Amori (Savioli)/IX - All'Amica lontana
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Così per lidi inospiti
Scherno alle Dee funeste
Alto chiedea d’Ermíone
4Il disperato Oreste.
Te chiamo, e i boschi rendono
Mesti la nuda voce;
Lenti i miei giorni passano,
8Vola il pensier veloce.
Tutto perì: memoria
D’esca al desío soccorre:
Ed io potei colpevole
12L’addio funesto imporre?
Vidi il dolor, che pallido
A te sul volto uscía,
Alle nascenti lagrime
16Chiudea rossor la via.
Oh de’ corrotti secoli
Tardi esecrato errore!
Tutte le leggi perano
20Che non impose Amore.
Ah che diss’io? la gloria
Serba d’intatta fama:
Tu ’l dei; di te sollecita
24Risplendi a un tempo, ed ama.
Ama; e l’arcano adombrisi
D’impenetrabil velo.
Così pudiche apparvero
28Giuno, e Minerva in cielo.
A te le Grazie nutrono
Leggiadra amabil figlia:
Tu la marina Venere,
32Ed essa Amor somiglia.
Deh prenda Amor medesimo
Le sue sembianze almeno;
Egli in sua vece positi
36Soavemente in seno.
Già del nipote Ascanio
Finse così l’aspetto,
E non temuto incendio
40Versò d’Elisa in petto.
Ed oh pietosa grandine,
Oh solitario speco!
In te....ma dove guidami,
44Ahi lasso! un desir cieco?
Da cure oppresso, ed esule
Vivo in terren lontano;
Regna un poter contrario,
48Che quel d’Amor fa vano.
Tu scrivi intanto, e all’animo
La speme sua mantieni.
Oh i cupid’occhi trovino
52Scritto una volta: Vieni.
Impetuoso Eridano
Stendi la torbid’onda,
E minacciando vietami,
56Se sai, l’opposta sponda.
Fanciulla accesa i talami
Offría dal Tracio lido,
E al sordo mar fidavasi
60Il notator d’Abido.