Vulcano/Terza sintesi
Questo testo è stato riletto e controllato. |
◄ | Seconda sintesi | Quarta sintesi | ► |
Terza sintesi
LA GRANDE GARA DEL FUOCO
La via Etnea vista d’infilata con tutti i suoi balconi rigurgitanti di drappi rossi uomini donne bambini lampade. In primo piano due palchi pavesati; il palco del poeta Serena e il palco della Giuria.
Dietro, un secondo palco armato di geometrie pirotecniche: il palco di Porpora. In fondo domina il Vulcano fumante. Ultime ore drammatiche di un tramonto d’estate straricco d’oro lirico con vampe epiche, nuvoloni forati a guisa di proiettori e nuvolette veloci come aeroplani in un azzurro mitologico. Vocio confuso della folla che ingrossa commentando i grandi avvisi murali e quelli portati a spalla, che annunciano: Grande gara tra l’Etna, il pirotecnico Porpora, il poeta Serena e la luna! Premio di un milione di lire offerto dal signor Mario Brancaccio!
Amleto Poveruomo
facendosi largo nella folla:
Sì, parlerò! E’ ora di parlare!
La folla
Parli Poveruomo! Parli Poveruomo! Parla! Parla!
Poveruomo
sollevato sulle spalle dal popolo:
Catanesi, un vento di pazzia travolge la città! Dei forestieri sono venuti a tormentare il Vulcano. Si dicono scienziati. Porpora non è siciliano! Questa gara è una pazzia! Stregoneria! Cosa c’entra il poeta Serena col nostro amato Etna? E poi mettere in gara un fabbricante di fuochi artificiali con il nostro amato Etna! E con la Luna! Un milione di premio! Pazzia! Pazzia!
Una voce
Vincerà il Vulcano!
Un’altra voce
Io punto per la Luna!
Poveruomo
Ma se vincerà il Vulcano chi prenderà il denaro? Avete letto i manifesti?
Gli studenti
Sono belli! Sono belli!
Poveruomo
Manifesti da scugnizzi. Impazziti però!... La gara è aperta a tutti coloro, dice il manifesto, che vorranno fare un gesto pirotecnico. Cosa significano queste parole? Io propongo di interrompere la gara. Dov’è il Sindaco? Cosa fa il Prefetto? Chiamiamo i carabinieri!
La sua voce è coperta dal frastuono degli studenti che portano in trionfo Alberto Serena e lo spingono sul suo palco.
Gli studenti
Abbasso Poveruomo! Parli Serena!
Serena
Catanesi, sono io che ho ideato con l’amico Porpora la grande gara del Fuoco senza limiti d’intensità. Non ascoltate Poveruomo e i suoi stupidi terrori. Non siete voi, catanesi, le meravigliose salamandre dell’Etna?
Gli studenti
Sí! Sí! Sí!
Serena
Vorreste forse porre dei limiti al mio furente lirismo e ai deliranti colori di Porpora? Vorreste voi chiudere la bocca all’eloquentissimo nostro Vulcano? Parli finalmente il nostro caro Padre rosso!
Poveruomo
Catanesi, state in guardia contro le nefaste parole di questo mentecatto. Ha detto che bisogna invitare l’Etna a parlare! (Sparisce nel gorgo degli studenti)
Serena
Giovanni e Lucia Massadra, Mario ed Eugenia Brancaccio comporranno la giuria: scienza e ricchezza.
Gli studenti
Viva Serena! Viva Brancaccio! Viva Massadra! Andiamo a cercare Porpora! Eccolo! Eccolo!
Tutta la folla si volta verso il palco della giuria dove appaiono Mario ed Eugenia Brancaccio, Giovanni e Lucia Massadra.
Porpora
gesticolando in mezzo alle architetture delle sue pirotecniche:
Non sono oratore né poeta. I miei fuochi parlano, plasmano, cantano, dipingono, architettano per me! La gara è incominciata. Sono il primo in gara! Serena sarà il secondo. Terza la Luna, quarto il Vulcano e subito un’ultima ripresa simultanea di tutti. Dopo di che voi, catanesi, darete il premio! Se vincerà il Vulcano il milione sarà distribuito ai metallurgici di Catania. Se vincerà la Luna butteremo il milione nella sua bocca in fondo a un pozzo. Approvato?
La folla intera
scandendo le parole:
Ap...pro...va...to!
Serena
La parola di fuoco a Porpora! (La luna si vela di nuvole sopra l’Etna)
Porpora
le braccia al cielo:
Ti ringrazio, Luna, d’asserti velata dà nuvole! Catanesi, applauditela! Avrebbe potuto farmi un certo ostruzionismo. Dato questo buio opportuno potrò ottenere un certo effetto. Vestirò dunque l’alta e snella nudità della notte con una delle sue piú belle vesti create da me. Ammirate!
Penombra e silenzio. Venti razzi si innalzano contemporaneamente costruendo il corpo della notte e rivestendolo di una veste verde tempestata di frutti d’oro.
Una voce
In tempo di crisi di limoni non era facile! Bravo Porpora!
Gli studenti
Silenzio! (Gli studenti cazzottano l’interruttore mentre scoppia un vocio violento su un balcone).
Il padre
aiutato dalla madre si sforza di strappare la figlia che si sporge al balcone nuda:
Figlia mia, cosa fai? Concertina, copri tua figlia! Dammi un lenzuolo! Uno scialle!
La figlia
No! No! Nuda! Voglio essere nuda! Per mettermi quella veste attillata! Porpora, Porpora, dammi, dammi quella veste ideale! (Vocío, fischi, insulti, ironie, ondate di carabinieri verso il palazzo il cui balcone mostra la donna nuda)
Gli studenti
a Porpora:
Avanti, Porpora! Non preoccuparti! Sono le solite signorine! Mostraci la seconda veste!
Porpora
Questa è rossa, tutta rossa! (Altri razzi vestono la notte di rosso) Un rosso speciale! Io solo posseggo il segreto di questo rosso trasformista; sorride come un bambino, mastica frutti gommosi, piange come una piaga, vibra come una tromba, canta grave come un cardinale in concistoro, sputa vetri e stoppa infiammata come un giocoliere negro. Guardate! Questo rosso andrà sempre piú intensificandosi. Raggiungerà il rosso del Vulcano. Lo supererà! Lo divorerà come un demonio divora un cherubino neonato!
La folla ha un minuto di contemplazione muta, poi si ode un rumore di carri, veicoli. Divampa in fondo alla strada Etnea un negozio.
Una voce
Pompieri! Pompieri!
Gli studenti
Imbecille, lascia bruciare!
Un’altra voce
È il mercante di stoffe che ha dato fuoco alla sua bottega! Per dispetto! Disse: «Speravo di possedere i più bei rossi del mondo, sono disonorato!» Ora corre laggiù gesticolando come un demente!
Gli studenti
La parola al poeta Serena!
Serena
Buio completo. Sul palcoscenico appare ritta Lucia bianca in un proiettore bianco.
Quanto fuoco e quanto ferro ho scaraventato su quella collina calma semplice e pura nell’alba gelida del Carso! (Si spegne il proiettore. Buio. Poi luce sulla scena precedente) Cuore mio tamburellante, non stancarti di colpire quel delicatissimo viso distratto! Tetro e carnevalesco shrapnel, scoppia sulla sua fronte casta a grandinargli addosso coriandoli di gioia feroci. Ho paragonato la mia torturante pena d’amore allo strazio di mille malati operati senza cloroformio sotto strambi bisturi ghiotti di ferite aperte. Ah! Ah! Il loro strazio fisico non era che un soldino caduto dalle tasche bucate di un aviatore volante sopra gli straricchi grattacieli di New York. Ti ho sognato nel lugubre vapore rosso dei mattatoi fra i buoi sventrati che rantolano e sputano catarrosamente la morte dai loro tubi di scappamento, con lunghi sguardi transoceanici. Nei sobbalzi della morte ogni bue sbandierava fuor del ventre budella cordami e alberature di navi assalite da un tramonto gravido di aeroplani bombardanti. Nulla, nulla può essere paragonato al mio dolore, unica preziosissima essenza estratta dalla mia carne!
Me la ribevo! Me la ribevo urlando come un cane succhiato dalla luna! Se il mio dolore straripasse ne colorerei per sempre di rosso gli oceani verdi e tutti gli anemici della terra e le nevi del polo e tutti i pallori dei vili e tutti i candori delle vergini. Tu godi di morire nel bianco! Non voglio! Ti accenderò. Ecco... Ecco! Anche tu.
Buio. Appare sulla scena, nel proiettore rosso, Eugenia. Si spegne il proiettore. Buio. Piena luce sulla scena precedente.
Gli studenti
La vittoria al poeta Serena!
Serena
Non accetto il premio. Il mio poema non è terminato. Occorre la chiusa potente e travolgente. Ho bisogno di una nuova parola rossa calda degna di lei! Non so trovarla. Trovatela voi, studenti! (Lungo silenzio).
Eugenia
scattando:
Amore!
Serena
Ma è una parola vecchia, stravecchia!
Eugenia
Bisogna ringiovanirla.
Serena
Credete voi certamente che ci siano tanti modi di sentirla diversamente?
Eugenia
Sí! Sí! Cosí: Amore! (Silenzio) Amore! (Silenzio) Amore! (Silenzio) Amore! (Silenzio) Amore! (Silenzio) Amore! Amore! Amore!
Eccitatissima come in preda al delirio Eugenia modula in modi diversi la parola «amore» che la folla assaporava con moti di più o meno intenso piecere.
Uno studente
La gara non è finita! Ci sono altri concorrenti! (Indicando i balconi delle case vicine) Un cardinale entra in gara al quarto piano! Al terzo, un apoplettico! Lo riconosco, è Maduz, il vecchio alcoolizzato che vanta la più bela faccia rossa del mondo. Trasuda vittoria da tutti i pori! Grida che ha tutto il vino della Sicilia nella pancia!
Un altro studente
Guardate su, al secondo piano. Quella scimmia vuol concorrere anch’essa con la sua seconda faccia viola rossa.
Un altro studente
Gianni l’orticultore ha messo in vetrina garofani, gerani, rose, gigli rossi, papaveri e orchidee. Entra in gara anche lui. Abbiamo ormai venti concorrenti.
La folla
La parola alla Luna! Viva la Luna! Rientrate le lampade! O spegnetele tutte.
Tutte le lampade scompaiono. La via Etna si fa buia coi balconi gremiti di forme nere su cui lingueggiano pochi riflessi di luci interne. Il buio totale è raggiunto. Soltanto nel cielo divampa da una parte il Vulcano e dall’altra la Luna piena versa a fiotti la sua luce, più soavemente triste, lilla madreperla turchese, lacrime e rimpianti ritorni addii ebbrezze svanite, ecc... Nel buio lancia un sospiratissimo tremante prolungato:
Aaaahhh! (Un minuto di silenzio assoluto dopo il quale)
Una voce
La luna ha vinto! Ho saputo che a un chilometro di distanza una donna ha strangolato il suo amante perché le aveva rifiutato una veste di luna.
Un corpo pesante si abbatte sul selciato fra la folla.
Gli studenti
È il filosofo che si è precipitato dall’abbaino. Ha vinto lui la gara con questo gesto inaspettato! E’ il famoso pirotecnico di cui tanto si parlava.
La luna si è velata di nuvole. Tutte le lampade riappaiono ai balconi.
Serena
La gara non è finita! Ora siamo tutti in gara! Ognuno ripeta canto e gesto pirotecnico.
Una voce
Il filosofo non può ripetere il suo gesto, poveretto!
Serena
Avanti! Tutti insieme! Ma dove è andato Porpora?
La folla
con un crescendo di angoscia gioiosa, ritmando la parola:
Porpora! Porpora! Porpora!
Una voce
lontanissima:
Guardate in aaalto!
La folla
Porpora! Porpora! Porpora!
Una voce
lontanissima:
Guardate in aaalto!
Tutti guardano il Vulcano dalla cui bocca scatta un fuoco artificiale smisurato e multicolore che simula una eruzione più luminosa di tutte quelle ricordate.
La folla
Il premio all’Etna!
Uno studente
Nooo! Il premio a Porpora che ha soppiantato il Vulcano!
Sipario