Amorosa visione/Capitolo XXXVIII
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CAPITOLO XXXVIII.
Comincia’ io allora: a te che face
L’entrar là entro, e un poco vedere?
Io verrò poi là ovunque ti piace.
Or veggio ben, che tu il tuo piacere
5Vuoi pur seguire in ciascheduna cosa,
E fai quel che tu vogli a me volere.
Così mi disse, e quasi dispettosa
Soggiunse: andiam, che ne potrà seguire,
Che quando tu in più pericolosa
10Angoscia ti vedrai, vorrai reddire
Con meco addietro, e non esser forse ito,
E io ti lascerò in tal martire.
Non fu il suo parlar da me udito
Allor per poco; tanto avea la mente
15Pure al giardin verdeggiante e fiorito:
Tutti e quattro v’entrammo insiememente,
Tanta gioia vi vidi, che ciò ch’io
Dinanzi vidi, ivi m’uscì di mente.
Ahi quanto egli era bello il luogo ov’io
20Era venuto, e quanto era contento
Dentro da me l’ardente mio disio.
Rimirando m’andava intorno attento
Per lo gioioso loco, scalpitando
L’erbette e’ fior col passo lento lento.
25Sì con diletto per lo loco andando
Vidi in un verde e piccioletto prato
Una fontana bella e grande, e quando
Io m’appressai a quella, d’intagliato
E bianco marmo vidi assai figure,
30Ognuna in diverso atto ed in istato.
Mirando quelle vidi le sculture
Di diversi color, com’io compresi,
Qua’ belle, e qua’ lucenti, e quali scure.
Vidi lì un bel marmo, e quel sediési
35Sopra la verde erbetta, di colore
Sanguigno tutto, e ’n su quella stendiési
In piano, e s’io già non presi errore
Nell’avvisare, una canna per verso,
Quadro e basso, e lucido di fore.
40Sovr’ogni canto di quel marmo terso
Di marmo una figura si sedea,
Benchè ciascuna avea atto diverso:
Ch’umil, bella, soave mi parea
L’una di queste, e due spiritelli
45Con l’una mano appiè di sè tenea.
Habituati parlando con quelli
Gli aveva sì in un voler recati,
Che ciascuno contento è di quel ch’elli
All’altro vedea in voglia, e colorati
50Eran li suoi vestir, di tanti e tali
Colori, ch’io non gli avre’ mai avvisati.
Nell’altro canto a man destra, ch’eguali
Spazio occupava, una donna vi stava
Ad ogni creatura diseguali.
55Ella nel capo suo quivi mostrava
Tre visi, ed è vestita, ciò mi pare,
Come di neve, e così biancheggiava.
Là vid’io poi nel terzo angolo stare
Una donna robusta tutta armata
60Ad ogni affanno presta di portare.
Parea di ferro questa ivi formata
Tutta a veder, e dopo lei seguia
Un’altra sopra ’l quarto angol fermata.
Rimirando colei ognun diria
65Che di fino smeraldo fatta fosse,
In abito piacente, umile e pia.
Or quel che più a mirarle mi mosse
Fu un vaso vermiglio grande e bello,
Che tutte sostenean colle lor posse:
70Fermato sopra loro il bel vasello
Più che ’l sanguigno marmo si spandeva
Sopra ’l fiorito e verde prato, e quello
Egli era tondo, e ’n mezzo d’esso aveva
Formata una colonna piccioletta,
75Che dïamante in vista mi pareva,
Rotonda e bella, e sopra quella eretta
Un capitel v’aveva di fino oro
Fatto con maestria non miga in fretta.
E sopra quel tre figure dimoro
80Faceano ignude, e le spalle rivolte
Erano l’una all’altra di costoro.
Rideva l’una in atto, benchè molte
Lagrime fuor per gli occhi ella gittasse,
Che poi nel vaso parevan raccolte:
85Bruna era e nera, e poi che somigliasse
Foco pareva l’altra, e dalla poppa
Acqua gittava, e la terza sopr’a sè
Rampollava ancor bianca, ma non troppa.