Viaggio in Dalmazia/Del Contado di Traù/5. Minera di Pissasfalto
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§. 5. Minera di Pissasfalto.
La curiosità fossile di Bua, che merita a mio credere maggior attenzione di tutte l’altre, si è la minera di Pissasfalto. Io mi arrischio a chiamarla minera con non affatto proprio vocabolo, per non dirla piuttosto fonte, che parrebbe ancora più strana denominazione. In due Promontorj dividesi l’Isola di Bua fra Ponente, e Tramontana, l’un de’ quali guarda l’Isola di Solta, l’altro prolungasi rimpetto a Traù. Fa d’uopo varcare la sommità di quest’ultimo, che non è largo mezzo miglio, discendendo a dritta linea verso il mare per condursi ad una buca assai nota agli abitatori. Questa à poco più di dodici piedi d’apertura, e dal di lei fondo s’alza a perpendicolo oltre venticinque piedi il vivo degli strati marmorei, su de’ quali posano i massi irregolari, che servono di circondario alla cima del monte.
Il luogo m’è sembrato così degno d’osservazione, ch’io l’ò fatto disegnare (Tav. VIII). La buca AAA è scavata in uno strato irregolare di terra argillacea arenosa ora biancastra, ora traente al verde, ora mezzo petrificata, piena di Nummali della maggior grandezza
di Lenticolari, e frantumi, con qualche ramicello di Madrepora, e non di raro di quelle Serpole lombricali, che dal Gesnero son dette Corna d’Ammone bianche, minime, ec. Il masso B è caduto dall’alto, e giace isolato. L'escavazione praticata da qualche poveruomo nella materia più arrendevole, s’interna alcun poco sotto l’estremità CC dello strato DD. Questi è separato per la linea EE dallo strato FF, ch’è di marmo forte volgare con corpi marini, senza focaje.
Il superiore GG è di pietra forte lenticolare, e seminato di focaje, piene esse pure di Lenticolari. Il masso H non mostra al di fuori le divisioni de’ suoi strati, e trasuda minute gocciole di Pissasfalto, che non sono quasi osservabili. Ben lo sono le lagrime III della stessa materia, che colano dalle fessure, e screpoli dello strato biancastro DD. Elleno usano d’uscirne più abbondevolmente allor quando il Sole percuote que’ marmi nelle ore calde del giorno. Questo Pissasfalto è della più perfetta qualità1 nero, e lucente quanto il Bitume Giudaico, purissimo, odoroso, tenace; egli esce come liquefatto, e arrendevole per rassodarsi poi in grosse gocciole al tramontare del Sole. Rompendo molte di queste gocciole sul luogo, io ò trovato che quasi ognuna di esse à una cavità interna ripiena d’acqua limpidissima.
La maggior larghezza delle lagrime, ch’io abbia veduta, si è di due pollici Parigini, la comune di mezzo pollice. Gli screpoli, e fenditure del marmo, d’onde trasuda la Pece bituminosa, ànno al più la larghezza di una linea; per la maggior parte però sono così impercettibili, che senza la Pece medesima, da cui sono annerite, non si potrebbono per alcun modo ad occhio nudo distinguere. Dall’angustia delle vie forse dee in parte ripetersi la scarsezza del Pissasfalto, che geme da quelle rupi.
Io ò rotto molti, e molti pezzi di quella pietra forte calcarea: e vi ò costantemente trovato dentro macchie nere di Pece lucida, che ànno talvolta comunicazione cogli screpoli esteriori, e talvolta sono come laghetti isolati, senza uscita da veruna parte. Mi parve sul fatto s’avesse quindi motivo di sospettare, che la Pece preesistesse al rassodamento della terra calcarea in pietra di quell’antico fondo marino, ch’è certamente faccenda di qualche antichità.
La parte superiore del colle è marmorea, e quasi nuda di terreno; alberi non vi allignano, nè senza gran soccorsi dell’arte vi potrebbono allignare. Chi mi saprà dire d’onde colà sia venuta, e come al percuotere de’ raggi solari in que’ dirupi sciolgasi, e trasudi la Pece di già cotta, e annerita? Qual rimotissimo incendio di selve, o qual Vulcano la produsse? Ed in qual distanza prodigiosa di tempi, e differenza di circostanze? E come v’entra quell’acqua, che l’accompagna fedelmente, anche ne’ tempi di maggior aridezza? Vien’ella dagli alti monti del Continente passando per di sotto al canal di Mare, che divide l’Isola di Bua da Traù? E in questo caso, come può ascendere attraverso i compattissimi strati di marmo, onde l’Isola stessa è composta? Si potrebbe pensare, che l’ardore del Sole rendesse que’ massi atti ad attrarla dal mare medesimo, che in alcun luogo sotto d’essi s’insinua, o da qualche fonte ben profondamente sepolta? Io non m’appiglio a verun partito, e lascio a Voi, che siete maestro in queste oscure materie, a decidere d’ond’ella venga. In varj altri luoghi d’Europa, e segnatamente nell’Alvernia, presso Clermont-Ferrand, v’à un monte, d’onde si trae il Pissasfalto. Strabone fa menzione d’un celebre luogo dell’Epiro nel tenere degli Apolloniati, dove dalla terra raccoglievasi. Ma il monticello di Clermont è Vulcanico2: e ne’ contorni della minera mentovata dal Geografo, eravi3 una rupe, che gettava fuoco, e vi sorgevano acque Termali contigue. Così dal monte vicino a Castro, nella Campagna Romana, geme la Pece bituminosa di cui fa motto anche il Boccone: ma il luogo è tutto circondato da materie vomitate dagli antichi Vesuvj. Sull’Isola di Bua non v’è alcun vestigio di Vulcano antico, nè moderno, come non v’è per molte, e molte miglia addentro nel Continente.
Mi ricordo, che Voi medesimo m’avete alcuna volta parlato di una Pece somigliante a questa, che cola dalle rupi in qualche Provincia della Svezia; ma non m’avete aggiunto che da’ vostri compatriotti fossero stati esaminati, o descritti minutamente i monti, d’ond’ella scaturisce. Trovo presso quasi tutti gli Scrittori, che della Pece minerale ci ànno lasciato cenni, trascurato quasi totalmente l’esame degli strati, da’ quali trasuda; e mi par condannevole negligenza.
Corrisponde questo Pissasfalto di Bua a quella produzione fossile, che Mumia minerale vien detta dall’Hasselquist ne’ suoi Viaggi, e Mumia nativa Persiana dal Kempfero, di cui serviansi gli Egiziani per imbalsamare i loro Re4. Trovasi questa in una caverna del Caucaso, che sta chiusa, e guardata con gelosia per ordine del Re di Persia. Una delle qualità assegnate dal Signor Linneo al Bitume prezioso si è il fumare nel fuoco, come fuma il nostro, spargendo un odore di Pece non dispiacevole. Io credo, che sarebbe ottimo per le ferite, come lo è quello d’Oriente; e come la Pece di Castro usata assai comunemente per le fratture, contusioni, ed altri molti malori da’ Chirurghi Romani5.
- ↑ Bitumen subfriabile piceum. Linn. Syst Nat.
- ↑ Aldrovandi, Mus. Metall, p. 382.
- ↑ Strab. Geograph. Lib. VII.
- ↑ „Mumiahì, o sia Mumia nativa Persiana. Esce da una dura rupe in pochissima quantità. È un sugo bituminoso, che trasuda dalla petrosa superficie del monte, somigliante nell’aspetto alla brutta pece de’ calzolaj, come anche nel colore, nella densità, e nella duttilità. Quando è ancor aderente alla sua rupe riesce men solido; prende forma col calor delle mani; gode d’esser unito all’oglio, rispinge l’acqua; è affatto privo d’odore, e similissimo nella sostanza alla Mumia Egiziana. Posto su i Carboni accesi, dà un odore di zolfo, temperato un cotal poco dall’odore di Nafta, non dispiacevole.... V’ànno due varietà di questa Mumia; l’una è la primaria nobilitata dalla sua scarsezza, e dall’attività somma.... Il luogo nativo della Mumia primaria, è rimotissimo dall’accesso degli uomini, da’ luoghi abitati, dalle fonti d’acqua, nella Provincia di Daraab. Trovasi in una caverna angusta, non più profonda di due braccia, scavata a guisa di pozzo nel masso, alle radici d’uno scosceso monte del Caucaso“. Kempfer. Amœn. Pers.
Questa descrizione corrisponde perfettamente al Pissasfalto, o Mumia fossile di Bua, e solo discorda pella privazione d’odore, che par difficile possa esser totale nella Mumia persiana. - ↑ Boccone Museo di Fisica, ec. p. 161.