Astronomia/Capitolo sesto/4
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§ IV.
Fotografie della cromosfera e delle protuberanze del Sole.
Spettro-eliografo.
274. Attorno alla fotosfera, come già si disse nel paragrafo quinto del capitolo quarto, si svolge la cromosfera, colla quale sono in relazione intima le protuberanze, fiamme giganti che dalla cromosfera appunto s’innalzano a grandi altezze.
275. La cromosfera, che come un guscio avvolge la fotosfera, è uno strato la cui altezza apparente varia fra soli 8 e 12 minuti secondi d’arco, che in realtà oscilla fra 5766 e 8648 km.
Le protuberanze, che hanno indefinita varietà di forme e che, anche apparentemente, si spingono ad altezze notevoli sulla cromosfera, raggiungono non di rado l’altezza reale di 43242 km., eccezionalmente altezze quattro, cinque e perfin sette volte maggiori.
276. E cromosfera e protuberanze risultano in gran parte di idrogeno ed hanno luce rossa, di un solo colore, monocromatica.
Per qualche tempo le si son viste soltanto durante le eclissi totali di Sole, la loro luce non essendo abbastanza intensa per vincere la luce diurna diffusa nella nostra atmosfera.
Nel 1868 si pensò che smorzando in qualche modo la luce diurna sarebbesi resa sensibile e visibile la luce della cromosfera e delle protuberanze, e si trovò che a raggiungere tale scopo bastava l’uso dello spettroscopio. Da quel giorno si poterono ogni giorno vedere ed osservare nelle specole si la cromosfera che le protuberanze del Sole.
277. Da qualche anno fu inventato in America lo strumento detto spettro-eliografo. Scopo suo è di ottenere fotografie del Sole utilizzandone non tutta la luce complessa, ma utilizzando, secondo i casi, solo la luce di questo o quel colore, luce in una parola monocromatica. Con esso furono nel 1893 ottenute fotografie del Sole che riproducono non solo le macchie, le facole e i dettagli lutti della fotosfera, ms riproducono ancora la cromosfera e le protuberanze.
Sono fotografie sotto ogni aspetto preziose, ottenute in America, in Francia ricorrendo a radiazioni della cromosfera e delle protuberanze aventi sulla pellicola sensibile un’azione più intensa ed efficace delle ordinarie radiazioni. Si utilizza a tale scopo la luce che corrisponde alle righe H e K dello spettro della cromosfera e delle protuberanze, righe poste verso l’estremo violaceo dello spettro, poco brillanti all’occhio ma intensamente attiniche e attribuite al calcio.
Segnano queste fotografie un grande successo della Fisica solare. Le osservazioni dirette fatte allo spettroscopio sono necessariamente limitate allo stretto anello cromosferico esistente ottorno al bordo del disco solare. La più gran parte della cromosfera, quella che, vista dalla Terra, si proietta sul disco stesso del Sole, ad esse sfugge per intero.
Altrettanto non avviene al metodo fotografico di indagine ideato come si disse in Francia e in America. La luce stessa delle righe H e K che cosi bene si presta a fotografare la cromosfera e le protuberanze esistenti attorno al bordo del disco solare, permette di riconoscere giornalmente e con sicurezza la cromosfera che si proietta sull’intero disco solare, di riconoscere e di osservare cioè l’intero guscio cromosferico del Sole.