Viaggio intorno alla mia camera/Capitolo XX
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Traduzione dal francese di Giuseppe Montani (1824)
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CAPITOLO XX.
Le pareti della mia camera sono adorne di stampe e di pitture, ond’essa riceve molta vaghezza. Volentieri io farei passare in revista le une dopo le altre dinanzi al lettore, per divertirlo lungo la via, che ancor dobbiamo percorrere, prima d’essere giunti al mio scrittojo; ma è così impossibile spiegare un quadro, come fare un ritratto somigliante dietro una descrizione.
Qual commozione, per esempio, non troverebbe, contemplando la prima stampa, che si presenta agli sguardi! — Vedrebbe in essa la sventurata Carlotta in atto di rasciugar lentamente, e con mano tremante le pistole d’Alberto. — I più neri presentimenti, tutte le angosce d’un amore senza speranza e senza consolazione sono impresse nella sua fisionomia: mentre il freddo Alberto, circondato da mazzi di processi e di vecchie carte d’ogni specie, si volge indifferentemente, per augurare un buon viaggio al suo amico. Quante volte non fui io tentato di rompere il vetro, che copre questa stampa, onde scuotere l’insensitivo Alberto, cacciarlo, calpestarlo, annientarlo!... Ma già resteranno sempre troppi Alberti a questo mondo. Qual è l’uomo di vivo sentimento che non abbia il suo, con cui è costretto vivere, e contro cui i risalti dell’anima, le dolci effusioni del cuore, gli slanci dell’immaginazione vanno per così dire a frangersi come i flutti contro uno scoglio? — Felice chi trova un amico, il cui cuore convenga al suo, un amico il quale si unisca a lui per conformità di gusti, di sentimenti, di cognizioni; un amico, il quale non sia tormentato da ambizione o da interesse; — che preferisca l’ombra d’un albero alla pompa di una corte. — Felice chi possede un amico!