Vita di Esopo Frigio/Capitolo XXXVIII

Capitolo XXXVIII

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Anonimo - Vita di Esopo Frigio (Antichità)
Traduzione dal greco di Giulio Landi (1545)
Capitolo XXXVIII
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C A P I T O L O   XXXVIII.


NOn molto dapoi avendo Xanto convitato tutt’i Filosofi, e tutti gli oratori di Samo, impose ad Esopo, che poco innanzi dell’ora della cena, alla porta si fermasse, e non lasciasse, persona entrare, se non gli uomini scienziati, e dotti. Approssimatasi l’ora della cena, stavasi Esopo alla porta, acciocchè all’ufficio, che il Padrone imposto gli aveva non mancasse. Venendo i convitati l’uno dopo l’altro, come avvenir suole, picchiavano alla porta per voler entrare, ed Esopo rispondendo loro addimandava: Ditemi, che muove il cane: ma credendo ciascuno di loro esser burlato, ed ingiuriato, sentendosi per cena chiamare, partivasi tutti mormorando, e maledicendo la casa, e chi entro vi abitava. Uno solo fra tutti, a cui Esopo il medesimo avendo [p. 55 modifica]domandato, rispose. La coda, e gli orecchi: Allora Esopo aperta la porta, e disse, entra uomo dotto, e saggio, e presolo per mano, condusselo a Xanto, dicendo: Nessuno, o Padrone, viene a cenar teco, eccetto questo valent’uomo, ed è l’ora già tarda. Oh come, disse il Filosofo, non è adunque questa sera altri, che questo uomo da bene capitato a casa? Rispose Esopo: Sono venuti certi scroccapani, ed ignoranti, i quali perchè non erano uomini scienziati come mi dicesti, non gli ho a fè lasciati entrare. Maravigliavasi Xanto, come i suoi convitati l’avessero ingannato, e vedendo esser quasi l’ora passata della cena, non volse aspettare più oltre, e con quel solo amico postosi a sedere, cenò molto allegramente.