Viaggio in Dalmazia/Del Primorie, o sia Regione Paratalassia degli Antichi/1. Della Città di Macarska

1. Della Città di Macarska

../../Del Primorie, o sia Regione Paratalassia degli Antichi ../2. Del monte Biocova, o Biocovo, che domina Macarska IncludiIntestazione 30 settembre 2020 75% Da definire

Del Primorie, o sia Regione Paratalassia degli Antichi Del Primorie, o sia Regione Paratalassia degli Antichi - 2. Del monte Biocova, o Biocovo, che domina Macarska
[p. 106 modifica]

§. 1. Della Città di Macarska.

Quel tratto di litorale, che stendesi fra i due fiumi Cettina, e Narenta, il primo de’ quali Nestus, e Tilurus, il secondo Naro dagli Antichi fu detto, dove racchiudevasi due secoli prima dell’Era nostra la propriamente detta Dalmazia, è stato da’ Greci de’ bassi tempi conosciuto sotto il nome di Paratalassia, e quindi dagli Slavi con denominazione equivalente fu chiamato Primorie, Dai racconti d’Appiano rilevasi, che gran numero di Città v’ebbero gli Ardiei, o Vardei, parte proprie, parte tolte per forza alle Nazioni vicine da loro domate, prima dell’invasione de’ Romani; e dalla Tavola Peutingeriana apparisce, che parecchie ve ne rimasero dopo la conquista, nelle quali stabilironsi i Vincitori, che vi fondarono anche de’ nuovi Municipj. Di questa verità se ci mancassero le prove manifesto indizio darebbono le frequenti Iscrizioni, che svolgendo la [p. 107 modifica]terra s’incontrano per que’ luoghi vicini al mare, ed anche ne’ più internati fra’ monti.

L’amenità della piaggia, la fecondità de’ terreni, l’opportunità della situazione rispettivamente al commercio delle Provincie interiori col mare, la ricca pescagione di quelle acque deggiono aver invitato le antiche Nazioni quantunque barbare a stabilirvisi, e dalla coltura sconsigliata de’ vicini monti, e dal taglio de’ boschi, che que’ popoli si saranno trovati in necessità di fare per provvedere a’ bisogni loro, deesi peravventura ripetere il deterioramento della contrada, l’inghiajamento de’ fondi litorali, e la sfrenatezza furiosa delle acque montane, che ne rendono inabitabile qualche porzione.

Macarska è a’ giorni nostri la sola Città, che vi s’incontri, e dalla situazione sua si puote arguire, che sia sorta dalle rovine dell’antico Rataneum di Plinio il quale dev’essere stato la cosa medesima, che ’l Retino di Dione1. Le grotte sotterranee, che in que’ contorni assai moltiplicate si trovano, sono analoghe a quelle, che a detta dello Storico intorno a Retino s’internavano nelle viscere de’ monti, e nelle quali ritiraronsi i Retinesi dopo d’avere incendiato la Città loro con dentro i Romani, che l’aveano presa d’assalto. La totale distruzione di Retino non fece però abbandonare totalmente quel sito; da Procopio trovasi detto Muchirum, e nel VI secolo trovasi chiamato Mucarum. Dal Concilio Salonitano conservatoci da Tommaso Arcidiacono si rileva che in quella età fu istituito un Vescovo Mucarense. La Lapida sepolcrale di Stefano, che il primo occupò quella Sede, fu disotterrata a’ dì nostri. [p. 108 modifica]Poco dopo vennero gli Avari, ed occuparono il Primorie, e le campagne di Narenta, che acquistarono allora il nome di Pagania, perchè questi nuovi ospiti erano Idolatri, e s’usava di già nell’Illirio il nome di Pogànini per qualificarli. È congetturabile che l’Inaronia della Peutingeriana, sia un’altra denominazione di questo tratto di paese marittimo tolta da Narona, che n’era la Capitale; se però non sembrasse più ragionevole il leggere Maronia con Tommaso arcidiacono: nel qual caso il vocabolo barbaro equivarrebbe a Paratalassia, e a Primorie. L’Anonimo Ravennate prende in iscambio Mucaro per Inaronia, che nella Tavola viene nominata dodici miglia in Oriente d’Oneo, o sia Almissa; Mucaro starebbe bene sette miglia più oltre, dove si vedono disegnate fabbriche senza titolo. Il Porfirogenito dà il nome di Mocros a Macarska, facendone la Capitale d’una delle tre Zupanie comprese ne’ confini della Pagania, vale a dire fra le foci de’ soprannominati fiumi lungo il lido del mare. Come il nome di Pagania da Pogànin è derivato, così Mocros, e i corrotti Mucarum, Muchirum, e Muichirum probabilmente discendono dalla voce Mokar ch’equivale a umido, e innaffiato, e quindi conviene moltissimo al sito di Macarska bagnato da rivoli d’acqua perenne. Dopo d’aver formato parte dello Stato de’ Narentani per varj secoli, distrutti que’ Pirati, passò Macarska col resto del Primorie sotto l’obbedienza di varj Principi Cristiani ora piccioli, or grandi ne’ bassi tempi, indi obbedì alla Porta Ottomana, e finalmente nel MDCXLVI si diede volontariamente alla Serenissima Repubblica, che l’accolse, e colmò di privilegj.

Qualunque opinione sia da tenersi del primiero nome, e stato di Macarska, egli è certo che niente d’antico le rimane più a’ giorni nostri. Ella è fabbricata tutta [p. 109 modifica]di nuovo, ed è la sola fra le Città della Dalmazia in cui non si vedano case rovinose, e macerie. La sua estensione è picciola, poco numerosa la popolazione; non à fortificazioni di sorte alcuna, anzi è del tutto priva di porte, e di mura, checchè ne dicano i Geografi moderni, e segnatamente il Busching, che prende anche un grosso abbaglio mettendola su la cima d’un monte. Ella è al piè d’una gran montagna, e stendesi lungo le rive del suo picciolo, e non ottimo2 Porto, in sito piano. L’aria di questo Paese non era granfatto salubre nell’età passate; una palude salmastra le tramandava nel tempo di State aliti pestilenziali. Gli abitanti vennero in deliberazione di farla comunicare col mare, ben intendendo che un picciolo tratto di basso terreno allagato da fetide acque corrompe l’atmosfera ad una estensione molto maggiore; ed infatti l’esito corrispose perfettamente alle loro patriotiche mire, imperocchè la popolazione vi va crescendo, e vi gode molto miglior salute, che negli anni addietro.

I Macherani sono di svegliatissimo ingegno, e particolarmente addetti al mercanteggiare. Riescono felicemente anche nella letteratura; e quant’oltre possano arrivare nella coltura dello spirito col proprio esempio lo provava il Conte Abate Clemente Grubbisich, nato in Macarska d’antica, e nobile Famiglia, che nello scaduto anno MDCCLXXIII immaturamente fu tolto dalla morte alla Repubblica Letteraria, alla Patria di cui era lo splendore, ai Viaggiatori che ne ritraevano lumi, ed ospitalità nobilissima, a tutti i buoni che [p. 110 modifica]lo amavano giustamente. Egli dee aver lasciato delle pregevoli cose mss., fra le quali meritano particolar menzione una Storia Narentina condotta a buon termine, e un Trattato delle Origini, ed Analogie della Lingua Slavonica, pieno di laboriosa erudizione. Quest’Uomo dotto, e di costume aureo s’era ritirato in una casa di campagna, dove coll’esempio avea intrapreso di riformare la rozza Agricoltura de’ Primoriani, e attendeva da tranquillo Filosofo agli studj gustando delle vere delizie d’una solitudine, ch’egli aveasi resa piacevole, ed amena. Come la sua Famiglia nobilissima fra le altre, così si distinse fra i Letterati Cittadini di Macarska monsignore Kadcich, Arcivescovo di Spalatro, che diè alla luce una Teologia Morale in Islavo ad uso del Clero Illirico Glagolitico, che ne mancava totalmente, e lasciò la sua Biblioteca provveduta di buoni libri Ecclesiastici a beneficio della Patria, con esempio commendabilissimo. Nè si vuol fra gli scrittori Macherani lasciar di nominare F. Andrea Cadcich Miossich, del quale fu pubblicata una Raccolta di Canzoni Eroiche Nazionali; quantunque egli n’abbia fatto la scelta con poco buon gusto, e con meno criterio v’abbia introdotto una quantità di cose inutili, ed apocrife.

Il suolo, su di cui sta fabbricata Macarska, è attissimo a produrre olio, vino, mandorle, mori, miele, e qualche poco di grani. L’indole del terreno è leggiera, e ghiajosa, nè manca d’umidità come pell’ordinario gli altri paesi litorali della Dalmazia. Si riconosce manifestamente, che da’ piccioli torrenti n’è stata formata la superficie esteriore; e i torrenti medesimi nelle materie, che triturarono anticamente, sonosi scavati gli alvei. Un ruscelletto d’acqua detto Vrutak, attraversa la piazza della Città; non è però così dol[p. 111 modifica]ce che possa servire a bevanda salubre, quantunque sorga da luogo elevato di molto sopra il livello del mare. Il popolo attinge acqua leggiera, e purissima dal ruscello Budiçeviza, che scende dalla villetta di Cotisina, e mette in mare vicino a Macarska.

Sembra che ad onta delle ghiaje portate al lido dalle acque montane il mare abbia guadagnato, e guadagni continuamente in quelle vicinanze. Nel tempo di calma vedesi sott’acqua nell’imboccatura del Porto un pezzo di muraglia, che non dovett’essere fabbricato certamente sotto l’onde ne’ tempi antichi; e lo scoglio detto di S. Pietro, che copre il Porto medesimo, soffre uno smantellamento assiduo, quantunque non rapido, dalla violenza de’ flutti, come gli altri Promontorj di quel litorale. La Palude contigua, dove l’acque stagnavano negli ultimi tempi per non poter avere libero corso in mare, somministrò anch’essa una prova di questo alzamento del livello. Nello scavarvi la comunicazione, di cui vi ò già fatto cenno, si trovarono i residui d’un magnifico Sepolcro, e pezzi di nobili colonne. Io ò veduto a Macarska una bellissima medaglia di Marco Giulio Filippo in oro tratta da queste fondamenta, che non saranno state originariamente piantate in un sito allagato.

  1. Dio. Cass. Lib. LVI.
  2. Il Maty, e la Martiniere, danno ne’ loro Dizionari un gran Porto a Macarska.