Viaggio in Dalmazia/De' Costumi de' Morlacchi/2. Etimologia di questo nome
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§. 2. Etimologia di questo nome.
I Morlacchi generalmente chiamansi Vlassi nell’idioma loro, nome nazionale, di cui, per quanto io ò potuto finora sapere, non si trova vestigio alcuno ne’ documenti della Dalmazia anteriori al XIII. secolo, e che significa autorevoli, o potenti. La denominazione di Moro-Vlassi, e corrottamente Morlacchi, di cui servonsi gli abitanti delle Città per indicarli, potrebbe forse additarci l’origine loro, che a gran giornate dalle spiaggie del Mar Nero vennero a invadere questi Regni lontani. Io crederei possibile (non impegnandomi però a sostenere questa mia congettura sino all’ultimo sangue) che la denominazione di Moro-Vlassi avesse significato da principio i potenti, o conquistatori venuti dal mare, che chiamasi mope in tutti i dialetti della Lingua Slavonica. Non merita quasi alcun riflesso l’etimologia del nome Morlacchi immaginata dal celebre Istorico della Dalmazia Giovanni Lucio, e goffamente ricopiata dal suo compilatore Freschot, perchè tirata come il cuoio de’ Calzolaj. Egli pretese che Moro-Vlassi, o Moro-Vlaki significhi neri-Latini; quantunque in buona Lingua Illirica la voce Moro non corrisponda a Nero, e i Morlacchi nostri sieno forse più bianchi degl’Italiani. Per appoggiare poi meno infelicemente la seconda parte di questa etimologia, trovando che la radice comune de’ nomi nazionali Vlassi, o Vlaki, e Valacchi, è la voce Vlàh indicante potenza, autorità, e nobiltà, ne concluse primieramente, che gli abitanti della Valacchia, e i nostri Vlassi doveano essere in tutto, e per tutto la stessa cosa. Ma i Valacchi parlano una lingua, che latineggia moltissimo, e interrogati del perchè, rispondono d’essere originariamente Romani; dunque anche i nostri, quantunque non latineggino tanto, sono Romani. Questi Vlassi provenienti da Colonie Latine furono poi domati dagli Slavi; e quindi il nome singolare di Vlàh, e il plurale Vlassi, „appresso gli Slavi divenne obbrobrioso, e servile, per modo che fu esteso anche agli uomini d’infima condizione fra gli Slavi medesimi. „ A tutte queste miserie si risponde anche più del bisogno col dire, che i Morlacchi nostri chiamansi Vlassi, cioè nobili o potenti, per la medesima ragione che il corpo della Nazione chiamasi degli Slavi, vale a dire de’ gloriosi; che la voce Vlàh non à punto a fare col Latino, e se trovasi essere la radice del nome Valacchi, ella lo è, perchè ad onta delle Colonie piantatevi da Trajano, il pieno della popolazione Dacica, come ognun sa, era di gente, che avea Lingua Slavonica, non meno che i popoli sopravvenutivi ne’ secoli posteriori; che gli Slavi conquistatori avessero dovuto dare o lasciare un nome ai popoli vinti non avrebbero mai dato o lasciato loro quello che significa nobiltà, e potenza, come necessariamente intendevano, essendo voce pura, e pretta Slavonica; e che finalmente il Lucio aveva del mal umore, quando si è affaticato per avvilire i Morlacchi anche nell’etimologia del nome, che portano. Non si può negare, che molte voci d’origine Latina si trovino nel dialetto degl’Illirici abitanti fra terra, come in grazia d’esempio, salbun, plavo, slap, vino, capa, rossa, teplo, zlip, sparta, skrinya, lug, che significano sabbia, biondo, caduta d’acqua, vino, berretto, rugiada, tepido, cieco, sporta, cassa, bosco; e derivano manifestamente da sabulum, flavus, lapsus, vinum, caput, tepidus, lippus, sporta, scrinium, lucus. Ma da queste, e da moltissime altre, delle quali agevolmente potrebbesi tessere un lungo catalogo, credo non si possa con buona ragione concludere, che i Morlacchi de’ tempi nostri discendano in dritta linea da’ Romani trapiantati in Dalmazia. Egli è un difetto pur troppo comune agli Scrittori d’Origini questo trar conseguenze universali da piccioli, e particolarissimi dati, dipendenti pell’ordinario da circostanze eventuali, e passaggiere. Io sono persuasissimo, che l’esame delle Lingue possa condurre a discoprire le Origini delle Nazioni, che le parlano: ma sono poi anche convinto, che vi si richiede un criterio acutissimo per distinguere le voci avventizie dalle primitive, onde preservarsi da sbagli madornali. La Lingua Illirica, ampiamente diffusa dall’Adriatico all’Oceano, à una grandissima quantità di radici simili a quelle della Greca, e se ne trovano persino fra le voci numeriche, alle quali non si può contendere l’indigenità; molti vocaboli Slavonici sono affatto Greci, come spugga, trapeza, catrida, portati senz’alcuna alterazione osservabile da σπόγγος, τράπεζα, καθέδρα. La frequenza de’ grecismi, e l’analogia dell’alfabeto, non mi condurrebbero però a francamente asserire che da’ Greci ristretti a un angusto tratto di paese sia discesa la vastissima Nazione Slavonica, o piuttosto che da essa ne’ più rimoti secoli sia stata invasa, e popolata la Grecia. Lunghissimi, e laboriosi studj si richiederebbono per mettere in lume sì fatte anticaglie; e forse ogni studio vi sarebbe gettato. V’ebbe un dotto vostro Nazionale; Mylord, che scrisse della somiglianza della lingua Britannica coll’Illirica1; nè per vero dire senza qualche ragione. Le voci stina, meso, med, Biskup, brate, sestra, sin, Sunze, smull, mliko, snigh, voda, greb, corrispondono molto a quelle, che voi usate per nominare Pietra, carne, miele, Vescovo, fratello, sorella, figlio, Sole, bicchiere, latte, neve, acqua, sepoltura. Sarebbe da esaminare, se come si trovano queste voci nella lingua Germanica, passata co’ Sassoni in codesta vostra Isola nobilissima, così si trovassero anche in qualche dialetto degli Antichi Celti Settentrionali. Io vorrei però, in ogni caso, esser cautissimo prima di decidere; e forse non lo sarei, sino a tanto che non vedessi delle rassomiglianze palpabili d’un corpo di Lingua coll’altro. La frequenza di voci esotiche mescolatesi nella nostra Italiana, (quantunque non si possa ragionevolmente dire, che gl’Italiani discendono da Nazioni straniere) prova, che indipendentemente dalle origini d’un Popolo ponno trovarsi molte parole nel di lui idioma comuni ad un altro. Per ommettere gli Arabismi, i Grecismi, i Germanismi, i Francesismi della lingua Italiana raccolti già dal Muratori, e da altri, non à ella un grandissimo numero anche di Slavonismi? Abbajare viene da oblajati; svaligiare da svlaçiti, barare da variti, e varati; tartagliare, da tartati; ammazzare da maç, spada, e dal derivato maçati; ricco da srichian, fortunato; tazza da çassa; coppa da kuppa; danza da tanza; bisato, sinonimo d’Anguilla, dal verbo bixati, fuggire; bravo da pravo, avverbio d’approvazione; briga, è pretta voce Illirica equivalente all’idea che rappresenta in Italiano; maschera, stravizzo, strale, sbignare, e innumerabii voci del nostro dialetto Veneziano, come a dire, baza, bazariotto, bùdela, bore, musìna, polegàna, vera, zòccolo, paltàn, smalzo, sonoci venute dall’Illirico, donde certamente non sembra sinora provato che siamo venuti noi.
- ↑ Brerevood, De scrut. Relig.