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Allora Xanto, disse mancavati materia, con che tu mi burlassi; e questa bugia costeratti più cara, che forse non vorresti. Va pur là, e rientra in casa. E così detto comandò, che ignudo ei fosse ben sferzato; Mentre che Esopo si spogliava, e già apparecchiato era ad esser battuto, venne un certo ufficiale amico di Xanto, il quale lo invitò a cenare con esso lui; il che avendo inteso Esopo, gridò: O me infelice, o come sono gli auguri falsi, e bugiardi; Io che due Cornacchie ho veduto, sarò tosto iniquamente battuto, e tu che una sola ne vedesti n’andrai ora a festa, ed a convito; adunque fu l’augurio mio vano, è tristo: e il tuo buono, e felice cosa contraria al tuo detto. Quì rise Xanto pe ’l bello, ed arguto detto suo: feceli grazia, che da lui per allora le sferze si rimovessero.


C A P I T O L O   XXXVIII.


NOn molto dapoi avendo Xanto convitato tutt’i Filosofi, e tutti gli oratori di Samo, impose ad Esopo, che poco innanzi dell’ora della cena, alla porta si fermasse, e non lasciasse, persona entrare, se non gli uomini scienziati, e dotti. Approssimatasi l’ora della cena, stavasi Esopo alla porta, acciocchè all’ufficio, che il Padrone imposto gli aveva non mancasse. Venendo i convitati l’uno dopo l’altro, come avvenir suole, picchiavano alla porta per voler entrare, ed Esopo rispondendo loro addimandava: Ditemi, che muove il cane: ma credendo ciascuno di loro esser burlato, ed ingiuriato, sentendosi per cena chiamare, partivasi tutti mormorando, e maledicendo la casa, e chi entro vi abitava. Uno solo fra tutti, a cui Esopo il medesimo avendo do-