Viaggio in Dalmazia/Delle Osservazioni fatte nel Contado di Zara/8. Della Città, e Campagna di Nona

8. Della Città, e Campagna di Nona

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8. Della Città, e Campagna di Nona
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§. 8. Della Città, e Campagna di Nona.

Le rovine di Nona, che dovrebbono somministrare abbondante pascolo alla curiosità degli Antiquarj, sono così sotterrate dalle replicate devastazioni, alle quali quell’infelice Città fu soggetta, che di raro ne scappano fuori vestigj. Io mi vi portai, colla speranza di veder qualche cosa degna d’esser notata: ma mi vi sono trovato deluso. Non solo niente vi resta, che indichi grandezza di tempi Romani, ma nemmeno alcun residuo di Barbara magnificenza, che ricordi que’ secoli, ne’ quali vi risiederono i Re degli Slavi Croati. Ella giace su d’un’Isoletta nel mezzo d’un Porto, che fu ne’ tempi andati capace di ricevere grossi legni, e che adesso si è cangiato in fetida palude, perchè vi mette foce una fiumaretta fangosa, dopo di aver corso pel tratto di sei buone miglia attraverso le pingui campagne abbandonate di quel Distretto. Gli antichi abitatori aveano deviata quest’acqua; e dell’argine da essi fabbricato per farla scaricar nella Valle di Drasnich al mare veggonsi tuttora gli avanzi. Ad onta però della spopolazione de’ campi, e dello squallore del sito, non si perdettero di coraggio i nuovi abitanti di Nona; ed animati da privilegj accordati loro dalla Clemenza del Serenissimo Governo si studiano di farvi ne’ migliori modi rifiorire la Popolazione, e l’Agricoltura. Lo scolo [p. 20 modifica]dell’acque renderebbe abitabile, e fruttuoso quel pingue Territorio. La palude salmastra, che cinge le mura di Nona, è attissima a somministrare quantità considerabile di pesce, e particolarmente d’Anguille. La Pubblica Munificenza ne accordò l’investitura a privati, che ne traggono un frutto sufficiente. Introducendovi co’ Lavorieri migliori metodi per la pesca, vi si potrebbono marinare, o metter in sale molte migliaja d’Anguille, che servirebbono al nostro commercio interno, e risparmierebbono una parte almeno del dispendio, cui fa la Nazione per acquistare salumi esteri. A sinistra della Città di Nona, costeggiando il mare, si trovano delle muraglie rovinose d’antiche fabbriche, le quali second’ogni apparenza in più lontani tempi siedettero sulla terra ferma, dove ora sono circondate dalle acque. Il mare forma in quel luogo uno stretto, che può passarsi a guazzo, e per cui nelle basse maree a gran pena possono trovar passaggio le più picciole barchette. La Villa vicina corrottamente detta Privlaca da’ Morlacchi abitantivi, e Brevilacqua dai Zaratini, sembra trarre il nome dal guado, che da’ Latini Brevia aquæ soleva chiamarsi. Questo guado separa il Contado di Nona dall’Isola contigua di Puntadura. La costa di Brevilacqua è molto alta, e tagliata a piombo per modo, che lascia vedere scopertamente i varj strati, ond’è composta, e la materia loro. Eglino sono tutti arenarj, o ghiajuolosi, e manifestamente deposti da un fiume antico, che adesso non si vede più. Alcuni di questi strati, e spezialmente i più bassi, pel filtrare dell’acque si rassodano in pietra, e formano una spezie di tronchi d’Osteocolle perpendicolarmente disposti. In qualche luogo di quella costa vedesi a pel d’acqua il marmo, che serve di base agli strati fluviatili; e questo medesimo marmo volgare comparisce dentro terra, dove probabilmente ne stava promi[p. 21 modifica]nente qualche collina, prima che le torbide riempiendo i luoghi bassi delle deposizioni loro appianassero la campagna. Vi dominano le Lenticolari, e petrefatti congeneri strettamente uniti all’impasto marmoreo.

Nell’andare da Zara a Nona cavalcando, io ò osservato una curiosa distribuzione di terreno, che sembrano aver fatta fra loro gli arbusti spontanei, ond’è coperto quel tratto di paese per tredici miglia di lunghezza. Sino alla Villa di Cosino trovansi campi pietrosi, ma sufficienti per le viti, e pel grano; attualmente sono messi a prato, e pessimamente tenuti. Un miglio di là da Cosino trovasi un bosco di Sabina fruticosa, detta in Illirico gluhi smrich, Ginepro sordo, nè vi si trova verun’altra spezie d’arbusto. Vengono, dopo un miglio di Sabine, i Lentischi, che occupano breve tratto; indi Fillirèe, Eriche, Arbuti, ed Elci minori, che vivono in buona società tutti insieme; succedono a questi i Ginepri; e finalmente presso Nona regna libero, e solo il Paliuro, cui chiamano Draça1. Non mi sono avveduto d’alcuna differenza sensibile nelle terre occupate da queste varie famiglie di arbusti. L’Ilex cocci glandifera de’ Botanici è frequentissima lungo il litorale, e pell’Isole della Dalmazia; ma, per quanta diligenza io abbia usato, non mi venne fatto di trovarvi la grana del Kermes. Sarebbe lodevole tentativo il procurare di spargervi la razza di questo insetto prezioso, facendola venire dalle Isole del Levante, dove alligna naturalmente. V’è ogni ragione di sperare che in breve tempo si avrebbe un nuovo prodotto in Dalmazia.

  1. Dal Greco δράπτω, pungo. Molte altre voci botaniche della lingua Illirica ànno stretta parentela col Greco, come a cagion d’esempio, trava, erba, δράβη; dervo, legno, δρΰς.