Astronomia/Capitolo sesto/5

Tentativi fatti per ottenere fotografie della «corona» anche a Sole non eclissato. Costituzione della «corona». Coronio

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Joseph Norman Lockyer - Astronomia (1904)
Traduzione dall'inglese di Giovanni Celoria (1904)
Tentativi fatti per ottenere fotografie della «corona» anche a Sole non eclissato. Costituzione della «corona». Coronio
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§ V.

Tentativi fatti per ottenere fotografie della «corona» anche a Sole non eclissato.

Costituzione della «corona». Coronio.

278. Se si osserva il Sole durante una sua eclissi, quando esso per noi è velato dal corpo opaco della Luna, un fatto caratteristico richiama, fra altri, l’attenzione. [p. 239 modifica]

Non appena scompare l’ultimo filo di luce solare, tutto attorno al disco intensamente oscuro della Luna appare una strana aureola luminosa, di debole splendore, bianca, argentea, qualche volta perfettamente simmetrica rispetto al contorno lunare, qualche volta molto dissimetrica. È quell’aureola che più sopra nel capitolo quarto abbiamo chiamate corona, e che a Sole non eclissato è invisibile solo perchè ha luce troppo debole per vincere la luce assai più intensa, diffusa dell’atmosfera della Terra.

279. La corona è un fenomeno d’origine interamente e unicamente solare; al disopra dell fotosfera e della cromosfera essa forma un ultimo guscio attorno al Sole: sovrincombe alla cromosfera, e da questa distinta e separata si innalza trenta volte circa più che non essa.

La costituzione della corona solare è complessa; risulta in parte di gas lucenti, in ispecie di idrogeno e di un altro gas ignoto sulla Terra, coronio; risalta in parte ancora di materiali minutissimi, i quali splendono di luce continua così propria come riflessa, e i quali riflettono la luce della fotosfera del Sole non altrimenti che l’atmosfera della Terra.

280. Ei pare che la corona muti, col mutar delle macchie solari, e spettro ed aspetto, che la sua struttura sia diversa nei diversi suoi strati, che diversamente luminose sieno le diverse sue parti.

Questi ed altri particolari tuttora oscuri noi potremmo certo più presto conoscere, se riuscissimo a fotografare la corona di pieno giorno e a Sole non eclissato.

281. È quest’ultimo un problema difficilissimo, e molti opinano ancora che di giorno e nelle condizioni ordinarie la luce riflessa dell’atmosfera [p. 240 modifica]terrestre sia troppo intensa perchè diventi possibile ottenere della corona sopra una lastra fotografica sensibile una immagine, una traccia anche leggera ma sicura.

Tentativi diversi di risolvere il difficile problema furono fatti con poco successo; tentativi che dànno qualche speranza di riuscita furono ultimamente ripetuti dal sig. Deslandres di Parigi.

L’idea su cui i medesimi si fondano è la seguente; fotografare i dintorni del Sole utilizzando successivamente luci di colore diverso, nella speranza di riuscire così a scoprire una regione dello spettro nella quale la luce della corona superi per intensità la luce diffusa dal cielo. In alcune delle lastre fotografiche così ottenute, in quelle specialmente per le quali fu utilizzata luce ultra-violacea, forme analoghe a quella della corona appaiono attorno all’immagine del disco solare, ma che esse siano una rappresentazione reale della corona e non provengono piuttosto da difetto di strumento o di fotografia, non è ancora ben certo.

Durante la eclisse totale di Sole del 28 maggio 1900 fu in modo speciale studiata l’irradiazione termica della corona.

La luce azzurra diffusa del cielo, la quale ci nasconde le stelle e la corona del Sole, è ricca di raggi molto rifrangibili (azzurri), ed è probabilmente povera di raggi (rossi) di piccola rifrangibilità.

È verosimile che un occhio, il quale fosse sensibile soltanto ai raggi infrarossi estremi, vedrebbe le stelle in pieno giorno, e tutto porta a pensare che per riuscire a riconoscere la corona solare, anche a Sole non totalmente eclissato, basterebbe poterne fotografare l’immagine utilizzandone i soli raggi termici. [p. 241 modifica]

Importava quindi verificare se la Corona emette questi raggi termici in quantità notevole, ed è quanto appunto si fece in Ispagna durante la eclisse del 1900. I risultati corrisposero all’aspettazione. Il calore irradiato dalla corona è sensibile e suscettibile di misura. Non è quindi infondata la possibilità di ottenere per mezzo dei soli raggi termici una fotografia della corona anche a Sole non eclissato; la corona è si lucida e calda che noi non dobbiamo disperare di poterla osservare ogni giorno, così come già facciamo per la cromosfera e per le protuberanze.