Vita di Esopo Frigio/Capitolo XXXIX

Capitolo XXXIX

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Anonimo - Vita di Esopo Frigio (Antichità)
Traduzione dal greco di Giulio Landi (1545)
Capitolo XXXIX
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C A P I T O L O   XXXIX.


Il giorno seguente vennero seconda al solito i Filosofi alle Scuole; dove leggere, e disputare solevasi: e quivi venuto Xanto, tutti quelli amici suoi, che convitati furono, con lui acramente si dolsero, dicendo: Sapesti tu Maestro far allora burla; cotali dunque belle facende nella Filosofia imparasti: il burlar altrui? cui vi si aggiunse una dimostrazione della viltà, e dappocaggine tua, quando che non avendo ardire tu stesso d’ingiuriarci, ponesti quel tuo frappatore puzzolente a villanegiarne. Allora Xanto credendo, ch’eglino volessero pigliare un tratto di vantaggio, con coprir il mancamento della promessa loro, così rispose: A me pare, che l’inganno, e la burla, la qual jeri a me faceste, ora vogliate, ragionando in Filosofia porla; e non vi [p. 56 modifica]basta la beffa fattami, ed il mancar della promessa vostra, che ancora vile, e da poco mi chiamate; Ma che incarico è cotesto, di che voi tanto vi rammaricate, qual villania, ditemelo, isfodrate tosto. Noi venimmo, dissero i convitati, per cenar teco, e giunti alla porta, che era serrata, picchiammo per entrare, ma ecco che quel tuo servo, il quale dentro l’uscio stavasi, incominciò a chiamarci da cani, tanto, che come cani ci fece star di fuori, rispose Xanto: voi credo, che abbiate ciò sognato: Ed essi a lui. Veramente egli è così, come noi diciamo. Allora il Filosofo mosso dal testimonio di tanti uomini saggi, e da bene, chiamò Esopo, a cui con non poca colera disse; dimmi ribaldone, per qual cagione non lasciasti i miei convitati entrare, e che ti mosse a scacciarli di casa con villane parole, ingiuriandoli? Rispose Esopo, ingiuria ad alcuno non feci, nè dissi io giammai, e chiunque altrimenti dicesse, dal vero si partirebbe. Ma che io abbia lasciato entrare tutti quelli, che alla porta vennero, il tuo comandamento ne fu solo cagione. E non ti ricordi Padrone la norma, o la regola da te datami? Non m’imponesti tu che io non permettessi alcuno ingnorante entrare, ne al tuo convito venire, che solamente i dotti? Oh scelerato disse allora il Filosofo, adunque questi non sono uomini dotti, e saputi? Non pare a me, disse Esopo, che questi sono quelli, che a casa tua vennero, e ciò posso io veramente dire, avendone io allora l’esperienza fatta. Sappi, Padrone, che quando alla porta picchiavano, addimandai loro: Che cosa muove il cane; e nessuno seppe mai parola rispondere, e quante volte la porta era picchiata, tante volte faceva io loro questa proposta, alla quale non [p. 57 modifica]sapendo essi rispondere, come io t’ho detto, biastemavano. E come perciò parandomi essi tutti ignoranti, in esecuzione del comandamento tuo, non gli lasciai entrare. A quello, che solo teco cenò, perchè saggiamente, e dottamente rispose alla domanda mia, la porta apersi, avendomi egli risposto, che il cane muove la coda, e gli orecchi.