Viaggio intorno alla mia camera/Capitolo XXIII
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Traduzione dal francese di Giuseppe Montani (1824)
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CAPITOLO XXIII.
Non dirò che una parola di quest’altra stampa.
Rappresenta la famiglia dell’infelice Ugolino, dannato a perir con essa di fame. Uno de’ suoi figliuoli è steso senza moto a’ suoi piedi; gli altri porgono a lui le braccia cadenti per debolezza, e gli domandano del pane, mentre il misero padre, appoggiato ad una colonna del doloroso carcere, con occhio stupido e torvo — in quella orribile calma che accompagna l’estrema disperazione — muore ad un tempo della propria e della lor morte.
Bravo cavalier d’Assas! eccoti spirante sotto cento bajonette, vittima di un coraggio, d’un eroismo, a nostri giorni sconosciuto.
E tu, che piangi sotto queste palme, figlia infelice del suolo d’Etiopia! tu che un barbaro — non inglese per certo — tradì e abbandonò; anzi, che dico? diè in cambio di vile schiava, malgrado l’amor tuo, malgrado il pegno della sua tenerezza, che portavi in seno; — io non passerò dinanzi alla tua immagine, senza renderti il tributo di un sospiro dovuto alla tua troppo affettuosa giovinezza e alle tue sventure.
Fermiamoci un istante rimpetto a quest’altro quadro. È una pastorella che guarda solinga il suo gregge sulla sommità delle Alpi, assisa sopra un vecchio tronco d'abete, rovesciato e fatto bianco da molti inverni. I suoi piedi sorto ricoperti dalle larghe foglie d’un cespo di cacalia, il cui fiore di color lillà s’alza al disopra della sua testa. La lavanda, il timo, l’anemone, la centaurea, ed altri fiori d’ogni specie, che si coltivano a gran pena nelle nostre serre e ne’ nostri giardini, e crescono spontanei in lor nativa bellezza sul dorso dell’Alpi, formano il grazioso tappeto su cui errano le sue agnelette. — Amabile pastorella, dimmi: ove si trova il tuo fortunato albergo? Donde partisti questa mattina allo spuntar dell’aurora? Non potrei io colà venir teco ad abitare? — Ma, ohimè! la dolce quiete, di cui tu godi, non tarderà a svanire. Il demone della guerra, non contento di desolare luoghi più popolosi, porterà fra poco l’agitazione e lo spavento fin nel tuo solitario ritiro. Già veggo inoltrarsi feroci guerrieri, salire di montagna in montagna, e approssimarsi alle nubi. — Lo strepito del cannone si fa sentire nelle regioni elevate del fulmine. — Fuggi, pastorella, affretta il tuo gregge; nasconditi negli antri più riposti e selvaggi; più non v’ha riposo su questa infelice terra.