Viaggio in Dalmazia/Delle Osservazioni fatte nel Contado di Zara/18. Del rivo Bribirschiza, e di Morpolazza

18. Del rivo Bribirschiza, e di Morpolazza

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18. Del rivo Bribirschiza, e di Morpolazza
Delle Osservazioni fatte nel Contado di Zara - 17. D'Ostrovizza De' Costumi de' Morlacchi
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§. 18. Del rivo Bribirschiza, e di Morpolazza.

Per esaminare davvicino lungo il loro corso le acque, che impaludano sotto Ostrovizza, io andai a traverso delle sue campagne sino alle fonti della Bribirschiza, considerabile rivo, che scaturisce dalle radici dell’erto colle, su di cui veggonsi ancora le rovine di Bribir, antica residenza d’una possente famiglia di Bani della Dalmazia, che fè gran figura nel XIV. secolo. Esaminando il corso della Bribirschiza, trovai molte petrificazioni di grandi Ostraciti erranti, e guaste dalla fluitazione, e più presso alla fonte parecchie spezie di Turbiniti, e Bivalvi semicalcinati, conservatissimi e lucenti, nell’argilla petrosa azzurra. Niuna delle varietà, ch’io vi osservai, frugando, e rompendo pietre col mio martello Orittologico, vive nei mari nostri. I gran massi di breccia, che sembrano in qualche luogo rovinati dalla sommità, lungo le sponde del rivo, sono di formazione submarina, e fra ghiaja, e ghiaja tengono imprigionate molte varietà di testacei calcinati, riconoscibili ancora malgrado il loro stiacciamento, alcuni de’ quali mi parvero simili ai nostrali.

Nel ritornarmene al lido del mare, attraversai l’ampia, e bella pianura di Morpolazza, fiancheggiata da poco abitate colline, e divisa per lungo da un canale destinato a scaricare le acque de’ rivoli, e delle paludi vicine. Il fondo di questa campagna quasi del tutto incolta è di terra marnosa, al formare la quale sembra debbano essere concorsi i guscj de’ piccioli Turbiniti, che in infinito numero vi sono d’anno in anno abbandonati dalle acque, che partendo dai colli superiori a Sopot sogliono allargarla. Il canale di Morpolazza mette capo nel Lago di Scardona, dopo trenta buone miglia di corso, col nome di Goducchia. Probabilmente nel sito, [p. 41 modifica]dov’ora è la Chiesa di S. Pietro di Morpolazza, appiè delle colline, sorgeva qualche stabilimento Romano. Vi restano tuttora degli avanzi di pietre lavorate, e qualche frammento d’Iscrizione. L’Arausa dell’Itinerario d’Antonino non dovrebb’essere stata molto lontana da questo luogo. È andato molto lungi dal vero chi à creduto che Arausa, o Arauzona, sia Zuonigrad, Piazza ch’è ben trenta miglia più addentro, e lontana dalla strada, cui fece quell’Imperatore.

I corpi marini fannosi vedere fra Ostrovizza, e Morpolazza su’ colli di Stancovzi, e fra Morpolazza, e il mare per tutte le falde di Bagnevaz, e di Radassinovaz.

Il Contado di Zara avea molti altri stabilimenti Romani, de’ quali, quantunque sieno periti anche i nomi, troverebbonsi però de’ vestigj coll’ajuto della Carta Peutingeriana. D’alcuni rimangono i nomi tuttora come sono Carin, e Nadin, sorti dalle rovine di Corinium, e Nedinum; io non posso per ora renderle conto di ciò, che vi si osservi, non avendoli visitati. Mi fu però detto, che presso Carin si veggano tuttora de’ vestigj d’un Anfiteatro.

Ò voluto con una stucchevole precisione parlare a V. E. di tutti i luoghi, dove ò trovato lapidefatti d’origine marina, e di tutte le pianure, o Valli coltivabili ed amene, che ò veduto cavalcando per una picciola porzione del Contado di Zara, perchè la non si lasciasse ingannare da quanto fu scritto poco veracemente degli eterni dirupi1 della Dalmazia, della continuità di non so qual masso marmoreo che la compone, e della rarità, o difficile riconoscimento de’ corpi marini la[p. 42 modifica]pidefatti. Non si può negare, che sian aspre, ed orride alcune delle montagne di questo Regno; ma fa d’uopo anche aggiungere, che v’ànno ampj Distretti, ne’ quali montagne non s’incontrano giammai, e che fra le montagne ancora v’ànno delle Valli amenissime, e feconde. Il mio concittadino Donati à nel suo Saggio dato anche qualche poco favorevole cenno del carattere dei Popoli, che abitano l’interno di questa Provincia; ed egli ebbe il torto, alla pagina iii, prendendo a dirci, che il timore cagionato dalla barbarie de’ popoli, e dal pericolo delle ricerche trattenne lo Spon, e il Wheler dall’internarsi nella Dalmazia mediterranea. Chiunque sa, che questi due viaggiatori erano diretti pel Levante, imbarcati su d’una Nave Pubblica Veneziana, e per conseguenza costretti a dilungarsi poco dal lido, allorchè afferravano qualche Porto, non vorrà crederlo. Lo Spon trovò poi tanta e sì generosa ospitalità ne’ luoghi maritimi, e segnatamente a Spalatro, e fu sì contento dell’onestà, e ragionevolezza delle guide Morlacche, dalle quali fu accompagnato in qualche sua picciola escursione a cavallo, che non avrebbe mai sognato di temere la barbarie de’ popoli fra terra. È facile il consultare lo Spon medesimo nel primo Tomo del viaggio, dove rende conto della sua gita a Clissa. Se V. E. avrà la pazienza di leggere un giorno o l’altro i dettagli di quanto io ò personalmente su di questo proposito veduto cavalcando fra’ Morlacchi, non vorrà più credere, che questa Nazione sia barbara a segno di render pericoloso il viaggiare pelle contrade ch’ell’abita.

  1. Donati Saggio di Storia Nat. p. VIII, IX.