed altri Alleati, per iscacciar gli Svezzasi dalle terre Danesi. Sopra Vascelli d’Ollanda si praticò l’imbarco, e lo sbarco de’ Cesarei, Brandeburghesi, Danesi, Polacchi, Ollandesi. Furono allarmate a più lati le rive della Fionia; E dove meno erano aspettati, la discesa in quel sito riuscì felicemente in numero di sopra dieci mila Soldati. Il Principe di Sultzbac contava poco più di cinque mila Svezzasi, tra’ quali due terzi a cavallo, milizie sceltissime, e di lunghissimo servigio. Giudicò opportuno ricoverarsi sotto Neiburg con alle spalle il mare, e avanti un fosso pieno d’acqua con qualche riparo in sito vantaggioso. S’avvicinarono gli eserciti. Il Conte Enea Caprara comandava con seicento Cavalli la vanguardia della sinistra. Il Maresciallo Danese Schac consigliò, che senza venir a cimento, e senza azzardarsi, si circondassero i nemici, i quali mancavano di viveri. Così affamati, si constringerebbono a darsi vinti. Ma il Generale Austriaco Erbestain volle, che si combattesse, e per costringere l’altro a seguitarlo, e a secondarlo, fece dar ordine al Caprara che assalisse. Questi con impeto furioso, comandando a’ suoi Cavalli, si gettò addosso agli Svezzesi. Ma incontrò un durissimo ostacolo ne’ nemici arditi, e veterani, che pugnarono con inesplicabile valore. I Colonnelli Caraffa, e Scultz vi rimasero gravemente feriti; Onde l’Erbestain dovette mescolarsi anch’esso co’ suoi e co’ Brandeburghesi; Indi replicare le ardentissime cariche, senza poter mai rompere la costantissima ordinanza degli avversarj. Peggio incontrarono i Danesi. La loro Cavalleria fu posta in fuga. Ma il Colonello Kiligrem cogli Ollandesi tenne saldo, e diede tempo agli altri di rimettersi. Tutti uniti sormontarono il fosso, ed entrarono addosso a’ nemici. Anche il Conte Caprara aveva superato qualunque ostacolo con grandi sforzi, e malmenava gli Svezzesi1. Del che avvisato il Principe di Sultzbac, stimò bene di ricoverare in Neiburg la Cavalleria: giacchè i Fanti urtati di fronte, e di fianco, non avevano più scampo, e però dovettero o rimaner morti sul Campo, o darsi prigioni. Ne’ giorni seguenti per mancanza di viveri dovette rendersi Neiburg. La Cavalleria al numero di tre mila Cavalli rimase prigioniera con tutti i Generali, fuorchè il Principe di Sultzbac e il Stemboc sottratisi di notte, e passati felicemente per mezzo alla flotta Ollandese.

Nel mentre, che si travagliava sul mare Baltico, per ricuperare al Re Danese le provincie, s’infestavano nella Pomerania gli Stati del Re Carlo Gustavo. Il General Susa dalla Silesia v’era arrivato il primo. Con altri Confederati aveva sottomesso nell’Agosto Grifenagen, e ne’ mesi susseguenti Vollin, Dame, ed altri Forti, che gli diedero l’adito all’assedio di Stettino, Capitale del Ducato, e piazza fortissima, cinta [p. 134 modifica]di replicate fortificazioni. Dall’opposta parte l’Elettore di Brandeburg, e il General Montecuccoli moltiplicavano gli acquisti. Sforzarono i passi del fiume Penna. Dopo aspro combattimento disfecero più di mille Cavalli Svedesi, non essendosene salvati se non pochissimi. Il Montecuccoli s’appigliò all’oppugnazione di Demmin, piazza munita di più recinti, ed accresciuta da molti ripari esteriori moderni. Di più attorniata da paludi non accessibile se non da un lato. Il Montecuccoli con indefesso travaglio di trincee, e di batterie la costrinse in pochi giorni alla resa. Non si espugnò Stettino, perchè si ommise la presa di Anclam, e di Volgast verso il Mar Baltico; d’onde sul fiume Odera s’intromettevano truppe fresche nella piazza. Si vuole, che motivi Politici distornassero l’espugnazione di quelle due Fortezze. Il Montecuccoli, provveduti di sufficienti presidj i luoghi occupati, si ritirò nel Ducato di Mechelburg, ove dopo l’aver disfatti altri nemici, e preso il Forte di Vertmonda, terminò la Campagna. La morte del Re Carlo Gustavo, seguita dopo la metà del prossimo Gennajo, agevolò la cessazione dell’armi, e lo stabilimento della pace. L’Imperador Leopoldo, che non avea intrapresa la guerra, se non per sostenere le Corone vacillanti sul capo de’ due Re di Polonia, e di Danimarca, compiacendosi, e godendo sommamente dell’intento conseguito con tutta felicità, ritirò ne’ paesi ereditarj le proprie truppe. Nel decorso della guerra erasi protestato sempre, che niuno emolumento ricercava per sè, ma solo la salvezza de’ Principi Amici.

  1. C. Gualdo. Vita di Leopoldo tomo 2.