Viaggio in Dalmazia/De' Costumi de' Morlacchi/10. Vesti donnesche
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§. 10. Vesti donnesche.
L’abito delle Morlacche è vario ne’ varj distretti, ma sempr’egualmente strano agli occhi Italiani; quello delle fanciulle è più composto, e bizzarro pegli ornamenti, che portano sul capo, a differenza delle maritate, alle quali non è permesso di portare altro, che un fazzoletto aggruppato, bianco, o di colore. Le fanciulle portano una berretta di scarlatto, da cui pell’ordinario pende un velo scendendo giù per le spalle, e questa è il segnale della loro verginità; molte file di monete d’argento, fra le quali benespesso ve n’ànno d’antiche, e pregevoli, la rendono adorna alle più riguardevoli, che sogliono appendervi anche de’ lavori a filigrana fatti in foggia d’orrecchini, e delle catenelle d’argento, con mezze-lune attaccate all’estremità. In alcune si veggono collocate varie paste di vetri coloriti legate in argento. Le povere ànno la berretta spoglia d’ogni ornamento, o talvolta adornata soltanto di conchigliette esotiche, di pallottoline di vetro infilzate, o di lavori circolari di stagno. Uno dei principali meriti delle berrette, che costituisce il buon gusto delle giovani Morlacche più sfarzose, si è il fermar l’occhio colla varietà degli ornati, e il far romore al minimo scuotimento del capo. Quindi catenelle, cuoricini, mezze-lune d’argento, o di latta, pietre false, e chiocciolette, e sì fatte altre cianfrusaglie vi trovano luogo. In alcuni distretti piantansi sulla berretta de’ fiocchi di penne colorite, che rassomigliano a due corna; in alcuni altri vi mettono de’ pennacchi tremolanti di vetro, in altri de’ fiori finti, che comprano alle marine; e fa d’uopo confessare, che fra la varietà di que’ capricciosi, e barbari ornamenti vedesi qualche volta spiegata una sorte di genio. Le camicie dei dì solenni sono ricamate di seta rossa, e talvolta d’oro; sogliono lavorarle elleno stesse seguendo le loro greggie al pascolo, ed è meraviglia, che trapuntino così bene i loro ricami, senza verun sostegno del lavoro, e vagando. Queste camicie sono chiuse al collo da due fermagli, cui chiamano maite, e aperte lungo il petto come quelle de’ maschi. E donne, e fanciulle portano al collo grossi fili di pallottole di vetro di varia grandezza, e color barbaricamente confusi; alle mani quantità d’anella di stagno, d’ottone, e d’argento; ai polsi smaniglie di cuojo coperte di lavori di stagno, o d’argento se sieno assai ricche. Usano anche pettine ricamate, o adorne di vetro infilato, e di conchiglie: ma non conoscono gl’imbusti, nè alle pettine mettono ferri od ossa di Balena. Una larga cintola tessuta di lana colorita, o marchettata di stagno sul cuojo attraversa quella veste e gonnella, che lungo gli orli è talvolta anch’essa fregiata di conchiglie, cui dal color modro, o turchino, che vi predomina, chiamano Modrina. La sopravvesta di rascia come la gonnella arriva loro sino alla metà della gamba, è listata lungo gli orli di scarlatto, e chiamasi Sadak. In tempo di state depongono la Modrina, e portano il Sadak solo senza maniche, sopra d’una gonnella, o camiciotto bianco. Le calzette d’una fanciulla sono sempre rosse; le sue scarpe simili a quelle degli uomini chiamansi Opanke; ànno la suola di cuojo crudo di bue, la parte superiore di cordicelle annodate, che son fatte di cuojo di montone; queste chiamano Opùte; e girandole attorno le si stringono al disopra de’ malleoli ad uso di coturno antico. Per quanto ricche sieno le loro famiglie, non si permette alle fanciulle di portare altra spezie di scarpe. Quando vanno a marito, possono deporre le Opanke, e prendere le Papuzze alla Turca. Le treccie delle fanciulle stanno nascose sotto la berretta; le Spose se le lasciano cadere sul petto, e talvolta le annodano sotto la gola; v’attaccano poi sempre, e v’intrecciano medaglie, vetri, o monete forate all’usanza Tartara, e Americana. Una giovane, che si fosse guadagnato concetto di poco buon costume, arrischierebbe di vedersi strappare pubblicamente nella Chiesa la berretta rossa dal Curato, e d’aver poi i capelli recisi da qualche suo parente in segno d’infamia. Quindi è, che se alcuna di esse à commesso qualche fallo amoroso depone da per se stessa le insegne verginali, e cerca di cangiar paese.