Viaggio in Dalmazia/Del Corso della Cettina, il Tilurus degli Antichi/5. Delle Colline Vulcaniche, e de' Laghi di Krin. Gesso di Scign

5. Delle Colline Vulcaniche, e de' Laghi di Krin. Gesso di Scign

../4. Pianura di Pascopoglie, Fonte Salsa, Isola d'Otok. Rovine della Colonia Equense ../6. Della Fortezza di Scign, e della Campagna vicina IncludiIntestazione 29 settembre 2020 75% Da definire

5. Delle Colline Vulcaniche, e de' Laghi di Krin. Gesso di Scign
Del Corso della Cettina, il Tilurus degli Antichi - 4. Pianura di Pascopoglie, Fonte Salsa, Isola d'Otok. Rovine della Colonia Equense Del Corso della Cettina, il Tilurus degli Antichi - 6. Della Fortezza di Scign, e della Campagna vicina
[p. 79 modifica]

§. 5. Delle Colline Vulcaniche, e de’ Laghi di Krin. Gesso di Scign.

Noi ci fermammo a Krin, dove ci arrecò cortesemente dei favi di miele il povero abitatore d’un tugurio più deliziosamente situato, che molti Palazzi di ricchi Signori nol sono. Egli non s’era in alcun modo riparato dalla vendetta delle api per estrarli; e non so come niuna di esse lo abbia ferito, benchè con molta flemma facesse il fatto suo frugando nell’alveare. Il miele, cui ci pose dinanzi, era d’una qualità oltre ogni espressione perfetta; mentre stavamo mangiandolo all’ombra degli alberi, la maggiore delle figlie del poveruomo venne ad offerire a ciascuno di noi un mazzolino d’erbe odorose. Non è possibile, cred’io, d’essere insensibili a questi tratti di semplice Ospitalità rusticana. La sommità del monticello di Krin è di pietra simile a quella d’Æquum, il piede sembra Vulcanico; e quindi una sorte di poro igneo, e terra ferruginosa pesante indurata dal fuoco, trovasi fra esso monticello, e i Laghi contingui, che ne portano il nome. Questi Laghetti sono popolati da poca varietà di pesci, fra’ quali pretendono quegli abitanti ve n’abbia una spezie irsuta. Alcuno di essi molto sul serio ce la descrisse; aggiungendo, che di rado se ne potea prendere senz’avvelenar l’acque, perchè abitavano nel fondo. Io non sono disposto a credere in fatto di stravaganze fisiche se non quello che vedo; e quindi avrei voluto vedere il pesce peloso per credere che vi fosse. I due Laghi di Krin sono divisi da un picciolo Ismo, per di sotto al quale comunicano; la terra intermedia trema sotto i piedi di chi vi cammina. Nella prateria di Margude, ove [p. 80 modifica]sono situati, non di raro se ne formano di nuovi per sobbissamenti di terreno improvvisi. Uno di questi accadde non à molto sotto gli occhi del morlacco Bilonoscki. Il suolo gli si sprofondò dinanzi tutto ad un tratto per trentacinque passi di circuito, e la voragine si riempì d’acqua torbida. Queste sommersioni improvvise de’ suoli erbosi nelle basse campagne di Scign ricordano le Cuore del Polesine, del Dogado, del Bolognese, e d’altre contrade allagate, che galleggiano sull’acqua delle paludi, e si ponno a buon diritto chiamare Isole nuotanti. Della loro genesi à dottamente scritto il celeberrimo Conte Girolamo Silvestri Canonico di Rovigo. Merita d’essere letta la di lui bella Dissertazione che trovasi inserita nel Giornale d’Italia (1771. 21. Dicembre). L’indole de’ terreni di Krin, e di Margude è analoga a quella delle Cuore d’Italia, vale a dire che sono composti, e sostenuti da radici d’erbe palustri strettamente intrecciate; gli aratri sciogliendole fanno che l’acqua guadagni sopra di essi. Non v’era per anche pesce nel nuovo laghetto quando noi vi fummo sopra; e la profondità di esso, per quanto potemmo esaminarla, ci parve considerabile. Le di lui sponde perpendicolari mostravano, che la caduta fosse veramente nata poco prima.

La prateria di Margude è circondata da collinette, ad alcune delle quali ella si congiunge col mezzo d’un agevolissimo pendio. Queste sono tutte, poco più, poco meno, Vulcaniche, verso la base particolarmente. Che anche i colli situati più addentro sieno della medesima pasta, almeno in parte, lo prova il rivolo di Caracasiza, che conduce lave ferruginose, nere, ed altre pietre ora grige, ora rossiccie di natura Vulcanica. Il povero casale di Caracasiza è quasi totalmente abitato da Zingari, Nazione errante, come ognun sa, ed infesta ol[p. 81 modifica]tremodo allorchè va errando. Nella Morlacchia veneta v’ànno di molte famiglie Zingare, che vi si occupano pacificamente del lavoro della terra, e più comunemente delle manifatture di ferro, arte che sembra loro propria, e in cui riescono a meraviglia, se si guardi alla semplicità degli stromenti che adoprano. Alcuni Zingari fanno anche il mestiere di scozzoni; e i Turchi nostri confinanti li detestano perchè sono da essi frequentemente ingannati colle più sottili malizie. Il linguaggio Zingaresco è differente dall’Illirico usato in Bosna, e in Dalmazia; egli dovrebbe rassomigliarsi all’Armeno, e al Mingreliano, da che in buona parte gli Zingari sonosi sparsi pell’Europa e in Boemia segnatamente vegnendo da quei paesi. Varcato Caracasiza, che va a metter capo in Cettina sotto Æquum, e lasciata addietro la Villetta, che gli dà il nome, trovasi una collina di Gesso da presa, che sorge a mano sinistra di chi va verso Scign. Questo Gesso è di molto migliore qualità, che quello della Marca, di cui si fa uso in Venezia. Non so se tornasse in vantaggio de’ Mercadanti l’averlo di Morlacchia, perchè condotto al mare costerebbe tre piccioli la libra, vale a dire un soldo Veneziano per ogni quattro: mi sembra però, che anche il poco denaro, che si spende in Gesso nello Stato del Papa sarebbe meglio, e più utilmente impiegato in Dalmazia, dove dovrebb’essere forse a preferenza comprato questo prodotto, anche a prezzo un poco più alto.