Viaggio sentimentale di Yorick (1813)/XLV

XLV. La Spada

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Laurence Sterne - Viaggio sentimentale di Yorick (1768)
Traduzione dall'inglese di Ugo Foscolo (1813)
XLV. La Spada
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XLV. LA SPADA

rennes


Poichè gl’imperii ed i popoli a certi periodi declinano, e anch’essi imparano alla lor volta che cosa sia l’infortunio e la povertà — io non mi starò a dire le cause che fecero gradatamente scadere in Bretagna la casa d’E***.

Aveva il marchese d’E*** virilmente tentato di sprigionarsi dall’angustia a cui l’aveva condannato la sorte, da ch’egli desiderava di serbare viva e lucida alcuna scintilla dell’avito splendore della sua casa: ma l’indiscreta prodigalità de’ suoi maggiori gli avea preclusa ogni via. Rimanevagli tanto da contentare i discreti bisogni dell’oscurità — ma aveva due figli ch’ei credeva degni di luce — ed essi volgevano gli occhi in lui solo. Provò la sua spada — nè gli sgombrò il passo, perchè a salire bisognava anche un altro mezzo a cui la sola economia non poteva supplire — unico espediente gli parve la mercatura.

In tutt’altra provincia di Francia egli avrebbe così inaridita per sempre la radice dell’arbuscello che il suo orgoglio e il paterno suo cuore volevano veder rifiorito — Ma in Bretagna le [p. 143 modifica]leggi vi provvedevano; ed egli se ne giovò. E gli fu a que’ giorni opportuna la convocazione degli Stati a Rennes. Però accompagnato da’ suoi due figliuoletti, entrò nell’assemblea e perorò pe’ diritti d’una legge antichissima del ducato, raramente, diceva egli, allegata; ma non per questo men valida: e si tolse di fianco la spada. Eccola, diss’egli; raccoglietela, e siatene religiosi custodi fino a che tempi migliori mi concedano di redimerla.

La spada fu raccolta dal presidente — il marchese rimase alquanti minuti a vederla depositare negli archivi — ed usci.

Al dì seguente egli e la sua famiglia navigarono alla Martinica donde (dopo diciannove o venti anni di prospera industria data a’ negozj, e per alcune eredità inaspettate da’ rami distanti del suo casato) ripatriò a ripetere la sua nobiltà e sostenerla.

Fu mia ventura — nè la fortuna è in ciò liberale a verun viaggiatore tranne al sentimentale — ch’io mi trovassi a Rennes, appunto nel giorno di questa ridomanda solenne — solenne certamente per me.

Il marchese con tutta la sua famiglia si presentò all’assemblea. Esso dava mano alla sua dama; e [p. 144 modifica]il primogenito alla sorella; il figlio minore veniva a capo della fila accanto a sua madre — il marchese si ripassò due volte il fazzoletto sul viso —

— Era universale silenzio. Sei passi innanzi di giungere al tribunale, il padre cedendo la marchesa al figlio minore, e avanzandosi tre passi egli solo — ridomandò la sua spada — E gli fu restituita. Nè prima la riebbe, che la sfoderò quasi tutta — e quella era per lui la splendida faccia di un amico mal suo grado abbandonato — e la considerava attentissimo dall’elsa in giù come per raffigurarla — quando accorgendosi d’un po’ di ruggine verso la punta, se l’appressò all’occhio e vi chinò il capo, e parvemi che lasciasse gocciar sovr’essa una lagrima; anzi, da ciò che segui, ne son certo:

«Troverò, disse, alcun’altra via a srugginirla.»

E ricalcò la spada nel fodero. S’inchinò a’ depositarj — e accompagnato dalla moglie, dalla figlia, e da’ due figli s’accomiatò.

Ah! avrei pure voluto essere io nel suo cuore!