Viaggio in Dalmazia/Del Corso della Cettina, il Tilurus degli Antichi/6. Della Fortezza di Scign, e della Campagna vicina

6. Della Fortezza di Scign, e della Campagna vicina

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6. Della Fortezza di Scign, e della Campagna vicina
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§. 6. Della Fortezza di Scign, e della Campagna vicina.

La Fortezza di Scign, dove i petti di poche centinaia di Morlacchi servirono di bastioni contro trenta [p. 82 modifica]mille Turchi nell’ultima guerra, non è mai stato un gran pezzo d’Architettura militare. V’à chi vuole fosse in quel medesimo sito Aleta. Una sola Iscrizione ben conservata in marmo Greco vi si trova, non di fresco incassata nella muraglia d’una casa; ma potrebb’essere stata portata, come qualche altra delle rovine d’Æquum non più che cinque brevi miglia lontane, o forse da qualche altra Città più antica, di cui anche il nome, e le rovine sonosi perdute. Lo stesso però non convien dire d’un’altra Iscrizione, e di qualche bassorilievo mal conservato, che vedesi nel luogo detto le Fontane, poco distante da Scign, d’onde furono disotterrate parecchie fiate delle cose antiche. Il sito è per se bellissimo, nè sarà stato trascurato dai Romani, che si piantarono sempre ne’ migliori luoghi de’ paesi conquistati. I Turchi vi fortificarono un ripido masso alla barbara usanza loro, vale a dire senza veruna intelligenza, ed astraendo dall’uso del cannone. Le loro fortificazioni si sono quasi affatto sfasciate, quantunque il Busching descriva questo luogo come assai ben tenuto. A Scign risiede un Nobile Veneziano con titolo di Provveditore, e v’ànno de’ quartieri pella Cavalleria, le di cui occupazioni principali sono il somministrare scorte alle Caravane provenienti dal paese Turco, dirette alla Scala di Spalatro.

Il Colle di Scign è di Breccia disposta irregolarmente di maniera, che sembra piuttosto di vedervi rovine di strati, che strati. Egli è situato nel fondo della pianura, che va sino alla Cettina, ed è spesso allagata dagli straripamenti di esso Fiume. Sotto la Borgata il piano è angustissimo, e circoscritto da monti, che attaccano col Cucuzu Clanaz. V’ànno degli strati di Argilla azzurrognola, che scopronsi alle radici di essi monti, ne’ quali sono prese varie spezie di Corpi ma[p. 83 modifica]rini calcinati; e su di quest’Argilla riposano gran massi di Breccia marmorea, caduti dall’alto.

La bella ed ampia Campagna di Cettina, o di Scign, è, come ò detto, soggetta alle inondazioni del Fiume, che le serve di confine scorrendo appiè delle colline di Rude, e di Trigl; ella è anche resa insalubre dall’acqua di Sutina, che vi si perde impaludando, e che forse diè motivo ai Geografi di creare un Lago in quel luogo. I varj rivi, e torrentelli, che senza veruna regola od incassamento scendono da quella parte ad unir le loro torbide colla Cettina, vi producono per dire il vero de’ ristagni: ma questi non sono assai considerabili nè pell’estensione, nè pella durata. Le acque, che fannovi il maggior danno sono quelle di Rude, che si spandono vicino a Trigl, ne’ di cui contorni molti residui di Romani monumenti si trovano, e forse altre volte sorgeva Tilurium. L’angustie, nelle quali internasi colà il Fiume per portarsi al mare, fendendo la gran montagna, che ne tien separato il Contado di Cettina, sono forse anche una delle principali cagioni della tardanza, e impaludamento. Sarebbe utile, e degna cosa il cercare un rimedio a questo male, che porta seco l’infecondità, e l’insalubrità d’una bella Provincia; nè si cercherebbe forse inutilmente nell’arginare, come ò accennato, il principal alveo del Fiume, nell’impedirlo dal vagare in diramazioni pella pianura, nel regolare le acque che vi concorrono. I Morlacchi del Distretto di Scign intendono benissimo l’utilità cui trarrebbe il pubblico, e ’l privato interesse da questa operazione, che dovrebb’esser fatta da essi medesimi a forza di braccia, e vi si presterebbero volontieri. Questo frugale, e robusto popolo, ch’è pur troppo sovente distratto dal lavoro delle proprie terre con apparenza di servizio, e colla sostanza di vero detrimento Pubbli[p. 84 modifica]co, esulterebbe trovandosi impiegato alla gloria, e al vantaggio reale del Principe ch’egli adora, quando però anche in questa fatta d’opere non trovasse il segreto d’avvelenargli ogni contentezza la malizia, e avidità di pochi.